Le regole di una sana sgridata
Vita in famiglia

Le regole di una sana sgridata

Immediato, breve, seguito da un incoraggiamento: così il rimprovero funziona, perché i bambini, soprattutto i piccoli, vivono nel presente...

I rimproveri sono feed-back, ossia un’informazione che stiamo dando al nostro bambino sul suo comportamento: “Guarda che quello che stai facendo non va bene”. Intesi in questo senso i rimproveri sono uno degli strumenti più immediati e validi di cui possiamo servirci per educare i nostri figli. Essendo accompagnati da un tono risentito e da un’espressione accigliata costituiscono anche una punizione: “Se fai così non mi piaci”; ecco perché per i bimbi più piccoli, molto sensibili alla nostra approvazione, essere rimproverati costituisce anche un piccolo affronto.

Fanno male alla loro autostima? Fatti nel modo giusto, NO
I problemi che i rimproveri pongono ai genitori sono essenzialmente due: il primo è la loro inefficacia. Per molti dei nostri bambini un rimprovero entra da un orecchio ed esce dall’altro. Il secondo punto è il dubbio che siano controproducenti: è vero che fanno male alla loro autostima? Di sicuro il ricorso eccessivo e improprio ai rimproveri può sortire un effetto svalutante sia sul bambino sia sul genitore: se siamo costretti a riprenderli continuamente significa che non siamo capaci di esercitare quel minimo di autorità che dovrebbe indurli a obbedire, senza costringerci ad alzare la voce o a ripetere le stesse cose, magari infinite volte. Ma da questo a dire che non dobbiamo mai rimproverarli, ce ne corre…

Il rimprovero deve essere un’eccezione
Se il bambino viene continuamente rimproverato, paradossalmente è come se non lo fosse mai. Un atteggiamento da “troppo o nulla” dà gli stessi effetti. Ecco perché dobbiamo limitare i richiami alle occasioni che davvero lo meritano e imparare a contare fino a 100 per tutte le altre. Quindi come prima cosa impariamo a scegliere cosa merita il nostro intervento e cosa no!

Cerca di non urlare
Un messaggio a voce alta spaventerà i bambini più piccoli, ma non avrà alcun effetto sui ragazzi più grandi. I bimbi, nel tempo, si abituano alle urla che non fanno loro né caldo né freddo. Peggio ancora… impareranno che la mamma strilla quando si sente debole e quindi se ne approfitteranno, rincarando la dose.

Evita le discussioni
Dobbiamo essere brevi e concisi e andare dritto al cuore del problema: che cosa ci ha dato fastidio? Cosa c’è di sbagliato? Evitiamo di ritirare in ballo altri comportamenti sbagliati, allargando il discorso, ad esempio e “Sappi che non mi è piaciuto neanche…” o di riferirci a eventi già passati “Come l’altra volta quando…”. Evitiamo anche prediche o discorsi generali che ai nostri figli non interessano e che diluiscono l’efficacia di quello che diciamo.

Il tono giusto? Fermo e pacato
Per tenere a bada la tensione e la stizza che ti stimolano, minaccia e poi mantieni una punizione ragionevole, ad esempio: va bene niente TV per una settimana. Se neanche questo sortisce effetti passa ai fatti: spegni il computer, sequestra il gioco elettronico o il cellulare. Capiranno che fai sul serio. Ma devi tenere il punto!

Critichiamo solo ciò che fa
Deve sempre essere chiaro che quello che non va non è il suo modo di essere, ma il suo modo di comportarsi. Partendo da questo presupposto mordiamoci la lingua e teniamo a freno tutte le possibili espressioni offensive che sull’onda della rabbia e dell’impotenza possono sfuggirci come, ad esempio: “Sei uno stupido, non capisci niente, sei inaffidabile”. Proviamo, invece, a dire “Hai fatto una stupidaggine”, “Non mi ascolti, hai tradito la mia fiducia…”. E una volta sbollita la rabbia a provare a spiegargli, se non gli fosse chiaro, perché te la sei presa tanto o perché è grave ciò che ha fatto.

Dopo, mai tenere il muso
Una volta esaurito il rimprovero, evitiamo di tornare sull’accaduto e di fargliela pagare assumendo un atteggiamento distante, sostenuto o offeso se non addirittura aggressivo. Questo disturba il nostro bambino molto più della sgridata in sé. Dopo aver chiarito, non mostriamoci emotivamente alterati; e se serve allontaniamoci fisicamente finché l’irritazione non sbollisce.

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