Quando una foto dice chi sei
Tu | fiducia in se stessi

Quando una foto dice chi sei

È quella in cui ti riconosci, che ti fa dire "quella sono io": più le siamo affini, più i segni del tempo che passa saranno indifferenti...

Un fatto è certo: gli psicoterapeuti lavorano sopratutto con le donne. Non perché quest'ultime siano più problematiche degli uomini, ma perché più disposte a mettersi in discussione e ad affrontare in profondità i momenti delicati della loro vita. E con le donne in terapia il rapporto d’identità con la propria immagine corporea emerge sempre. Una donna non solo sa osservarsi allo specchio come un uomo di rado sa fare, ma sa anche leggere sul proprio corpo indizi che la mente non ha ancora messo a fuoco: in nuove morbidezze dei fianchi può scoprire di essere pronta a innamorarsi ancora; nell’incurvarsi delle spalle o nello svuotarsi del seno è in grado di percepire di esser profondamente delusa; nei capelli sfibrati coglie la perdita di entusiasmo e nel loro rifiorire il ritorno alla vita.

L'importanza dell'immagine "giusta"

Non solo: molte donne, guardandosi una mattina allo specchio, scoprono d’improvviso di essersi stampate addosso un’immagine finta, in cui si sono smarrite. È questa la ragione che spesso le porta in psicoterapia, dove trovano il coraggio di confessare di aver nostalgia degli occhi che avevano un tempo, di rivolere indietro quel sorriso. Ma quegli occhi e quel sorriso a quale immagine appartengono? Nel corso sul talento che si tiene da anni nelle sedi dell'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, uno degli esercizi prevede che ogni partecipante scelga tra le infinite istantanee della sua vita quella che senza esitazioni gli fa affermare: "Sì, lì sono proprio io". Per le donne, in modo più marcato che per gli uomini, non è quasi mai la foto della festa di laurea, del matrimonio o del primo figlio, ma un’immagine in apparenza qualsiasi, dove però sono sedute in quel modo particolare o strizzano gli occhi come solo loro fanno, o sono a piedi nudi o sdraiate sull’erba o portano il monile da cui non si separano mai.

La naturalezza sia il nostro faro

A guidare la scelta pare quindi essere il richiamo irresistibile di un’immagine profonda cui sentono intimamente di appartenere. James Hilmann, il grande terapeuta junghiano, la definisce “immagine originaria”, l’impronta che tratteggia lo stile unico che connota ciascuno di noi, nel carattere e nel corpo. Invecchiando, l’immagine originaria acquista maggior potere, al punto che è l’aderenza o meno a essa  a decidere se, guardandoci, ci piacciamo o no, ci riconosciamo o no. Questa immagine interiore da sola può regalare la vera  tranquillità, quella di chi può guardare a se stesso per ciò che è davvero se si riesce a manternere lo stesso sguardo l’immagine allo specchio dirà che sì, forse un siamo un po’ cambiati, ma siamo sempre noi. E - davvero – ci riconosceremo...

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