L’agorafobia è la paura degli spazi aperti e affollati e chi ne soffre tende a chiudersi, ma è un atteggiamento controproducente: sintomi, cure, rimedi dell'agorafobia
L'agorafobia è un disturbo davvero fastidioso, che colpisce più persone di quanto si immagini. Fra queste Domenico, che scrive alla redazione di Riza Psicosomatica per raccontarci la sua esperienza. “Per qualche tempo, durante un periodo di forte stress personale, non riuscivo più a uscire di casa serenamente. Mi mancava l’aria, stando in mezzo alla gente mi sembrava di impazzire, una cosa davvero assurda, che spesso mi ha fatto rifugiare nella mia abitazione per giorni. Per un certo tempo ho assunto ansiolitici, ma poi ho pensato che se era una cosa che avevo creato io, dovevo essere io a superarla. Piano piano sono migliorato, ora vado al lavoro tranquillamente, qualche volta esco con gli amici. Però ogni tanto ho ancora paura quando sono in mezzo alla folla e temo di prendere l'aereo perché potrebbe arrivare un attacco d’ansia in volo”.
Agorafobia è una parola che deriva dal greco e letteralmente significa “paura della piazza”: si configura, a livello generale, come la fobia specifica di trovarsi negli spazi aperti, in particolare, in mezzo ad una folla che si accalca. Come tutte le fobie, anche l'agorafobia si forma sulla base di un retroterra istintuale, sopravvissuto a millenni di evoluzione. Non si tratta quindi di un disagio assurdo o inspiegabile, ma della forma esasperata di un timore naturale, proveniente da un passato ormai lontano ma ancora ben scritto nel nostro corredo genetico.
LEGGI ANCHEVincere la fobia di uscire di casa
Quando, per le più diverse circostanze, stiamo attraversando un momento difficile, il nostro antico sistema di difesa può avviarsi in modo autonomo, obbligandoci a mettere una certa distanza fra noi e il mondo, percepito come fonte di pericoli. Si tratta di un principio di conservazione che obbliga a essere guardinghi e diffidenti nei confronti dell'ambiente, perché da questo possono venire attacchi ostili. Naturalmente questi pericoli oggi non sussistono, ma l'uomo antico che ancora vive in noi non lo sa...
L'agorafobia presenta sempre questo quadro sintomatologico
Cercare di combattere l'agorafobia per scacciarla dalla nostra vita è controproducente e finisce per rafforzarla, anche perché, come abbiamo visto, il problema sta a monte, ovvero nella riattivazione di una difesa tanto arcaica quanto efficace, di cui l'agorafobia è solo la forma attuale. Se questo sistema si riattiva, significa che qualcosa dentro di noi percepisce un pericolo e un solo modo per scoprirlo e guarire da soli e senza farmaci: accogliere l'agorafobia, sentirla nel profondo, non opporsi, mettersi in ascolto e lasciare che sia proprio il disturbo a farci intuire e a farci mettere spontaneamente in campo quei cambiamenti necessari a far rientrare le difese nei loro naturali confini.
Ogni altro comportamento sarebbe un errore: pensiamo a cosa accadrebbe se qualcuno obbligasse Domenico ad andare sull’aereo o se lui stesso si forzasse a fare subito e a tutti i costi ciò che teme. In poco tempo l'obbligo razionale autoimposto sarebbe controbilanciato dalle forze interiori, che lo porterebbero ad allontanarsi quanto prima dal contesto temuto e l'agorafobia ripartirebbe, più forte di prima. In tal senso, il comportamento spontaneo tenuto da Domenico, a partire dalla rinuncia agli ansiolitici (che, tranne in rari casi molto gravi, sono controproducenti) è quello giusto. Per vincere e sconfiggere l’agorafobia deve solo accettare di avere ancora qualche residuo del disagio sofferto e attendere: in breve tempo passeranno.