Ansia: la cura migliore è fare piazza pulita del passato
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Ansia: la cura migliore è fare piazza pulita del passato

Ci sono brutti ricordi che innescano l’ansia, ma se orientiamo la percezione sul dolore e non sulle cause, l’angoscia passa in fretta

Un lettore di Riza Psicosomatica ci racconta la sua storia e quello che sta vivendo ultimamente. “Sono Leon, un uomo di 50 anni, originario di un paese straniero, ma vivo in Italia ormai da decenni. Quando ero bambino e fino ai 18 anni mio padre mi picchiava quasi tutti i giorni; cercavo di non piangere per non dargli quella soddisfazione, ma quando non riuscivo a resistere e scoppiavo in lacrime lui mi diceva che ero malato, fragile, sbagliato. In quelle occasioni provavo una rabbia indescrivibile e avrei spaccato una montagna in due, anche se allo stesso tempo mi sentivo impotente perché ero piccolo. Ricordo anche che non vedevo l’ora di crescere e che il tempo non passava mai. Dopo, invece, il tempo è passato velocemente e da un po' non vivo più sereno: mi sono tornate in mente le situazioni vissute in passato e la rabbia che ha caratterizzato tutta la mia infanzia e l'adolescenza. Contemporaneamente ho iniziato a soffrire di pesanti crisi d’ansia, e penso siano dovute a ciò che ho subìto da mio padre. Come posso uscirne?”

Sconfiggi l’ansia mettendo una pietra sul passato

A prima vista, la storia di Leon sembrerebbe suggerire un collegamento diretto fra il suo passato (contrassegnato da violenze continue) e il suo presente (caratterizzato da crisi d’ansia): negli ultimi anni dice che gli sono tornati in mente i brutti ricordi, la rabbia e il senso di frustrazione che provava, e allo stesso tempo è iniziata anche l’ansia. Quindi la soluzione apparente e illusoria per eliminare il disagio sarebbe proprio quella di rivivere mentalmente la propria infanzia, facendo i conti con il passato una volta per tutte. Ma come si può fare i conti con il passato? Il passato è passato! Non tornerà più ed è per sua natura immodificabile. Quindi lo sforzo di rivivere quei brutti momenti nel tentativo di trovare una soluzione è controproducente: facendo in questo modo l’ansia di Leon non è sparita, anzi continua ad esserci nonostante ora non viva più fisicamente le violenze del passato, da oltre trent'anni!

Se la percepisci, l'ansia passa in fretta

Cosa deve fare allora Leon per liberarsi dall’ansia (e dal passato) che lo perseguita? Innanzitutto, smettere di collegare l'ansia che prova ora a ciò che capitò in un tempo ormai lontano (il padre violento, i ricordi dolorosi, la famiglia lontana, ecc.). Poi, quando arriva l’ansia deve accoglierla senza pensare al perché gli sia venuta e senza cercare di allontanarla. Percepire a pieno l’ansia senza il commento è l’unico modo per comprenderne la funzione attuale, ciò che l'anima vuole trasmetterci attraverso il disagio. Allo stesso modo deve imparare a dare la giusta interpretazione ai brutti pensieri che ogni tanto lo affliggono: quando arriva un ricordo, non è mai per rivivere il passato, ma perché c’è qualcosa che deve essere fatto nel presente, magari ripescando quella rabbia che provava allora, una rabbia che assomiglia a una grande fonte di energia.

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I ricordi arrivano per dare una scossa al presente

Proprio così: se a Leon torna in mente il padre tiranno e la rabbia di quei momenti è perché la sua anima vuole fargli ricordare che è stata proprio quella rabbia a permettergli di farsi coraggio e di prendere in mano la sua vita decidendo di emigrare, allontanandosi così da un ambiente malato. Vuole dirgli che adesso è di nuovo ora di tirare fuori quella rabbia, quell’energia, quella grinta che nel passato gli ha permesso di sopravvivere e di rifarsi una vita. A leon vogliamo dire: trasforma quei ricordi in determinazione, ascolta dove ti vuole condurre l’ansia e riparti vivendo pienamente il presente. Lasciando il passato là dove deve rimanere!

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