Raffaele Morelli: Solo chi va fuori rotta impara a navigare
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: Solo chi va fuori rotta impara a navigare

A volte si affacciano lati imprevisti di noi, passioni travolgenti che possono farci commettere grandi errori. Non scacciarle, non cercare di normalizzarti. L’anima ha bisogno di quei volti insoliti per crescere

Negli anni ho imparato a custodire le forze misteriose che ci abitano, a non giudicarle, a non commentarle. Così quando Teodora (38 anni) mi dice del tradimento che ha vissuto con “un uomo spregevole”, la invito a vedersi, a guardarsi.

«Ho fatto la cosa peggiore che potessi. Mio marito non se lo meritava. È sempre stato carino con me, dolce, anche se la sessualità si era spenta da tanto tempo. Non è una scusa, ma l’altro mi attraeva come non mi era mai capitato».

Il suo amante in poco tempo occupa tutto il suo spazio, tutto il suo mondo. La segue, la minaccia di dirlo a suo marito se lei lo lascia. Per non vederlo più Teodora cambia lavoro.

«Ho spento ogni desiderio, rifiuto di essere la donna traditrice, non lo farò mai più, escludo dalla mia vita per sempre la Teodora bugiarda, in balia della passione, che per lui ha dimenticato il ruolo di moglie e di madre».

raffaele morelli

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Vorremmo mettere a tacere l’intruso

Qualche giorno fa una giornalista mi ha chiesto cosa penso della fedeltà, visto che da un sondaggio il lettorato si era schierato per il 50% a favore e altrettanto contro. È facile parlare della teoria delle passioni, dire cosa fare o non fare quando si parla di affetti. È facile parlare se non sei coinvolto, ma quando ci sei dentro ogni teoria va a farsi benedire. Gli innamorati vedono il mondo diversamente: i pensieri, i ragionamenti non servono a nulla quando Venere scende in campo. Per questo tutte le teorie sull’amore falliscono miseramente. «Non pensavo capitasse proprio a me», ripeteva spesso Teodora nei primi colloqui. Perché veniva da me? Per liberarsi di uno stalker? Per decidere se dirlo o non dirlo a suo marito come aveva più volte pensato e ripensato? I problemi sorgono quando cerchiamo di soffocare un lato di noi.

Nel dirsi: “Farò fuori la donna che ha tradito, non voglio mai più rincontrarla o vederla”, Teodora ha attuato un meccanismo di autoaggressione profonda, distruttrice. Così sono arrivati tremori diffusi e generalizzati, insonnia marcata e soprattutto attacchi di ansia e di panico. Il sentimento dominante che affiorava quando l’ho incontrata era la paura, come se le mancasse la terra sotto i piedi. Gli attacchi di panico si presentavano sempre più frequentemente, fino a 2-3 volte al giorno. Come sempre in questi casi, si formano dentro di noi convinzioni sbagliate. Teodora pensava di stare male perché aveva tradito, rischiato di distruggere il suo matrimonio, il rapporto coi figli.

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L’anima non ragiona così

Chi tradisce spesso si colpevolizza, oppure dà spiegazioni: colpa di lui che la trascura, era infelice a fare solo la madre, si sentiva spenta ecc. La partita dell’anima è un’altra. Chi portava a Teodora gli attacchi di panico? Cosa la faceva soffocare? Elvira, una signora di 45 anni, vedeva arrivare l’attacco di panico ogni volta che prendeva la decisione di lasciare il suo amante. «Mi manca l’aria, dottore, mi sento soffocare, aiuto…». La decisione dell’addio innescava puntualmente le crisi. L’anima detesta le nostre decisioni sulle cose affettive, più di qualsiasi altra cosa. Forse ancor di più detesta la soppressione di Immagini che ci riguardano. La donna che tradiva aveva per Teodora lo stesso diritto di esistere della mamma, della moglie. Il panico non veniva perché aveva tradito con una persona disturbata e disturbante, ma semplicemente perché Teodora cercava di soffocare la femminilità, la donna passionale, libera, erotica. Le ho detto:

«Abbia cura della Teodora traditrice, la tenga con sé, la tratti come un’amica, come una sorella. Può prendere strade sbagliate, ma senza di lei ci si ammala».

Gli errori sono porte dell’anima

Piaccia o no la donna appassionata era venuta alla luce, era arrivata alla coscienza di Teodora: come tutte le Immagini dell’anima, andava guardata, percepita, non cacciata via. Le parole del tipo “Io non sarò mai più quel tipo di donna” lasciano il tempo che trovano e sono dannose perché tolgono all’anima parti essenziali della nostra evoluzione. Iside è la dea della maternità, ma anche dell’erotismo più intenso. Così facevo immaginare a Teodora, a occhi chiusi, la donna libera, appassionata, erotica: è bastato ritrovare questa immagine per vedere sparire i disagi. Se rinunciamo a un lato essenziale della nostra anima, è come se morissimo. Ritrovarlo, anche se ci fa soffrire, è tornare a casa. Prendere contatto con la Venere Interiore non significa essere invitati a tradire per realizzarsi. Significa sapere che senza il fuoco, l’ardore, l’eros, finiamo per annientarci.

Una vita tranquilla non si addice a chi vuol percorrere la via della profondità dell’inconscio. C’è un momento nella vita in cui tocca a ciascuno di noi prendere contatto con le forze misteriose che ci abitano. Di queste l’Eros è la più importante: magari ci porta a fare errori o scelte sbagliate. Se ne abbiamo cura, se ci portiamo a casa le sconfitte, come quella di Teodora, allora impariamo a navigare. Il mio lavoro mi ha insegnato che occorre fidarsi delle sorprese, anche negative, che arrivano: prima o poi finiranno per camminare sul nostro sentiero, quello della nostra unicità. Dirsi che “quella che ha sbagliato non ero io, non dovrà mai più accadere”, ci porta all’infelicità, al disagio. Avere cura della donna che ci fa sbagliare è la porta d’ingresso verso l’anima.

“Dobbiamo avere cura, tenerezza nei confronti della nostra immagine trasgressiva, anche se non ci piace. Così diventeremo completi”

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raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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