Tutti ce l’hanno, anche chi pensa di no, ma a volte prendiamo una strada che ci porta lontano da “lui”; ecco come invertire la rotta e trovare il nostro talento nascosto
Gabriele, un lettore di Riza Psicosomatica ci scrive: “A quarant’anni ho detto “Basta!” e ho lasciato un posto di lavoro che pensavo non facesse più per me. Credevo che il bagaglio di esperienza accumulata in questi anni mi sarebbe tornato utile ed ero convinto che una volta libero avrei finalmente saputo cogliere altre occasioni e trovare il lavoro che faceva per me. Ma è passato più di un anno e a parte qualche colloquio non andato in porto, le occasioni che sognavo non si sono mai presentate. Il risultato è che oggi mi sembra di non sapere più cosa voglio. Può essere che io non abbia alcun talento?”
Quando le nostre scelte sono guidate dal pensiero o dalle convinzioni e non da quello che sentiamo nel profondo di noi stessi, c’è sempre qualcosa che non va. Come ricorda il pensiero taoista, in questi casi si corre il rischio di provare a cogliere un fiore che in realtà non c’è, come è successo a Gabriele. Quando ci sentiamo in crisi, ci sembra di dover prendere delle decisioni il più in fretta possibile; ma le crisi non vengono per farci decidere, ma per essere guardate, accolte dentro di noi. Solo dopo questa presa di coscienza sarà possibile orientarsi in un senso o in un altro. L’errore commesso da Gabriele è stato proprio quello di forzare gli eventi, amplificando così il suo malessere. Ha fatto affidamento sul suo bagaglio di esperienze pensando fosse un tesoro, ma il passato non è un tesoro, è il passato. Il tesoro è la consapevolezza: è lei che ci sa guidare, non l’esperienza e tantomeno le convinzioni.
Quando vuoi aprire le porte della tua esistenza al nuovo, la prima cosa da fare è non affidarsi al solito modo di pensare, alle convinzioni di sempre. Vuoi un lavoro nuovo? Mettiti in uno stato di osservazione e di attesa, non di pensiero. Quel che ti serve è la presenza interiore: allora senza lamentarti, senza dirti nulla, senza pensieri e senza giudizi la tua “pianta” farà i suoi frutti, che non saranno quelli che avevi previsto. È impossibile scoprire cosa c’è di unico in se stessi se si è già stabilito a priori cosa è giusto e cosa no. La domanda da farsi è: come posso coltivare quelle qualità che sono solo mie e che nemmeno io so di avere? Ci sono alcuni atteggiamenti che aiutano a liberare il talento. In primo luogo occorre sapere che il talento si manifesta meglio quando ci affidiamo all’imprevisto, a ciò che ci viene incontro senza un senso apparente. In secondo luogo bisogna ogni tanto entrare in uno stato di estraneità, come se non fossimo noi ad agire: fare qualcosa senza badare allo scopo, ma perdendosi nell’azione. Quando la mente tace e diventiamo parte di un processo, le forze dentro di noi sono più libere di manifestarsi e di farci da guida. I disagi sfumano, le soluzioni inaspettate si affacciano...
Quello che ti proponiamo ora è un piccolo esercizio, semplice ma molto efficace.
Questo esercizio serve a ripulirti dai falsi obiettivi, che sono i peggiori nemici della tua vera realizzazione: il semplice atto di osservare i propri stati d’animo, senza intervenire con commenti e progetti, porta a sbocciare ciò che di prezioso si trova in sé.