Quando si parla di destino è facile cadere in due errori speculari: vivere con eccessivo fatalismo o pensare che tutto dipenda dalle nostre azioni. Ecco come evitarlo
La domanda è di quelle eterne: siamo artefici del nostro destino o siamo preda di forze che non controlliamo? Fin dagli albori della storia l’uomo si è posto questa domanda, cercando risposte nell’arte, nella filosofia, nelle scienze e nella religione. Anche in ambito psicoterapeutico emerge l’urgenza di un approccio valido a questa tematica, poiché il disorientamento cresce al pari della complessità della vita, finendo col generare un atteggiamento unilaterale, ovvero la tendenza a credere che il proprio destino dipenda da una sola componente. Si rintracciano in tal senso tre posizioni principali.
Ognuna delle tre ipotesi sul destino, da sola, si rivela sempre inadeguata ad affrontare e a comprendere la vita in tutto il suo divenire. La prima conduce all’ansia da prestazione, al senso di colpa o di onnipotenza; la seconda è consolatoria, dà senso agli eventi ma ci fa vivere in modo passivo; la terza è iperfatalista e spinge al cinismo o al senso di impotenza e di insicurezza.
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Come si può ottenere allora un senso del destino più plastico e adattabile alle diverse situazioni dell’esistenza? Senza pretendere di dare risposte definitive, ricordiamo un utile aforisma dello scrittore latino Cleante: “Il destino guida chi acconsente, trascina chi si oppone”. La sensazione è che un flusso, energetico ed esistenziale, a un certo punto intervenga nella vita e che l’azione più efficace possa consistere nell’assecondare ciò che va in questa “direzione naturale”, senza sforzo e con lucidità, consapevoli che influiranno sul risultato anche elementi casuali e imperscrutabili. Saper scegliere un buon flusso vitale e lasciarsi portare, cedevolmente attenti, è il modo migliore per far sì che molti eventi possano diventare esperienze positive o, mal che vada, che vengano affrontati con prontezza e realismo.
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Non c’è nessun “atteggiamento unico” valido per tutte le situazioni della vita. A volte prevale la Dea Bendata, a volte il nostro intervento è decisivo, a volte qualcosa di “superiore” si impone.
Acconsentire a che le cose vadano in una direzione naturale non significa abbandonarsi a occhi chiusi. Resta lucido e pronto a cogliere ogni segnale possa suggerirci un cambio di prospettiva.
Ognuno di noi ha delle doti che, entro certi limiti, possono influire anche sugli eventi più ineluttabili, e talora essere determinanti. È bene non scordarlo.
Rispetta il Fato…degli altri!
Non cercare di forzare il destino altrui (o il flusso vitale) nella direzione che vuoi tu o gli effetti saranno nefasti. Se, ad esempio, tuo figlio ha un talento musicale, favoriscilo ma non imporglielo e non sovraccaricarlo di aspettative.
Cautela nel giudizio
È facile accettare gli eventi positivi. Ma spesso una cosa si trasforma nel suo contrario. È utile sapere che una sconfitta a volte è una vittoria, e viceversa, e che un “no” della vita può aprire le porte ad un’esistenza migliore.