Nostalgia: se non la combatti diventa una risorsa
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Nostalgia: se non la combatti diventa una risorsa

La nostalgia è un sentimento che ci parla del passato per aprirci al nuovo: non serve cacciarla, ma coglierne il messaggio nascosto, che rompe l'inerzia

La nostalgia (parola che deriva dal greco antico e significa "dolore del ritorno") è definibile come uno stato psicologico o sentimento di tristezza e di rimpianto per la lontananza da persone o luoghi cari o per un evento collocato nel passato che si vorrebbe rivivere.

La nostalgia ci ricorda che la vita è continuo cambiamento

La vita muta continuamente, così la società, la cultura, ma anche i traguardi e gli obiettivi di ciascuno. Cambiare significa adattarsi a situazioni nuove, negli affetti, nel lavoro e in ogni altro ambito significativo dell'esistenza. Psicologicamente questa continua necessità di adattamento può essere gravosa ed ecco che possono emergere, per difesa, atteggiamenti di stasi e sentimenti di rimpianto tipici della nostalgia, ovvero il sentirsi emotivamente legati a qualcosa che però è ormai uscito dalla nostra orbita vitale.

Non si può tornare davvero indietro nel tempo, ma certamente si può provare il desiderio, a volte molto forte, di riprovare quelle emozioni che ci hanno dato piacere e gioia. Se in superficie questo sembra stimolarci a ricreare o a ricercare le circostanze che hanno prodotto quelle emozioni positive, nel profondo la nostalgia ha un'altra funzione, meno evidente, che è quella di rompere l’inerzia psicologica e attuare i cambiamenti necessari. Per quando sembri paradossale, la nostalgia funziona come un rinforzo positivo per promuovere un cambiamento che la nostra psiche ritiene ormai maturo. Non è quindi una malattia psichica, ma una risorsa, che occorre sfruttare nel modo giusto, per evitare che si trasformi in qualcosa di ben più pericoloso: il rimpianto.

Rimpiangere non fa stare bene

Al contrario il rimpianto, che è la nostalgia stagnante, può assumere la forma di tristezza abituale e di depressione, ci immobilizza, ci costringe a guardare nevroticamente indietro. Soprattutto, ci impedisce di vivere il momento presente, considerato negativo e insoddisfacente, in nome di qualcosa che un tempo c'era. Questo distorce l'uso della memoria, un archivio che serve alla vita di oggi e a quella di domani, non a tornare su episodi del passato che non esistono più.

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Non siamo né la vittoria che ricordiamo con orgoglio né la disfatta che ci ha fatto vergognare. Siamo esseri in cammino, in perenne divenire, destinati a oscillare tra le polarità opposte del vivere: perdite, guadagni, progressi e regressioni, ma anche imprevisti, sofferenze, inaspettati colpi di fortuna sono facce di una stessa medaglia, occasioni per integrare le nostre esperienze e poter quindi affrontare al meglio quelle nuove. Quando la nostra memoria se ne va, come le foglie in autunno, è segno che quei ricordi hanno fatto il loro tempo. Se ne devono andare per far spazio ad altro.

La nostalgia riaccende il desiderio

Se compresa nella sua funzione evolutiva, la nostalgia stimola dunque il desiderio, muove all’azione e nonostante sembri il contrario, ci ri-sintonizza col presente. Se la nostra anima ce la fa provare è perché si sente che vuole qualcosa che ci siamo lasciati indietro nel tempo; ci sollecita a cercare, a provare, finché non ritroviamo quel qualcosa che un tempo ci apparteneva, quell'entusiasmo sepolto che occorre cercare dentro di noi.

Del resto, nella psiche profonda il tempo ha poco a che fare col calendario e non esiste una divaricazione netta tra passato e presente, ma fra eventi emotivamente significativi e altri che lo sono di meno. I meccanismi della memoria fissano immagini ed emozioni che hanno avuto un particolare tono affettivo sia positivo che negativo: per questo alcune cose ci sembrano così vicine nonostante il tempo trascorso.

La nostalgia ci sta dicendo che è ora di cambiare

La nostalgia smuove abitudini consolidate per indurci a nuovi stati d’animo e spesso a nuove scoperte: ci riporta vicino alle sorgenti vitali che scorrono dentro noi stessi e che abbiamo inconsapevolmente dimenticato. In altre parole ci dice che dove siamo adesso non piace più alla nostra anima e che faremmo meglio ad avere aspettative più consone alla nostra personalità, legate a uno sviluppo che ci attende e di cui forse non siamo ancora consapevoli.

La nostalgia è presente d’altra parte in molte delle più belle pagine di letteratura e di poesia antiche e moderne, il che vuole dire che rappresenta da sempre un tòpos psicologico di grande fascino e di grande energia emotiva nell’uomo; la malinconia o la tristezza insite nella nostalgia sono dette anche “dolci” perché ad esse si legano emozioni e ricordi positivi, e sono dunque fattori che inducono a profondi cambiamenti.

Non cercare ciò che non può tornare

Detto ciò, occorre ricordare che non si può ritrovare ciò che è perduto, sepolto dagli anni e da una lontananza spesso anche fisica oltre che psicologica: insistere a cercare quello che non è più può davvero diventare una malattia e condurre ad avvitamenti interiori densi di frustrazione e disillusione: chi cerca testardamente qualcosa che non c’è si condanna alla frustrazione alla rabbia.

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Cercare conforto nel passato è controproducente

Cercare conforto nel passato serve solo a farci sentire ancora più insoddisfatti e poco ricettivi verso ciò che ci circonda e a rinforzare la condizione di stallo nella quale ci troviamo. Ma se si vuole cercare di riprodurre le condizioni di serenità operosa, di speranza, di uno stato di intensa concentrazione positiva, allora la parola “creare” o meglio “ri-creare” assume il suo significato salvifico: la nostalgia è la medicina ( a volte anche amara) per riscattare un presente povero di motivazioni, statico e insoddisfacente.

Nel profondo tutti sappiamo ciò che è meglio per noi

La nostalgia può dunque indicare, o meglio spingere in una nuova direzione la nostra vita e portare dal prevedibile all’imprevedibile: può farci diventare viaggiatori curiosi. Non è un disagio da eliminare ma un richiamo utile a farci diventare quello che già siamo nel profondo, un invito a uscire di casa per ritrovare la forza vitale che, dentro di noi, ci chiama e ci assiste durante il nostro percorso esistenziale, come il viaggiatore che sa bene che il viaggio è più importante della meta.

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