Quando non permettiamo alla rabbia di trovare una valvola di sfogo, il corpo ne paga sempre le conseguenze: se la temi tanto, comincia a percepirla bene quando arriva...
Valeria scrive alla redazione di Riza Psicosomatica per parlare di disturbo che la tormenta da molto tempo: la nausea. “Sempre più spesso, in occasione di forti stress o circostanze difficili, vengo colta da un’insopportabile nausea. La sequenza è sempre la stessa, oramai ho imparato a conoscerla: la sera mi coglie un senso di costrizione ai lati della gola, in corrispondenza delle ghiandole; il mattino successivo compare il vomito, che mi lascia stanca e spossata per il resto della giornata. Tutto questo è cominciato qualche anno fa a causa del difficile clima lavorativo che stavo vivendo all’epoca, caratterizzato da continue vessazioni nei miei confronti. Se per un po' ho resistito in nome della sicurezza economica, a un certo punto ho capito di non poter continuare e mi sono licenziata...
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Purtroppo, la nausea non mi ha abbandonata. La mancanza di un’indipendenza economica mi costringe a vivere ancora oggi, a 39 anni, con i miei genitori; sono molto anziani, e le incomprensioni con loro non mancano. A questo si aggiunge la mancanza di una relazione sentimentale. Tempo fa mi sono profondamente innamorata di un uomo, che però non aveva ancora risolto la sua storia con la ex, con la quale ha finito per riavvicinarsi. Nonostante la sofferenza, ho capito che era lei la donna giusta per lui e me ne sono fatta una ragione. Sono contenta per loro e spero anche io di trovare presto un amore così. So di essere una persona che fa fatica a sfogarsi e a esprimere quello che prova, ma grazie alla meditazione ho imparato ad orientare i miei pensieri in modo diverso. Eppure questa nausea non se ne va, cosa posso fare?”
Le parole di Valeria sono quelle di una donna che riconosce il problema: l’incapacità di esprimere quello che prova. Ma con i disturbi psicosomatici come la nausea, capire il meccanismo del sintomo può non bastare. Capire che un certo lavoro ci fa stare male, non serve se si persevera nel mantenerlo. Capire che si sta soffrendo per amore, non serve se non ci si concede di vivere appieno questa sofferenza. Insomma, non serve razionalizzare i propri stati d’animo e le proprie emozioni, perché non è adattandosi che si sta meglio. Anzi, come dimostra la storia di Valeria, staremo ancora più male.
Che cosa rappresenta il suo disturbo? Nausea e vomito non sono altro che reazioni fisiologiche che il nostro organismo mette sapientemente in atto per espellere qualcosa di tossico. Il vomito in particolare costituisce un atto quasi violento, improvviso e irrefrenabile, come la rabbia che Valeria non riesce a esprimere: non si può fermare. Valeria non può e non deve essere solo quella che si adatta alle circostanze, ma anche quella che si arrabbia, che non ci sta, che vuole ben altro dalla vita!
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Per provare a stare meglio, Valeria ha tentato la strada della meditazione, ma non è servito. La meditazione può essere uno strumento che permette di ritrovare la consapevolezza di sè e il contatto con il proprio corpo, ma non è e non deve essere un mezzo per controllare i propri vissuti. Ecco perché la nausea di Valeria non accenna a volersene andare. Il consiglio di per lei è allora un altro: darsi tempo. Tempo di arrabbiarsi e di gioire, di piangere e di ridere, di soffrire e di essere felice. Vivendo pienamente tutte le emozioni, anche quelle più difficili, non servirà più la nausea per riprendere contatto con loro…