L'ansia mi spinge a fare cose strane: come uscirne?
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L'ansia mi spinge a fare cose strane: come uscirne?

A volte per placare l'ansia siamo costretti a compiere strani rituali che assomigliano a ossessioni: se te ne accorgi, puoi correre ai ripari in tempo

Ci scrive Angelica, una giovane lettrice di Riza Psicosomatica: “Mi sono da poco laureata in Biologia. L’ultimo periodo, quello coincidente con la scrittura della tesi, è stato davvero pesante, tant’è vero che hanno cominciato a sorgere delle crisi d’ansia. Ricordo in particolare un episodio in cui, sotto la doccia, sono quasi svenuta. Da quel momento ho smesso di farla quando sono da sola in casa per paura che la crisi si ripresenti. La mia vita ormai si è trasformata in una giostra tra periodi di tranquillità e periodi di stress, durante i quali le crisi d'ansia aumentano progressivamente di intensità: del resto io sono sempre stata una persona un po' ansiosa ma ho sempre tenuto a bada le mie agitazioni per raggiungere i miei obiettivi.

Oltre a questo, ultimamente mi sono accorta che quando qualcuno nella mia famiglia è arrabbiato o litiga, sento il bisogno di lavarmi le mani e la bocca, che per questo motivo si screpolano dove la pelle è più sensibile. Ho cominciato anche ad evitare i bagni pubblici per timore di prendere qualche malattia. Vorrei un consiglio su come poter fare a gestire queste crisi. Vorrei tornare a essere quella di un tempo che, nonostante ansia e insicurezza, riusciva a gestire la propria vita”.

I momenti di passaggio che generano ansia

I cambiamenti importanti della vita, come quello rappresentato da una laurea, sono spesso accompagnati da stress e ansia e non è quindi insolito che sorgano disagi di vario genere. D’altronde è naturale: la laurea rappresenta una sorta di rito di passaggio tra la giovinezza e la maturità, quando le decisioni da prendere diventano più importanti e richiedono sempre più responsabilità. Ma in certi casi questo non spiega tutto: la stessa Angelica riconosce di aver sempre nutrito paure e insicurezze in passato, di essere sempre stata un po' ansiosa, solo che ora le cose sono peggiorate, fino alla comparsa dei rituali che descrive nella sua e mail. Queste piccole ossessioni, rivelano che forse è giunto il momento di dare spazio a quell'ansia che è sempre stata sullo sfondo della sua esistenza, e che ora sembra "pretendere" un posto in prima fila...

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Quando la combatti, l'ansia si rafforza

Perché accade? Lo suggerisce la stessa Angelica, quando, in un assaggio del racconto, afferma di aver sempre tenuto a bada la sua ansia per raggiungere gli obiettivi che si era prefissata. Ora che il traguardo della laurea è raggiunto, le crisi non passano, anzi in qualche modo s'intensificano: significa che è tempo di guardare in faccia quest'ansia, di accettare questo lato di sé sempre combattuto. Deve cessare la lotta e cominciare la cedevolezza, che significa in primo luogo percezione del disagio così com'è, senza l'obiettivo di farlo passare. Anzi, senza nessun obiettivo che non sia la semplice accettazione del fenomeno.

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Se serve chiedi aiuto

È importante che Angelica, prenda in mando la sua vita il più in fretta possibile, perché ossessioni come quella per il pulito e l’igiene sono disagi da non sottovalutare, con il tempo possono aggravarsi diventando un macigno difficile da sopportare e peggiorando sensibilmente la qualità della vita. L'ansia del pulito in presenza di tensioni familiari potrebbe indicare ad esempio un rapporto da riequilibrare con il tema della rabbia, inevitabilmente presente nei contesti familiari: come se lei volesse "lavare via" i litigi e le incomprensioni, che non riesce a controllare e che la fanno soffrire. La strategia di evitamento che ha scelto di seguire dopo l'episodio della doccia è controproducente e alla lunga fa aumentare quell'ansia che si vorrebbe diminuire. Lo stesso si può dire dei rituali:consentono di scaricare la tensione ma ti ingabbiano in un meccanismo circolare da cui è difficile uscire con le sole proprie forze. Per questo motivo suggeriamo ad Angelica di farsi aiutare da uno psicoterapeuta prima che il disagio che ora prova si trasformi in un vero e proprio Disturbo ossessivo compulsivo, più difficile da guarire.

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