La tripofobia o fobia dei buchi colpisce molte persone e può avere significati diversi: se ne soffri, scopri come puoi affrontarle e liberartene
Una lettrice di Riza Psicosomatica, Maria, scrive in redazione per parlarci di un disturbo singolare di cui soffre: la tripofobia.
"Salve, da poco ho scoperto di avere un problema davvero ridicolo: la paura dei buchi. Lo so, sembra un'assurdità ma è così, in particolare la vista di alcune cavità come quelle create da alcuni insetti come le api mi fa star male. Mi viene da pensare che alcuni esseri disgustosi possano viverci dentro e mi vengono i brividi, devo distogliere lo sguardo. Su internet ho letto qualcosa su questa paura dei buchi, che sembra ancora poco conosciuta e sono stata rincuorata dal sapere che non sono la sola a soffrirne. Ultimamente però mi è capitato di star male anche alla vista di un frutto bacato e quindi temo che la mia paura stia peggiorando. Che cosa posso fare per superarla?"
La tripofobia, comunemente conosciuta come fobia dei buchi, è la fobia nei confronti di fori, gruppi di piccoli buchi vicini, come ad esempio nei fiori, o di protuberanze. Può dare sintomi fastidiosi come tremori, panico e angosce anche forti. Non è un disturbo ufficialmente riconosciuto e come tale non compare nel DSM V, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali più usato al mondo; tuttavia, si tratta di un fastidio che colpisce molte persone, tanto che negli ultimi anni la paura dei buchi è stata oggetto di molte ricerche scientifiche, che ne hanno indagato a fondo le cause possibili.
Alcune immagini possono innescare la crisi di tripofobia:
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Qualche anno fa, Geoff Cole e Arnold Wilkins, ricercatori dell'Università di Essex, in Gran Bretagna, pubblicarono delle ricerche secondo le quali sussisterebbe una base biologica ereditaria alla base della tripofobia: in pratica, si tratterebbe di una forma di difesa arcaica e automatica contro i parassiti e gli insetti velenosi, che possono nascondersi nei buchi o in piccoli anfratti. Successive indagini, come quella coordinata nel 2017 dal prof. Kupfer dell'Università di Canterbury, hanno spostato l'attenzione verso la paura delle malattie infettive e dei raggruppamenti di parassiti. In ogni caso, alla base del disturbo vi è sempre un meccanismo di difesa antico, che in qualche persona sopravvivrebbe più che in altre; questo spiegherebbe perché solo alcuni hanno una forte paura dei buchi, mentre altre rimangono indifferenti.
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Se ci sono pochi dubbi sul fatto che alla base della tripofobia vi siano meccanismi difensivi come quelli appena descritti, è anche vero che il nostro rapporto con le cavità e in generale con i piccoli insetti presenta un aspetto psicosomatico che merita di essere indagato. Simbolicamente, ogni cavità rappresenta un pertugio, un ingresso, un luogo di scambio fra il mondo interno e quello esterno e quindi di possibile contaminazione. La paura di essere contaminati, non a caso, ha spesso anche a che vedere con gli insetti, animali che sono oggetto frequente di fobie specifiche, come quella dei ragni. Se quindi la paura dei buchi, in superficie, rimanda al timore atavico di contrarre malattie un tempo mortali, nel profondo riguarda il nostro rapporto con la sfera della promiscuità, della penetrazione e quindi, complessivamente, dell'ambito sessuale. Nel sesso entrano in gioco elementi come le cavità presenti nel corpo umano e soprattutto lo scambio dei fluidi: la contaminazione in questa accezione non ha a che vedere solo con le malattie sessualmente trasmissibili, ma anche con i codici morali, i tabù, le proibizioni e le regole che in ogni cultura caratterizzano l'ambito erotico.
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Il consiglio che diamo a Maria e a tutti coloro che soffrono di questa particolare fobia è il seguente: da un lato la ricerca in psicologia ha dimostrato che un'esposizione graduale all'oggetto della fobia (usando ad esempio all'inizio fotografie di buchi anziché fori veri e propri) aiuta la persona che ne soffre ad abituarsi con il ritmo giusto e quindi a superare il timore con relativa facilità. Se la tendenza a evitare tutto quel che ci fa paura è comprensibile, è anche vero che così facendo i timori non fanno altro che ingigantirsi e cronicizzarsi ed è quindi opportuno rompere al più presto questi automatismi cerebrali.
Accanto a questo intervento di tipo "meccanico", occorre anche che Maria rifletta sul suo rapporto con il corpo e con l'Eros: ad alimentare la sua paura dei buchi potrebbe quindi esserci una difficoltà a vivere liberamente gli aspetti più intimi della sfera sessuale.
Non serve pensare che sia un disturbo ridicolo di cui vergognarsi, anzi, un simile giudizio lo rende più forte e difficile da debellare. Aprirsi ad un sereno "confronto" con se stessi su questi aspetti dell'esistenza aiuta sempre a prendere consapevolezza dei nostri lati fragili irrisolti, specialmente ora che il disturbo di Maria sembra aggravarsi. Questo peggioramento sembra indicare che l'ora di prendersene cura è davvero giunta. La tripofobia, come tutte le paure, si vince solo quando non la si fugge né la si affronta con eccessiva veemenza: far spazio ai disagi e osservarli con lo sguardo giusto è la strada maestra per vederli sfumare, mentre il giudizio e la vergogna rischiano di cronicizzarli... a tempo indeterminato!