Le prove della vita rivelano la tua natura
Tu | fiducia in se stessi

Le prove della vita rivelano la tua natura

Quando accadono eventi traumatici o dolorosi, vengono alla luce parti di noi che non avevamo incontrato: ma è proprio in quei momenti che scopriamo chi siamo...

Maria, già mamma di un bimbo di 5 anni, aspetta un bambino. A un controllo morfologico, scopre che al proprio secondogenito manca la mano sinistra. In pochi giorni, lei e il marito sono costretti a prendere una decisione molto difficile: “Abbiamo passato una settimana a ipotizzare la nostra vita e quella dei nostri figli con un problema più grande di noi, che non avevamo scelto e non avremmo saputo gestire. Abbiamo avuto paura, non siamo più riusciti a vedere nostro figlio oltre quella mancanza e abbiamo scelto di interrompere la gravidanza”. Lei e il marito spiegano ai medici che non mettere al mondo il figlio era – a loro avviso - l’unico modo per tutelarlo, per evitargli la condanna di sentirsi diverso e limitato, eppure, la sensazione di sollievo provata dopo la scelta lascia presto il posto a un senso di perdita, di fallimento e d'infelicità difficili da superare. Il crollo arriva quando Maria rilegge un giorno la cartella clinica relativa all'intervento: “mi sono vergognata nel leggere le nostre motivazioni, non mi ci sono riconosciuta, mi sono sentita un mamma misera e ingrata... io che ho sempre sponsorizzato la vita come dono stupendo e impagabile. Ho sempre gridato ai quattro venti che l’amore è la forza più potente al mondo, che abbatte tutte le barriere … quelle che non sono riuscita ad abbattere io. Mi sono sentita quella che predica bene ma razzola male, una persona meschina…E ora, come si fa a perdonarsi?”

Smetti di soffrire se dici addio alle false identità                                                                                                    

Maria si è trovata ad affrontare una delle decisioni più drammatiche dell’esistenza: dare o meno la vita a un figlio con una malformazione importante. E proprio lei, che della vita ha sempre fatto una bandiera, ha scelto di negargliela. Una "presa di coscienza" che oggi la precipita in un abisso di dolore e le impedisce di perdonarsi. Non è nostra intenzione dare giudizi su una decisione così difficile e delicata, ma dalle sue parole si ha l’impressione che sia lei ad aver intuito come le ragioni a sostegno della propria posizione fossero più figlie della paura che di una profonda convinzione. E forse proprio qui sta il problema: il ruolo che Maria aveva sempre interpretato era, in realtà, una costruzione mentale; la menomazione del figlio glielo ha mostrato in maniera inequivocabile. La sofferenza e l’incredulità di oggi sono quindi figlie di una doppia perdita: quella di un figlio desiderato ma sfortunato e quella di un’immagine di sé che in verità non le appartiene. A entrare in crisi, in questo caso, è un’intera identità; la madre e la donna non sono state all’altezza delle proprie aspettative, una scoperta drammatica ma di cui è bene fare tesoro. Se è vero, infatti, che questo evento ha messo a nudo la fragilità di un’immagine con cui Maria si era a lungo identificata, al tempo stesso, ha fatto emergere un aspetto di sé che è necessario accettare, quella paura di non farcela che l’ha condotta verso la scelta compiuta; la stessa che oggi, suo malgrado, la fa sentire tanto male.                                                                   

Per perdonarti, accogli i tuoi limiti                                                                                                

La paura con cui Maria si è trovata a fare i conti non deve essere certo letta come un male all’origine di una colpa, ma come un limite che le appartiene in quanto essere umano: il limite di non aver considerato che concepire un figlio comporta anche dei rischi o di non essersi chiesti come reagire in certi casi, il limite di non essere riusciti ad andare oltre quella mano mancanteo quellodi aver fatto di un ideale (l'amore sbandierato ai quattro venti) il proprio credo… Si tratta di limiti più che umani e prima Maria accetterà di averne, come tutti, prima riuscirà a perdonarsi. La sua "sfida", oggi, è proprio questa: rinunciare alle posizioni assolute, come quella dell’amore capace di infrangere qualunque barriera della vita a tutti i costi, e accettare anche le incongruenze e le fragilità. L’essere umano è, per natura, contraddittorio e ambivalente e il suo comportamento lo dimostra in modo chiaro. Condannarsi non serve e, certo, non l’aiuterà a diventare una madre migliore; se invece saprà perdonarsi per non aver aderito a quell’immagine che aveva a lungo caldeggiato (la "paladina" della vita e dell’amore) col tempo arriverà a perdonare a se stessa anche quella scelta tanto difficile.

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