Quando un figlio non arriva lo stress può accanirsi specialmente contro le donne, che si sentono madri mancate: come fare per uscirne
Uno dei motivi di maggior stressper le donne è la ricerca di un figlio che non arriva. Le storie di chi ha vissuto questo evento sono spesso simili: raccontano di matrimoni felici, di situazioni economiche stabili, di una certezza: "è il momento giusto per fare un figlio". Invece passano i mesi e "non riesco a rimanere incinta", il figlio non arriva, lo stress comincia a salire, si fanno tutte le indagini mediche del caso (da cui risulta che sul piano fisico è tutto a posto), la coppia va in crisi. Lo stress e il senso di impotenza, dopo tutti gli sforzi fatti, producono un forte disagio nella donna, che sente fuggire gli anni migliori per mettere al mondo un figlio e ha paura di perdere tutto, compreso il compagno.
Quando consideriamo la vita semplicemente una successione di tappe (a 30 anni un figlio, a 35 la casa al mare, a 40 la promozione sul lavoro...) capita spesso che qualcosa dentro di noi si metta in moto in senso contrario. Il momento appare propizio, non manca nulla, un passo dopo l'altro abbiamo fatto tutte le cose giuste, ora è tempo di diventare genitori. E invece niente, afferma fra sè e sè la donna, "non riesco a rimanere incinta". Ecco cominciare una marcia forzata che porta stress efrustrazione, fino all'angoscia. A volte capita che questo problema si abbia con il secondo: non riesco a rimanere incinta del secondo figlio. Cosa si deve fare? Al fi là della ginecologia, quale atteggiamento mentale occorre mettere in campo in questi casi?
L'eccessiva razionalità, un modo di pensare logico e consequenziale, una testa che vorrebbe decidere persino i tempi del concepimento, sono i primi nemici di chi vorrebbe avere un figlio. In realtà questo evento non dipende da noi, anzi quanto più siamo fermi nei nostri propositi tanto più la natura si ribella, "blocca il progetto", con tutte le conseguenze del caso. Per questo accanirsi diventa controproducente: dentro di noi abitano forze arcaiche che non assecondano i piani dell'Io, se non quando questi coincidono con la nostra natura più autentica.
Come può esserci successo se vogliamo piegare la forza generativa a esigenze (il momento giusto, le opportunità da non perdere...) che non le appartengono? È come combattere i mulini a vento. Se non ce ne accorgiamo in tempo, ci infiliamo mani e piedi in un tunnel di stress al termine del quale non troveremo altro che insoddisfazione, insicurezza e depressione. Che fare dunque? Nulla, se non arrendersi all'evidenza dei fatti, spogliarsi dell'armatura, smettere di combattere.
Accettare che il concepimento sia un evento misterioso, che accade quando deve accadere è l'unico modo per non rovinarsi la vita con le proprie mani... e favorire davvero l'evento tanto atteso. Le storie di chi ci è riuscito lo confermano: tutte sono rimaste incinte, dopo anni di insuccessi, proprio quando hanno smesso di pensarci e di farne un'ossessione e hanno lasciato che la creatività riempisse la loro vita in molti modi diversi: nuovo lavoro, nuovi interessi, nuovi amici, nuove attività... Tra queste novità, alla fine, è arrivata anche quella tanto sperato: il figlio cui ormai non si pensava più.