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Le zavorre della mente frenano la perdita di peso molto di più di quelle corporee: per eliminarle occorre abolire il giudizio continuo e dare spazio alla fantasia
Oggi parlerò dell’importanza di togliere pesi inutili dalla mente. Il cervello può farci dimagrire se gli togliamo delle zavorre? Sì. Qual è la prima zavorra da togliere? Il giudizio. Nelle tante e-mail che mi arrivano sul dimagrimento c’è una costante: “Ho tradito me stessa perché mi ero messo a dieta e ad un certo punto non ce l’ho fatta e ho rotto il patto con me stessa”. Da lì scatta l’autocritica. Togliere le zavorre dalla mente significa togliere il giudizio su se stessi, ovvero l’autocritica, il dirsi che non si va bene, e smettere di fare bilanci della propria vita e di fare patti con se stessa.
Restituire spazio all’immaginazione
Secondo molte ricerche sul cervello, ciò che aiuta a dimagrire è il “principio sognante”, dare spazio alla fantasia, alle immagini, sentirsi come in una fiaba. A una mia paziente che non riusciva a dimagrire, ho consigliato di scrivere una fiaba al giorno: una fiaba dove ci fosse una protagonista che ogni giorno viveva una nuova avventura. Le è capitato quello che capita spesso ai bambini: quando era presa a scrivere la fiaba, si dimenticava completamente di mangiare. Non possiamo pensare di dimagrire semplicemente attraverso degli sforzi e delle lotte interiori e quindi la prima zavorra da togliere dalla mente è il dirsi continuamente: “Ce la faccio, non ce la faccio, mio marito mi ha trattato male e quindi corro a mangiare per vincere la frustrazione e via così…” Bisogna uscire da questo clima e dare spazio all’atmosfera sognante: “io Carlotta, mi voglio immaginare come l’eroina di una fiaba”. Dare più spazio alla mente avventurosa. Alle persone che mangiano da sole io consiglio di trattare la loro cena come un rito, come una fiaba: apparecchiare, nche per chi non c’è. Come ricordano i riti più antichi, si tratta di dare spazio ad un personaggio misterioso.
Il sogno, preziosissimo alleato
Nella nostra esistenza ci sono due vite: quella vita di tutti i giorni che spesso ci sta stretta, fatta di abitudini, di regole, compiti da seguire. Poi c’è una vita sognante: del resto, tutte le notti andiamo a letto e sogniamo. Nel cervello dei bambini, lo spazio sognante fa sì he trasformino la loro vita in giochi nei quali diventano principi, principesse, cavalieri, streghe, fate. Questo deve accadere anche a noi. Una vita normale ci fa ingrassare perché diventa ripetitiva. Diventiamo polli da allevamento che ingrassano: sono lì per quello. Una vita sognante, dove fantastichiamo avventure come quando eravamo adolescenti, dove sogniamo che ci capitino cose romantiche, avventurose, fuori dal giudizio, dalla critica, dal pensiero, dal ragionamento, dai progetti. Allora cominciamo ad entrare in un territorio energetico dove non c’è più il tempo, non c’è più la vita di tutti i giorni. Il piacere diventa il piacere della fantasia, dell’avventura, del rito, del mito, della leggenda.
Nel regno delle immagini tramonta la fame emotiva
Quella mia paziente di cui parlavo poco fa, scrivendo una fiaba al giorno, entrava in una sfera mitica: non era più la Carlotta che conoscevo ma era la dama del ‘700 che incontrava un cavaliere che la respingeva mentre un altro la desiderava. Insomma il cervello, quando attiva la fantasia, le immagini, il sogno, disattiva le aree della fame, della noia, che sono le più difficili da estirpare e che ci fanno mangiare di più. Noi mangiamo di tutto quando ci annoiamo. Insomma, dobbiamo essere presi dalla fantasia più di qualsiasi cosa. Le zavorre della mente sono dei pesi profondi e pesanti. Bisogna capir bene una cosa: tutte le volte che ti critichi, che ti dici “io non ce l’ho fatta a fare la dieta e quindi ho tradito me stessa”…tutte le volte che ti attacchi mangerai di più. Bisogna spostare questo attacco e spostarlo sulla fantasia: “io non sono quella che porta i bambini a scuola, non sono la moglie di quel signore, non sono l’impiegata, la lavoratrice, la commessa. Sono l’eroina che danza in un’altra epoca”. Allora il cervello perde l’identità. Quando perdiamo l’identità non veniamo più chiusi in una gabbia e la zavorra incomincia ad assottigliarsi. Via le zavorre dalla mente, via il grasso dal corpo.
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