Il corpo umano deve muoversi in certi orari e riposare in altri: l’esercizio fisico può insegnare al corpo quando farlo, come conferma uno studio scientifico
L’esercizio fisico praticato in modo regolare e continuativo può aiutare il nostro organismo a scegliere quando e quanto muoversi nei diversi momenti della giornata. Lo rivela un nuovo studio, coordinato dal dott. Scheer, professore presso la Harvard Medical School e pubblicato su PNAS, la rivista della Accademia delle Scienze degli USA.
Per lo studio sui ritmi circadiani e l’esercizio fisico il dottor Scheer e i suoi colleghi hanno studiato dei topi da laboratorio di età compresa tra giovani adulti (6 mesi di vita) e quasi anziani (2 anni di vita) e li hanno messi in gabbie dotate di sensori a infrarossi che costantemente monitoravano la loro attività fisica. All’interno della gabbia era presente anche una ruota per la corsa: gli animaletti sono stati lasciati liberi di correre a piacimento per un mese. I topini giovani, che correvano in modo intenso, hanno sviluppato rapidamente schemi di attività ciclici e ben scanditi fra momenti di riposo e periodi di attività, in sincronia con l’alternarsi del giorno e della notte. In pratica si è osservata una buona capacità di questi topi più giovani di “darsi un ritmo” sano. Il nostro corpo è fatto per muoversi in determinati orari e riposare in altri e ogni alterazione di questo ritmo “interno” comporta delle importanti ripercussioni sul sistema ormonale e nervoso. Gli animali più vecchi agivano anch’essi su schemi simili, ma con meno “oscillazioni”.
Nella seconda parte dello studio gli scienziati hanno tolto le ruote dalle gabbie: in pochi giorni, tutti gli animali hanno cominciato a mostrare modelli più casuali di movimento. Ad esempio, correvano improvvisamente intorno alla gabbia durante quello che avrebbe dovuto essere il loro periodo di riposo o stavano accovacciati quando normalmente sarebbero stati attivi. Cosa ancora più interessante è stato osservare che gli schemi dei topi giovani e vecchi diventavano molto più simili di quanto non fossero in precedenza. Tale constatazione – come suggerisce il dottor Scheer - dimostra che l’esercizio fisico influisce sugli schemi quotidiani di movimento più dell’età. Se si toglie la possibilità di fare attività fisica ad un giovane topo i suoi schemi di attività fisica si avvicineranno a quelli di un animale più anziano, ossia meno attività fisica durante il giorno e qualche movimento occasionale di notte.
Questo studio dimostra che l’attività fisica può contribuire a “dettare” ritmi di vita più sani al nostro corpo, al di là dell’età. Praticare attività fisica in modo regolare e continuativa sembra rendere il corpo più “saggio”, maggiormente in grado di capire quando e quanto si dovrebbe stare in movimento e quando si dovrebbe riposare.