Hai un problema? Ecco cosa fare (e cosa no)
L'aiuto pratico

Hai un problema? Ecco cosa fare (e cosa no)

Di fronte agli imprevisti, possiamo impantanarci nelle solite risposte o provare percorsi insoliti, gli unici che possono riportarci sulla strada giusta…

Di fronte a un’avversità ognuno ha la libertà di scegliere come comportarsi. In apparenza. Sì perché la libertà di azione e di reazione, in molti casi, non c’è. Spesso, senza rendercene conto, reagiamo sempre nello stesso modo, un modo che non è per nulla funzionale al risultato che si vuole ottenere. In linguaggio psicologico si parla di “risposte stereotipate”, cioè di comportamenti rigidi, che si ripetono nei loro tratti fondamentali e che ruotano intorno a una concezione fissa della realtà esterna e di noi stessi. Imparare a riconoscerli può cambiare in meglio il nostro modo di affrontare le cose. Possiamo dunque individuare i più comuni modi di reagire.

La risposta ansiogena

Il primo può essere definito “ansiogeno”. La persona, cioè, come immediata risposta a una difficoltà, entra subito in stato di grande allerta. Non si tratta di normale preoccupazione, ma di un allarme generale che si manifesta identico sia che ci si trovi di fronte a una piccola avversità, sia che si debba affrontare qualcosa di complicato. Il mondo viene concepito come irto di pericoli, ognuno dei quali viene vissuto come molto invasivo. In pratica la reazione ansiosa tratta ogni accadimento come se fosse potenzialmente letale. Perciò la testa si riempie di mille pensieri ma, in realtà, non approda a nulla di funzionale. Le scelte e i comportamenti saranno sostanzialmente sempre identici e quindi non calibrati su ciò che serve davvero.

La risposta rassegnata

Il secondo modo è quello rassegnato. Accade un fatto negativo, anche non particolarmente grave, e la persona si ripiega su se stessa. C’è scoramento, marcato pessimismo, sensazione di non farcela, la convinzione che le cose non potranno sistemarsi e ciò a prescindere da qualsiasi analisi obiettiva e razionale. Così, se l’ansioso è portato ad agire fin troppo e in modo disordinato, il “rassegnato” tende a rinunciare per partito preso. Chi si trova accanto a lui spesso prova ad aiutarlo a risalire da questo umore plumbeo, ma è molto difficile, spesso controproducente. È una vera e propria delega che egli fa agli altri: ”Io non ci credo che ce la si fa, occupatavene voi. Poi, una volta che le cose dovessero andare meglio, io tornerò…”

La risposta egocentrica

Il terzo modo di reagire agli eventi si basa su un egocentrismo negativo: “Ecco, le cose ancora una volta non vanno come dovrebbero andare. Sono dunque io a essere sbagliato, inadeguato. Sono io che non vado bene” . Rapita da questa “onnipotenza al contrario”, la persona pensa di essere la responsabile assoluta delle difficoltà. Come può, con questo pensiero dominante, fare le giuste mosse per affrontare una realtà esterna ben più complessa di questo pensiero grezzo ed egocentrico?

La risposta...che dà la colpa agli altri

E infine ecco il quarto modo: la ricerca del colpevole. Al contrario dell’egocentrico, il “colpevolista”, in modo del tutto automatico, parte con la sua frase: “Io non c’entro, non sono stato io. Tu piuttosto! Sei tu che avresti dovuto, che non hai fatto,  che dovevi prevedere, che non mi hai detto !”. Si chiama sempre fuori e accusa gli altri, privandosi di fatto della possibilità di risolvere realmente il problema e, spesso, inquinando anche le migliori relazioni.

La chiave: fermati un attimo

Proviamo a guardare ciò che ci accade: se riusciamo quasi sempre o almeno spesso a risolvere veramente le cose che ci capitano, senza creare disastri o far pagare il prezzo a qualcun altro, vuol dire che nessuna di queste quattro reazioni sbagliate ci appartiene. Altrimenti è il caso di fermarsi e osservare bene i nostri comportamenti. Il segreto, al di là di ogni situazione personale, per evitare di cadere nelle trappole risiede nel gestire diversamente il breve lasso di tempo che passa tra l’accadimento negativo e la nostra reazione. È lì che bisogna riuscire a intervenire: se riusciamo a trattenerci e a non far partire il solito automatismo stereotipato che ci porta a dire e a fare sempre le stesse cose, in quel nuovo spazio/tempo mentale possono prodursi nuove sensazioni, nuove idee, possiamo trovare la lucidità necessaria per fare una scelta vera, libera dai condizionamenti psichici. Una scelta autentica e non automatica, che può farci superare le difficoltà addirittura acquisendo da esse un senso più completo di noi stessi.

Come rispondere…in cinque mosse!

- Non parlarne ad altri

Quando devi affrontare un problema, che sia di coppia, di lavoro, familiare o personale, i consigli che puoi ottenere dall’esterno saranno quasi sempre superficiali, o frutto di convinzioni esterne che non ti riguardano e non mobilitano la tua autenticità. Invece di chiarirti le idee, parlandone crei una nebbia che ti confonde e rende ancora più probabile produrre risposte al problema stereotipate e inefficaci.

- Prendi tempo e aspetta

Di fronte a una difficoltà, soprattutto a una cui non siamo preparati o abituati, serve presenza di spirito. La nostra mente deve essere “tutta lì”, con tutti i propri mezzi. Ma per farlo in modo autentico ha bisogno di tempo: reagire subito produce spesso risposte immediate, ma sbagliate. Sospendi per un istante pensieri e azioni, non importi di “fare subito”. Ebbene sì: rimanda la decisione. Solo così ti puoi staccare dalle reazioni automatiche, puoi osservarle, riconoscerle e prenderne le distanze.

- Fai il vuoto dentro di te

Non è vero che il problema è insormontabile, non è vero che gli altri ce l’hanno con te, non è vero che sei sfortunato o incapace. Libera progressivamente la mente dai preconcetti e portala in uno stato di vuoto: non sai più “in automatico” se l’evento è negativo o positivo, non sai cosa “sarebbe giusto fare”, non sai cosa vogliono da te gli altri e non sai nemmeno cosa vuoi tu! Sei in uno stato di felice sospensione, la condizione migliore per far emergere dal profondo i contenuti autentici.

- Immergiti nella natura

Puoi farlo nel modo che più ti piace: con passeggiate nel bosco, andando a pescare se è il tuo hobby, andando a correre o in bicicletta in luoghi isolati se sei sportivo e così via; tutti modi per assorbire l’energia della natura, la saggezza implicita nei cicli naturali di crescita, riproduzione, morte e rinascita che ti faranno vedere la realtà in un modo più largo, innescando azioni più sagge.

- Affidati alle immagini

Ricava dei momenti in cui puoi rilassarti e lasciare libera la mente di immaginare. Parti da un ricordo della tua infanzia, lascialo crescere, trasformalo in una storia inventata, crea personaggi reali e fantastici e abbandonati alle loro valenze simboliche. Le immagini sono il linguaggio più arcaico del cervello e sanno mobilitarne tutte le energie creative.

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