La nausea può essere il sintomo di un rifiuto del mondo e delle persone che ci circondano. Spesso le causee di questo disturbo sono legate alla nostra identità
Buon giorno a tutti, in questo post vi parlerò di un sintomo molto comune che è la nausea. Da un punto di vista psicosomatico la nausea diventa interessante quando tende a cronicizzarsi: un episodio di nausea non fa tendenzialmente testo, ma quando diventa una presenza fastidiosa, possiamo cominciare a porci delle domande.
Potremmo collocare la nausea fra i sintomi legati alla nostra identità. Può apparire strano associare la parola nausea all’identità, ma ragioniamo insieme in questo senso: quando “scatta” in genere la nausea? Quando qualche cosa ci disturba, quando ingeriamo ad esempio un cibo.
Tradizionalmente la nausea nasce nel momento in cui ci alimentiamo in maniera sbagliata, o troppo frettolosa ed ecco che il sintomo della nausea segnala una sorta di disagio dell’apparato digerente nel gestire questo “percorso” alimentare, questo modo di nutrirci. Il cibo attraverso l’apparato digerente entra nel sangue sminuzzandosi, quindi entra a far parte della nostra componente più intima. La nausea nei confronti di un “qualcosa” che sta entrando, può segnalarci appunto che ciò che entra a far parte di noi vìola in qualche modo la nostra identità o la sta mettendo in discussione.
La nausea possiamo leggerla come un sintomo di rallentamento, è come se volessimo valutare meglio qualcosa che sta entrando a far parte di noi, o ancora di più, come se rifiutassimo che qualche cosa di nuovo e di diverso entrasse dentro questa sorta di “recinto sacro” interiore. Ecco allora la nausea nei confronti del cibo: quando si pranza con qualcuno mettiamo in comune tante cose, quindi la nausea scatta a volte per il cibo ma a volte anche per la presenza di un commensale a tavola.
È una sorta di rifiuto nei confronti di ciò che sta arrivando e si sta mescolando con la nostra componente identificativa più profonda. Pensate alle nausee che vengono andando in auto, barca, in mare: rappresentano una sorta di disagio nei confronti di un controllo che noi non abbiamo. La nausea da macchina, cioè un percorso che in qualche modo non riusciamo a controllare e a gestire. In mare siamo affidati all’andamento delle onde, quindi il tentativo dell’identità di controllare lo spazio di riconoscimento è forte, la nausea, in questa occasione, segnala la difficoltà di cedere, di andare in una direzione che non abbiamo progettato.
Le nausee della gravidanza sono in qualche modo legate a una presenza nuova che in una donna viene a essere, da un certo momento in avanti, una realtà con la quale fare i conti e quindi segnala una certa presa di posizione di difficoltà o di filtro che si sta esercitando. Direi che è fisiologica la nausea nei primi tre mesi di gravidanza, addirittura è quasi più delicato il fatto che non ci sia; come se ci fosse una sorta di distanza eccessiva ed emotiva nei confronti di questo evento -la gravidanza-, o un distacco, come se non volessi entrare nel merito, prendere contatto con questa realtà nuova.
Vi ho raccontato, facendovi questi esempi, ciò che la nausea potrebbe significare da un punto di vista psicosomatico ma ritorniamo al rapporto con il cibo. La nausea nei confronti degli alimenti ci sta segnalando che c’è qualcosa all’interno di quell’alimento o della situazione legata a quell’alimento, ad esempio: il pranzo o la cena che stiamo facendo non va bene, oppure ci sono situazioni che ci disturbano, persone che ci disturbano, un lavoro che mi sta “nauseando”, o piuttosto una vita che mi sta “nauseando”. Ecco allora che la cronicizzazione di questo sintomo richiede di andare a riflettere e fare delle considerazioni su che cosa nella nostra vita sta mettendo in discussione la nostra identità. Se poi proprio la cosa non va, il rifiuto ultimo, -il vomito- , sarà il segnale: una sorta di “prova del nove” che vogliamo tenere lontano qualche cosa che con noi non ha nulla a che vedere.
Grazie per l’attenzione ci rivediamo in un prossimo post.