La depressione si nasconde spesso dietro una vita frenetica; chi soffre di depressione tenta la fuga da se stesso e per farlo si riempie di impegni, di incontri mondani, di amici, di telefonate, di azioni inutili, pur di non vedere quella parte che soffre.
Esistono persone in piena depressione che a prima vista sembrano l'esatto contrario: rapide, dinamiche, sempre in movimento, loquaci. Anche il loro aspetto apparentemente è un inno al vitalismo: muscolatura tonica (non di rado praticano sport, a volte estremi), portamento deciso, testa alta. Insomma, tutto di loro sembra dirci: «Io non so cosa siano la tristezza e la depressione, vivo a 300 all'ora, faccio 1000 cose al giorno e mi va bene così». Conseguentemente, la vita di questi individui appare molto ricca (hanno l'agenda o il palmare fitto di numeri e di appuntamenti), sono spesso dirigenti, professionisti, imprenditori di successo, ma anche artisti e creativi in genere.
Queste persone appaiono trascinate dal bisogno di essere costantemente in movimento, senza spazio per il riposo o la riflessione. Uno stile di vita iperattivo che nasconde qualcosa: un profondo malessere esistenziale - la depressione appunto - da cui è "obbligatorio" fuggire.
Essere sempre pronti, scattanti, tesi come prima di una gara nasconde l'angoscia e la paura della stasi, dei momenti in cui, soli con se stessi, è più facile entrare in contatto con la propria parte sofferente, quindi con la depressione.
Le relazioni interpersonali di questi individui sembrano ricche e interessanti. Se si indaga più a fondo, tuttavia, ci si accorge che spesso vivono ogni relazione in modo superficiale e non hanno nemmeno un amico vero. Tanti rapporti occasionali, ma un estremo disagio nel vivere una relazione più stabile e matura. Anzi, gli iperattivi che soffrono di depressione fuggono non appena "sentono" emergere un sentimento più profondo: un rapporto più stretto potrebbe mettere a nudo il nucleo angoscioso dal quale stanno scappando. Cosa può fermare questo comportamento? Il corpo, che con la sua intelligenza, può "scegliere" di ammalarsi per cercare una pausa. È un momento delicato, poiché la depressione latente può entrare in scena in modo inatteso e clamoroso. Ma soltanto dopo questo "faccia a faccia" con la propria sofferenza sarà possibile uscirne e utilizzare le proprie risorse in modo meno parossistico.
L'iperattivo va sempre alla stessa velocità: la massima. Per uscire da questa prigione deve riscoprire la sua capacità di cambiare passo, e di adattarlo alle esigenze reali. Così si crea lo spazio per l'emergere di nuovi stati di coscienza e ciò che la velocità soffoca può emergere.