L'ansia del ritardo ti fa correre a vuoto
Ansia

L'ansia del ritardo ti fa correre a vuoto

Per combatterla molti anticipano ogni appuntamento ma questo produce solo stress, lo stesso che prova chi vive sempre di corsa rischiando bruschi stop: come uscire dal circo lo vizioso

Viaggiano perennemente con almeno un quarto d'ora di anticipo su qualunque tabella di marcia. Quando hanno un appuntamento (con il fidanzato, sul lavoro, dal dentista, a un concerto) arrivano sempre in netto anticipo, o fanno l'impossibile per essere presenti all'orario prefissato. Sono gli schiavi dell'ansia del ritardo, una subdola forma di ansia che fa può peggiorare e di molto la qualità della vita.

Una vita di corsa fa male all'anima

Sia chiaro: non c'è nulla di male nell'essere puntuali è segno di un rispetto per l'altra persona che chi è sempre in ritardo non ha. Tuttavia il prezzo da pagare se la puntualità è obbligatoria è piuttosto alto in termini di stress. Queste persone, che puntano sull'anticipo per essere “più tranquille e sicure”, vivono in realtà un'ansia notevole perché devono rispettare l'anticipo stesso, che è diventato il loro vero orario di appuntamento. Alcuni vivono addirittura con l'orologio spostato in avanti di un quarto d'ora, così da garantirsi un cuscinetto di vantaggio su tutto ciò che devono fare, e ciò paradossalmente crea un continuo senso di ritardo e di fretta.

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È un'ansia contagiosa

Queste persone non vivono nel presente, ma nell'imminente, in tutto quello che fanno. E se hanno del tempo in più lo passano nell'attesa, tanto che un minimo ritardo dell'altra persona li innervosisce (e questo causa ulteriore stress) perché “loro stanno già aspettando da almeno mezz'ora”. A volte per essere in anticipo arrivano trafelati, avendo pure tralasciato cose importanti o dimenticato qualcosa. Naturalmente, tutto questo fa male all'anima, che può reagire in un modo paradossale: bloccandoci, fermando questa folle corsa all'anticipo in modo anche drastici. Come nella storia che state per leggere.

Se corri tropo, l'anima ti frena

Antonio, 32 anni, da qualche mese fa è stato costretto a restare a letto una settimana a causa di una forte influenza. Subito dopo, inizia ad accusare una sensazione di stanchezza che gli impedisce di lavorare a pieno ritmo come è abituato da sempre a fare, anticipando sempre le consegne (teme il ritardo...) per poi correre a fare sport, che usa - dice, per scaricarsi: "Sono sempre stato un iperattivo. Mai rimandare a domani quel che si può fare oggi, ogni ritardo è una perdita di tempo intollerabile. Certo non era esattamente una vita serena ma mi ci ero abituato, vivevo così da anni.

Questa spossatezza improvvisa mi ha destabilizzato: ho fatto le analisi, ma non è spuntato nulla, allora ho iniziato a pensare che fosse un problema psicologico e da quel momento è subentrata una forte ansia. Antonio riprende a fare le sue solite attività ma dopo un paio di settimane è costretto a smettere di nuovo: non ce la fa fisicamente. Nel frattempo, ansia e paure si sono generalizzate: "Ero sempre in anticipo, correvo sempre, ora sono lento come una lumaca. Com'è possibile?"

Quando correre somiglia a scappare

Il timore di non essere preciso "sul pezzo", di essere in ritardo di cui parla nella sua mail, è il risultato di una pressione eccessiva alla lunga intollerabile. Dentro di lui qualcosa grida per essere ascoltato. Lui non l'ha fatto e così l'anima lo ha fermato, per dirgli: cosa stai rincorrendo affannosamente? O, al contrario, da cosa stai scappando? Fermati e rifletti: cosa manca nella tua vita? Certamente Antonio, come tutti i bambini, deve avere sognato di diventare qualcuno o qualcosa, ma poi? Che cos’è accaduto? Perché l'impressione che dà è quella di un uomo in fuga... da se stesso! Per scoprirlo può utilizzare un esercizio tanto semplice quanto potente che abbina domande ad immagini.

Per prima cosa, dovrebbe recuperare dalla memoria un momento in cui si è sentito particolarmente felice e appagato nel dedicarsi a un gioco o a una qualsiasi attività, e poi provare a rispondere alle seguenti domane: dov’era? Con chi era? Che cosa stava facendo? Che cosa gli veniva più facile e naturale? Una volta identificato quel momento, dovrebbe cercare di riviverne le precise sensazioni fisiche ed emotive, lasciando da parte i pensieri. Al buio, in un ambiente protetto in cui si sente a proprio agio, lontano dal caos della vita cittadina e da qualsiasi distrazione, può provare a chiudere gli occhi per calarsi nuovamente in quel preciso momento. Bastano 20 minuti al giorno; se saprà dedicarsi a questo esercizio per qualche settimana, non è escluso che progressivamente affiorerà dal profondo un’immagine chiave, più forte e trainante di tutte le altre, destinata a guidarlo oltre la confusione e l'ansia in cui è precipitato.

Quando corri troppo o temi sempre il ritardo, fai così

  • Il giusto anticipo
    Per un eventuale imprevisto, calcolare dieci minuti di anticipo è ragionevole. Regolati su quelli. Se accade qualcosa di più ostacolante, impara a pensare che non dipende da te: non puoi controllare tutto.
  • Crea un nuovo ordine
    Stai disperdendo troppe energie per mantenere gli impegni e i ritmi nei quali sei calato. Riguarda la tua “scaletta”: hai senz'altro del tempo in più e lo usi male. Crea un nuovo ordine: fai le stesse cose ma prendile con calma, oppure fanne di più ma organizzati meglio.
  • La prova dell'ultimo minuto
    Fai un esperimento con un appuntamento non troppo importante, ad esempio un ritrovo di routine con gli amici. Prova ad arrivare per l'orario prefissato, non un minuto prima. O, in ufficio, consegna il lavoro nelle medesime tempistiche. Poi, semplicemente osserva cosa accade fuori e dentro di te.
  • Elogio della lentezza
    Quando hai un po' di tempo libero sottoponiti a tecniche di rilassamento, sia corporeo che – se ti piace – immaginativo. Sono molto utili nel tuo caso per ricontattare i tempi e i modi dell'anima, che senz'altro sono meno frenetici di quelli che tu giornalmente chiedi a te stesso.

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