Anche una semplice camminata può giovare alla salute del cervello e rallentarne il processo d’invecchiamento, come confermano le ricerche in neuroscienze
La capacità cardio-respiratoria è un grande fattore di protezione rispetto ai processi di invecchiamento cerebrale, potenziabile attraverso l’esercizio fisico, come quello che possiamo fare con una semplice camminata, un’attività facilmente accessibile a tutti. È ormai ampiamente documentato che con l’avanzare dell’età si verifichi una riduzione progressiva del volume della materia grigia. Questo progressivo declino neurale, tuttavia, non interessa tutti gli anziani allo stesso modo; alcuni mostrano una maggiore resistenza agli effetti dell’età. Perché? Questa è la domanda che interessa oggi i neuroscienziati che si occupano di invecchiamento cognitivo. Ebbene, uno dei fattori potenzialmente implicati in queste differenze individuali è il cardiorespiratory fitness (da qui in poi abbreviato in CRF), ossia la capacità dell’apparato cardiaco e respiratorio di fornire ossigeno ai vari distretti corporei durante un esercizio sostenuto.
In uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Annals of Clinical and Translational Neurology, dei ricercatori statunitensi hanno indagato, in giovani adulti e anziani, la relazione tra CRF e integrità microstrutturale della sostanza bianca del cervello. I partecipanti sono stati sottoposti ad un test da sforzo al tapis roulant, durante il quale è stato misurato il consumo di ossigeno Dai risultati ottenuti è emersa una chiara associazione tra CRF e integrità della sostanza bianca. Il CRF pare esercitare un’influenza fortemente positiva sulla struttura cerebrale dell’anziano, le cui funzioni cognitive si trovano tipicamente in una condizione di progressivo declino. In alcune regioni, addirittura, le differenze età-correlate nell’integrità della sostanza bianca sono risultate pressoché del tutto annullate negli anziani con più alti indici di CRF.
Il CRF, non può certo essere considerato una panacea contro l’invecchiamento neurale, anche perchè non ha presentato alcuna associazione con l’integrità delle connessioni anteriori del cervello, che subiscono solitamente un importante declino all’avanzare dell’età. Il meccanismo che sottostà a questa specificità regionale rimane un mistero, che probabilmente terrà impegnati ancora per lungo tempo i ricercatori. Questo studio però, evidenziando l’impatto positivo del CRF sull’integrità neurale, ravviva in ogni caso la possibilità, spesso ipotizzata, che l’attività fisica, specie se di natura aerobica, possa essere in grado di ridurre il rischio di demenza o rallentarne la progressione, conclude Scott M. Hayes, primo autore del lavoro. Forse, specie con la bella stagione alle porte, può davvero valere la pena lasciare un po’ più spesso la macchina in garage….