Gelosia: un nemico o un alleato?
Coppia e amore

Gelosia: un nemico o un alleato?

La gelosia è un sentimento naturale, ma quella eccessiva può distruggere anche i legami più solidi: ecco come evitare che generi solo sofferenza

La gelosia è un sentimento presente in ogni tempo e in qualunque cultura, un'emozione universale che affonda le radici nella natura intima dell'uomo. Impariamo a conoscerla e soprattutto a difenderci dalla sua forma patologica, che genera solo sofferenza.

Indice dell'articolo

Gelosia: cos'è

Il dizionario definisce la gelosia come un "sentimento di dubbio ansioso che prova chi ha paura che ciò che ama gli venga sottratto". Per questo, provoca avversione verso chi è o ci sembra preferito a noi: il suo nome deriva dal termine greco "zelos" e significa "spirito di emulazione". In tal senso la gelosia, specie quando diventa patologica, è simile a una competizione spinta all'eccesso. La gelosia nella coppia (la più diffusa, non l'unica forma) è la paura che il nostro amore possa abbandonarci, trascurarci, rifiutarci, tradirci, preferendoci qualcun altro. Perdere l'oggetto d'amore: è questo il tarlo che tiene perennemente sulla corda chi è vittima della gelosia eccessiva, sotto il giogo del sospetto, avvelenato dai dubbi, corroso dalla dipendenza e da un risentimento impotente. Un'altra caratteristica tipica della gelosia è di essere un sentimento triangolare che coinvolge tre soggetti: il geloso o la gelosa, l'amato o l'amata e il/la rivale, reale o immaginario che sia. Tanto più la gelosia è immotivata o esagerata, tanto più dipende da dinamiche psichiche inconsce che la rendono pericolosa. Nei casi più gravi si può arrivare a parlare di gelosia ossessiva o delirante.

Origine della gelosia

Secondo alcuni studi antropologici la gelosia sarebbe nata nelle pianure africane che videro la comparsa della specie umana migliaia di anni fa, e sembra trattarsi di un comportamento connesso all'istinto di sopravvivenza legato alla protezione che l'uomo arcaico dava alla madre dei suoi figli e al suo territorio di caccia e raccolta e, reciprocamente, alla perpetuazione del patrimonio genetico ereditario garantito dalla donna al partner. Nel corso dei tempi ha subito alterne vicende: legittimata in passato, rinnegata e nascosta negli anni della liberazione sessuale, la gelosia viene considerata oggi come sentimento naturale, persino benefico per la vita di coppia. Naturalmente, non è sempre così: quando condiziona pesantemente la vita di coppia, la gelosia è un sintomo di insicurezza e ha più a che vedere con la possessività che non con l'amore.

Uomini e donne: ugualmente gelosi?

Un approccio psicologico di tipo evoluzionista sostiene che uomini e donne vivrebbero due "tipi" di gelosia differenti.  Le donne avrebbero maggior timore di un tradimento di tipo "sentimentale", gli uomini sarebbero spaventati da un tradimento "sessuale". Il motivo sembrerebbe inconsciamente legato alle dinamiche della riproduzione e della custodia della prole. Il tradimento erotico riaccenderebbe nel maschio il timore di non essere il padre dei propri figli(non potendo avere la "certezza" della paternità), mentre per la donna il pericolo consisterebbe in un allontanamento emotivo, che nel paleolitico avrebbe messo in pericolo la sua vita e quella dei piccoli. Nel tempo, questi fattori si sarebbero automatizzati in circuiti cerebrali specifici, differenti fra i sessi.

I due volti della gelosia

La gelosia ha due forme, due volti che la contraddistinguono: uno benefico e "normale" e l'altro distruttivo e patologico. A differenziare le due forme però non è una questione di quantità. A variare è soprattutto la qualità del sentimento: il lato più distruttivo, può insorgere nell'anima come un processo di "alterazione" psichica che svela insicurezze profonde e angosce di possesso che possono degenerare in comportamenti pericolosi come lo stalking.

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La gelosia sana è un istinto naturale

Se immaginiamo il nostro partner tra le braccia di un'altra o di un altro, sarà facile provare un nodo alle viscere, una sensazione simile a quella di una ferita. Di fatto la gelosia, nella sua valenza animale, "appartiene" al ventre: è qui che arde la passione, qui abitano le forze più potenti del corpo. Da un punto di vista puramente istintivo è dunque un sentimento che serve a tenere vivo il desiderio, accendere o riaccendere il fuoco che alimenta la passione stessa. Alla base di quella sana c'è la consapevolezza che l'amato non potrà mai appartenerci completamente, e quindi la gelosia produce quel surplus di energia capace di tenere desto l'interesse e la curiosità verso il partner più che verso i suoi presunti desideri di "fuga" dalla coppia. Se vissuta per quel che è, ossia come un istinto naturale, la gelosia si rivela un'alleata che genera consapevolezza del sentimento e quindi un legame più saldo e profondo con l'altro. Più di tutto, quella sana si accende e si spegne, quella in eccesso è costantemente attiva.

Quella malata è possesso e dipendenza

Al contrario, l’eccesso di gelosia è una forma di possesso e di dipendenza affettiva, che può avere conseguenze spiacevoli. La gelosia smisurata spesso distrugge i rapporti, può indurre comportamenti violenti sia fisici sia mentali e fa soffrire tremendamente chi la prova e naturalmente chi la subisce. Non è in sé una malattia mentale ma un segnale importante di una psiche sofferente che andrebbe aiutata. Si può paragonare questo tipo di gelosia a quel che prova un animale affamato cui si cerca di sottrarre il cibo o che teme di poterlo perdere: lo difende con aggressività, lo nasconde, cerca di allontanare chiunque potrebbe impadronirsene. Analogicamente, l'animale-uomo "si ciba" della persona di cui è geloso, almeno psicologicamente, in una sorta di vampirismo affettivo. Gli serve per occultare un'insicurezza, spesso inconscia, che nasconde in primo luogo a sé stesso. Mantenere il possesso ed essere per questo considerato potente e socialmente accettabile rivela un'aggressività e una rabbia profonda e ingombrante verso la propria inadeguatezza, originata da molte circostanze culturali o personali, che hanno segnato direttamente la percezione di sé e della realtà.

Gelosia eccessiva: un problema di controllo ossessivo

Per questo l'uomo (o la donna) che vuol mantenere sotto controllo il partner cerca perennemente di allontanare o eliminare ogni rivale reale o immaginario e ciò comprende in certi casi persino il tentativo di controllare il carattere del soggetto per il quale si prova gelosia, al punto di volerne indirizzare gusti e fantasie. Chi è geloso "divora" psicologicamente il partner per alimentare un malinteso senso di potenza e di sazietà psichica. Per questo la gelosia può non riguardare unicamente un compagno. Si può essere gelosi anche di un oggetto che, se risiede nella zona di dominio affettivo, non si tollera possa essere usato o entrare in possesso di altri. Ma si può esserlo anche di un figlio nei confronti delle attenzioni che dà all'altro genitore o persino di un animale domestico: un cane che fa troppe feste ad estranei può alimentare gelosia ed indispettire perché sembra uscito dall'area di possesso personale tradendo il suo padrone. Persino il biblico "Non avrai altro Dio all'infuori di me" rimanda simbolicamente a una sorta di gelosia divina.

Non è mai una prova d'amore

Nonostante questo, spesso la gelosia viene confusa con una prova d’amore, un modo col quale si dimostra di tenere davvero all’altra persona e di esserne profondamente innamorati. In realtà, gli eccessi di gelosia espressi ad esempio leggendo i messaggi personali, pedinando, obbligando a dirsi tutto e impedendo la frequentazione di determinate persone, non sono comportamenti naturali, ma forme di controllo assai controproducenti. Per quanto possa non piacere, il tradimento fa parte dei comportamenti umani possibili, per i quali ogni forma di “prevenzione” si rivela inutile. Nessuno rimane fedele per questo motivo, e se anche lo fosse, ci sarebbe comunque il sospetto di una fedeltà dovuta al controllo e non al sentimento. Inoltre, la fedeltà stessa non è una garanzia per la coppia: a volte le relazioni finiscono senza che siano avvenuti dei tradimenti e altre volte continuano nonostante un tradimento.

Quando la gelosia nasconde lati di sé

Esistono poi casi nei quali la gelosia e il controllo eccessivo sul partner sono la manifestazione inconscia di lati di noi stessi che non vediamo. È il caso di una lettrice di Riza Psicosomatica, Katia, che scrive una mail alla redazione. 

"Il nostro problema è la gelosia. Io a dire il vero non sono d’accordo nel definirla un problema. Se una donna è innamorata, è giusto che tenga gli occhi aperti e che cerchi di "proteggere" il suo uomo dalle tentazioni. È vero, ogni tanto gli leggo i messaggi, (in passato ho scoperto tradimenti di altri partner così) ma chi non l’ha mai fatto? Non voglio essere considerata un mostro solo perché gli faccio certe domande o non voglio che esca con alcuni amici che non mi piacciono. Io penso che nessun innamorato possa lasciare all’altro una libertà totale, è innaturale. Il possesso è parte dell’amore, o no?”

Che significato nasconde l'intensa gelosia provata da Katia? Analizzando la situazione più nel profondo, si può presumere che lei sia attratta proprio da partner che potrebbero tradirla, come successo in passato. La sua anima la conduce verso questo “tipo” di uomini, per una ragione precisa: farle incontrare il suo lato potenzialmente infedele, quello che lei non vuole assolutamente vedere e che quindi proietta sul partner. Per quale motivo? Non perché lei diventi una traditrice, ma perché si accorga di non essere solo quella figura unilaterale troppo sicura delle sue parole e dei suoi atti che sembra emergere dalla e mail. Fino a quando non si conosce il proprio lato ombra, si è condannati - direbbe il grande psicoterapeuta Carl Gustav Jung, a subire quello degli altri. Rendersi conto di queste dinamiche è la sola strada di cui una coppia dispone per rimanere in equilibrio ed evolvere.

La gelosia eccessiva favorisce il tradimento?

Come abbiamo anticipato, le relazioni non finiscono quasi mai solo a causa dei tradimenti, ma perché viene a mancare l’attrazione reciproca e la gioia di condividere. Incatenare il proprio partner, facendogli sentire il fiato sul collo della propria gelosia produce paradossalmente l’effetto opposto a quello desiderato: lui inconsapevolmente sarà più invogliato a trasgredire e a prendersi la libertà che sente mancare. L’amore vero è darsi senza pretendere niente in cambio, quindi non c'è alternativa al libero e spontaneo fluire dei sentimenti. Si deve naturalmente percepire la propria gelosia naturale e si può anche manifestarla, ma l'eccesso di controllo produce solo sofferenza e voglia di evasione dalla gabbia.

Gelosia patologica: alcune cose da sapere

Abbiamo visto nel caso citato come in certi casi chi soffre di gelosia eccessiva proietti psicologicamente una parte di sé stesso sulla persona amata (oppure sull'oggetto posseduto) e non possa tollerare che quest'ultima gli venga alienata o sottratta anche solo temporaneamente o persino mentalmente. Da qui tanti processi alle intenzioni, ai desideri dell'altro, che sono la forma apparente di quelli propri, ignoti alla coscienza. Anche per questo, è importante sapere che:

  • Chi è geloso patologicamente di solito non modifica da solo il proprio comportamento, neanche se questo può fargli perdere la persona amata; non si cessa di essere gelosi con la volontà.
  • Chi è geloso patologicamente non vuole la felicità dell'altro ma cerca di instaurare un'unione in cui l'altro viene "cannibalizzato" e privato di autonomia e libertà;
  • La persona iper gelosa è capace - e purtroppo lo vediamo dalle cronache - di violenza fisica ("se non ti posso avere io non ti deve avere più nessuno") e deve quindi venire indirizzata a un percorso psicoterapeutico in grado di restituirle libertà emotiva e un migliore equilibrio.
  • Se la gelosia è di tipo sessuale - e in gran parte dei casi di questo si tratta - è opportuno che si valuti bene la personalità del partner prima di arrivare all'intimità poiché dopo è pericoloso tirarsi indietro; la personalità patologicamente gelosa non conosce la rassegnazione, anche a rapporto finito può arrivare a perseguitare l'ex ma anche rivolgere contro la propria persona tutta la frustrazione che prova.

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
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