Il figlio maggiore prende il telecomando e cambia canale: spariscono i cartoni animati, compare il film. Il piccolo urla e gli si butta contro. Ecco: la rissa è cominciata. Anzi, continua. Perché ce n'è una per il bagno, un'altra per il posto sulla poltrona, per l'ultima merendina rimasta e per la luce in camera. Alle loro grida si uniscono quelle dei genitori che cercano di farli smettere. Scene comuni in tutte le case.
Ma siamo proprio dei pessimi educatori se i nostri bambini litigano, magari con toni accesi o si azzuffano rischiando di farsi male?
Ci sono molte cose che i genitori possono fare per nutrire l'affetto tra i loro bambini piuttosto che la competizione ma, sia chiaro, la regola è la lotta: quando si è in due o più, è inevitabile dover condividere e spartire. E ognuno mette in campo le sue armi per conquistare quanto più vorrebbe di affetto, spazio, attenzione.
La conflittualità fra fratelli non è negativa e fa parte del vivere a stretto contatto. Negativo diventa il fatto di esprimerla in modi inadeguati o, al contrario, di negarla, come se fosse "proibito" difendere i propri affetti o spazi. Qui diventa determinante il ruolo dei genitori che devono fare in modo che la famiglia sia una palestra dove i bambini imparano, in un territorio protetto, sia a condividere sia a far valere i propri diritti, a essere generosi e anche egoisti, perché entrambi gli atteggiamenti appartengono in modo naturale all'essere umano e sono funzionali. In famiglia i ragazzi possono "andare a fondo" nello sperimentare sentimenti, emozioni, relazioni. Non spaventiamoci quando vediamo atteggiamenti che ci sembrano estremi: fanno le prove di quello che sentono. Insegnate loro a prendere le misure: è tutta esperienza che nella vita fuori casa sarà fondamentale.
Gelosia, rivalità, difesa della propria identità, spazio fisico, attenzione: possiamo dare molti nomi alle motivazioni che spingono i fratelli a litigare. Capire come nasce il litigio richiede un esame caso per caso. Alcuni accorgimenti, invece, sono d'aiuto sempre.
Non schieratevi, anche se vi sembra che uno sia vittima e l'altro colpevole. Quello che aggredisce, anche se lo fa senza dosare le forze, probabilmente sta cercando compensazione per un torto subito. Nella maggioranza dei casi si tratta di gelosia, sentimento ineliminabile, tanto più forte quanto più l'età dei fratelli è ravvicinata.
«Dai, aiuta tuo fratello con l'album delle figurine»; «Domenica porti anche tua sorella alla festa». In questo modo vorremmo esortarli a "diventare amici", invece li mettiamo in difficoltà, riproponendo le situazioni che li mandano in crisi. In casa c'è già molto tempo e spazio da condividere, non creiamone altri artificiosamente.
«Impara da tuo fratello a cavartela da solo anche tu»; «Possibile che tua sorella rimetta sempre tutto a posto e tu sia così disordinato?». Se lo dite, è vero. Però... serve solo ad alimentare la competizione. I vostri figli sono e devono rimanere diversi. Semmai, lodateli o esortateli a migliorare, sempre in parallelo. Se uno fa bene qualcosa, non dimenticate quello in cui eccelle l'altro. Avrete eliminato uno degli oggetti del contendere e cioè la vostra attenzione, affetto, approvazione.
Nei limiti del possibile, ogni figlio deve avere le sue "proprietà" perché gli oggetti in comune scatenano conflittualità. Quando non è possibile (computer, televisione ecc) fate una "riunione di famiglia" e stabilite le regole d'uso. Date la parola ai ragazzi, sono loro i diretti interessati. Suggerite voi solo se non trovano un accordo. Non c'è comunque niente da fare? La parola decisiva è la vostra. Se poi tutto va via liscio, le regole stabilite, come sempre, diventano elastiche.
Se decidete di intervenire, non è per giudicare dove sta il torto o la ragione, ma solo per farli smettere. La "giustizia" è un criterio molto incerto, che rischia di creare vittime e colpevoli che non esistono. Spesso si chiede ai più grandi di essere "comprensivi e tolleranti" con i più piccoli. E con questo si incrementa la rivalità, stabilendo che uno ha più privilegi dell'altro.
Che si tratti del computer o di una macchinina, quando litigano per il possesso di qualcosa senza possibilità che trovino un accordo, fatelo sparire chiarendo che lo metterete a disposizione il giorno dopo, a patto che lo gestiscano senza baruffe. Evitate invece di stabilire voi a chi spetta: questo vi costringerebbe a schierarvi con un figlio piuttosto che un altro, cosa che dovete evitare.
Nel tentativo di dividerli può scappare uno sculaccione o uno schiaffo. Niente di grave, ma non può essere la regola, altrimenti i bambini ricevono il messaggio che i conflitti si risolvono a botte. Finché sono piccoli e non hanno capacità verbale, il fatto che si esprimano "con le mani" è legato alla loro età. Non preoccupatevene troppo se hanno due, tre, quattro anni, correggete in modo deciso questa tendenza dopo questa età. Soprattutto perché i fratelli sono spesso di taglia e forza differenti e il confronto sul piano fisico, caso mai dovesse avvenire, è meglio che sia tra "pari".