Alla redazione di Figli felici giunge questa lettera di una mamma preoccupata: «Mi chiamo Federica, sono la mamma di Cecilia, di 16 anni. Da qualche tempo mia figlia si è chiusa in un mutismo e in un'apatia che stanno angosciando me e suo padre. Non cerca più i suoi amici e le sue amiche, esce solo se sono loro a chiamarla, altrimenti è capace di rimanere giornate intere nella sua camera. Quando proviamo a parlarle è anche peggio. Ha voluto il motorino e l'abbiamo accontentata, ma è rimasto in garage, non l'ha ancora toccato una volta. Non sappiamo cosa fare».
Il problema di Federica è comune a molte famiglie che hanno figli adolescenti. In questa delicata fase della vita, tanti ragazzi attraversano momenti di chiusura più o meno lunghi nei confronti del mondo esterno e della famiglia. I genitori si preoccupano, vorrebbero sapere i motivi di questo comportamento, spesso assillano i figli con domande che ottengono un effetto contrario a quello desiderato. Occorre aver presente che l'adolescenza non è solo un momento spensierato e gioioso: è l'età delle grandi domande sul senso della vita, dei primi innamoramenti e delle prime delusioni, di euforia e disperazione. Una fase dell'esistenza dove tutto appare assoluto: bianco o nero, giusto o sbagliato, buono o cattivo. Per questo i silenzi degli adolescenti sono così impenetrabili. Per questo, vanno rispettati.
Il ripiegamento su se stessa può essere il segnale che Cecilia sta cercando un suo modo di essere, alternativo a quello del "branco". In un mondo frenetico, dove il protagonismo è una legge, una ragazza che si comporta così può sembrare "strana". Al contrario, se osserviamo la cosa da una prospettiva diversa, Cecilia appare come una persona interessante, che non ha voglia di uniformarsi ai comportamenti che vanno per la maggiore, intenta a cercare altri valori e modelli di riferimento. Proprio per questo il suo sguardo è rivolto all'interno e non all'esterno, alla ricerca di quel qualcosa di unico che solo lei possiede e che cerca di portare a maturazione, fuori da schemi che non le corrispondono. La vicenda del motorino è indicativa: nella sua ricerca di qualcosa che possa interessarle, forse ha visto nel motorino - oggetto del desiderio di tutti gli adolescenti - una possibilità, ma poi ha capito che non era la soluzione cercata. Anche se non è detto che non possa tornarle utile più avanti.
Papà e mamma sono chiamati a un compito importante: non devono drammatizzare la situazione caricandosi di angoscia, o interferire continuamente, e tanto meno devono trasmettere alla figlia il proprio carico di ansia. Quello che Cecilia sta attraversando è un processo naturale che va assecondato con attenzione e con rispetto. Il ruolo dei genitori è quello di essere presenti accanto a lei, per cogliere la comparsa di altri segnali che dicano in quale direzione Cecilia vuole andare davvero.