Autonomi, nonostante la mamma!
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Autonomi, nonostante la mamma!

I rapporti sbagliati con i genitori danneggiano l’autostima, ma correggere la relazione è impossibile: e se invece la sofferenza fosse una “prova” che l’anima escogita per farci evolvere?

Scrive Adele, 35 anni: "Mia mamma, che ha quasi 70 anni, ancora è capace di farmi sentire inutile: per lei sbaglio sempre tutto. Il bello è che di fronte a lei torno piccola: divento rossa, non riesco a ribattere alle sue accuse assurde, non so ribellarmi. Poi ci ripenso e divento furibonda, con lei e con me stessa e le dico mentalmente tutto quello che non riesco a dirle in faccia. Ma non posso andare avanti così, la mia autostima è a pezzi. Sono adulta, ho un lavoro, delle responsabilità e a parte mia mamma so dominare benissimo tutte le situazioni. Ma quelle scenate mi destabilizzano per giorni..." Che cosa potresti fare, infatti? Puoi provare a cambiare tua mamma, a scontrarti con lei: otterrai l’effetto contrario; oppure provi a cambiare te stessa, ma l’hai sperimentato: non riesci a controllare quelle sensazioni. Perderesti quindi tempo impegnandoti in compiti impossibili che ti impongono sforzi immani per non ottenere alcun risultato.

Una soluzione esiste, sempre!

Parti da qui: quando arriva un senso di dipendenza che ti fa sentire piccola, è sempre il mondo interno che lo produce. Sei tu, o meglio un punto di te che non vedi, ma da cui tutta te stessa continuamente scaturisce. Puoi chiamarlo anima, come facevano gli antichi, o puoi semplicemente sapere che in te c’è un principio vitale che ti manda queste sensazioni. Perché lo fa? Certamente non per farti un dispetto. Tu non sai creare te stessa, non sapresti nemmeno da dove cominciare. L’anima conosce strade che tu non puoi neanche immaginare. Non pretendere di giudicarle con i tuoi parametri, perché sbaglieresti sicuramente. Se il tuo principio interno ti manda la sensazione di dipendenza lo fa perché svolga una funzione vitale. Prova allora a non combatterla, ma a espanderla. Percepisci ed espandi. Non pensare che la tua sensazione di dipendenza sia l’effetto di una causa esterna (mia mamma), immaginala invece come una forza naturale, un’energia misteriosa. Immaginala come una dea. Alla tua porta si è presentata la dea e ha fatto risuonare dentro quella sensazione e tu ti senti piccola. 

La fragilità è la tua vera forza

Cosa vuole questa dea? Non lo sai. Di fatto, più cerchi di essere indipendente, più la dea ti riporta l’immagine di un femminile dominante e di un altro dipendente. Forse vuole che porti con te un po’ di quella piccolezza? La dea sta cercando di correggere la “Adele dominatrice” ricordandoti che c’è anche un’Adele fragile, e che ha diritto di esistere anche lei. Forse vuole insegnarti che la vera forza non è in contrasto con la debolezza, che più sei rigida più rischi di spezzarti. Vuole dirti di essere più cedevole, più morbida. Da una parte il tuo sentirti piccola e dipendente, dall’altra grande e indipendente. La dea sta dicendo: "Adele, tieni assieme i due lati e sarai completa!". Solo allora il tuo sentirti piccola avrà svolto il suo compito e potrà tornare da dove è venuto, nel mondo profondo dentro di te.

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