Se una rabbia incontrollata guasta le relazioni, anche quella trattenuta fa ammalare: se la guardi senza giudicarla, si trasforma in energia creativa: ecco come
Se la manifesti ogni volta, risulti infrequentabile. Se la trattieni a lungo per poi alla fine esplodere, rischi di fare dei danni seri. Se la dissimuli e la nascondi, diventi un passivo/aggressivo, che si lamenta per qualsiasi sassolino facendolo pesare agli altri come un macigno. Se la trattieni del tutto, rischi di ammalarti, cioè di trasformarla in una patologia psicosomatica, spesso a carico dello stomaco o della pelle. Se infine la rimuovi, ti vengono gli attacchi di panico. Insomma: la rabbia è un sentimento che, se non trattato nel modo giusto, finisce sempre per dare problemi sia a noi stessi sia a chi ci sta accanto.
Eppure è un sentimento che apparteneva ai nostri antenati meno evoluti, appartiene ai mammiferi e a buona parte del mondo animale. Dovremmo essere in grado di gestirlo, noi che abbiamo l’etica, l’educazione, la civiltà! Invece no. Anzi, viviamo un paradosso: siamo evoluti, pieni di buoni intenzioni e sentimenti nobili, ma, come risulta anche da molte psicoterapie, la rabbia mal gestita e mal espressa è uno dei problemi principali del nostro tempo.
Il problema risiede innanzitutto nel fatto che molti non hanno imparato, fin da piccoli, a trattare la normale rabbia che sorge di fronte all’inevitabile incontro/ scontro con il mondo. Magari hanno avuto uno o entrambi i genitori aggressivi, o hanno assistito a molte scene di violenza; oppure, al contrario, sono cresciuti nell’agio senza sapere cosa sia la frustrazione, o sono stati imprigionati da dogmatismi religiosi, che hanno imbrigliato la libertà personale. In tutti questi casi non si è creata una strumentazione psichica che convogli in modo sano sia la rabbia indotta dalle varie situazioni sia la naturale quota di aggressività che ognuno di noi porta con sé. Per cambiare le cose, bisogna considerare la rabbia in modo nuovo.
La rabbia non è in se stessa una cosa negativa, anzi costituisce l’espressione finale di diversi stati d’animo: finiscono in rabbia l’insofferenza prolungata, il malcontento nascosto, il piacere troppo trattenuto, la sensazione di non essere amati o ascoltati o considerati, un forte senso di ingiustizia, il rancore inespresso, il narcisismo ferito, il rimuginare sospettoso, l’affermazione negata e tanto altro ancora. La rabbia raccoglie tutto questo e vorrebbe gridare al mondo - e alla fine in qualche modo, diretto o indiretto, lo fa - sempre e solo la stessa cosa: “C’è qualcosa di cui non ne posso più!”.
Può sembrare banale, ma se si osserva bene, si tratta sempre di un “no” a una certa situazione: un “no” che non è stato espresso al momento giusto e nel modo giusto, per mille motivi più o meno validi, e che ora si è gonfiato fino a farsi torbido, acre e potente. “Lei è arrabbiato?” chiede lo psicoterapeuta. “No, per niente”, risponde flemmatico il paziente. Ma in poche sedute l’arrabbiatura verrà fuori, spesso con grande sorpresa del paziente stesso.
La sorpresa è dovuta al fatto che, se riflettiamo bene sulla rabbia, scopriamo che spesso viene dal passato, anche lontanissimo. Chi è sempre arrabbiato o si arrabbia facilmente non ha potuto o non è riuscito a difendersi da situazioni che l’hanno fatto sentire solo, annientato, inferiore. L’evento che lo fa scattare di rabbia oggi è una sorta di eco di quella ferita, e ciò va riconosciuto al più presto.
Non già per scaricare le responsabilità su altri (che magari neanche si sono accorti di nulla e che comunque non possono più farci niente), ma al contrario per individuare quali sono gli schemi e gli ambiti che lo fanno “uscire di testa” e per poter così apprendere modi più lineari per esprimere la contrarietà. Si può farlo da soli o ci si può far aiutare: l’importante è riuscire, man mano, a tradurre ciò che la rabbia ha da dire in una richiesta, ben espressa, che non chiede al presente di risarcire il passato - cosa impossibile - ma di essere un “buon presente”, che viene incontro alle nostre esigenze e considera e rispetta le nostre opinioni.