Quando (e se) far rinascere un'amicizia
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Quando (e se) far rinascere un'amicizia

Quando un rapporto di amicizia dà segni di stanchezza è meglio affrontare il problema e parlarsi subito: si evitano malintesi e ci si rimette “a nuovo”

“Non ti fai mai sentire”: è la frase simbolo di una situazione frequente che può verificarsi tra amici,. Quella cioè in cui ci si vede e ci si sente di meno rispetto al solito, e uno dei due non riesce a spiegarsi e ad accettare quanto sta accadendo. Qualcosa è mutato: l’altro ci cerca di meno, fa poco o niente per tenere vivo il rapporto, sembra rapito da altro, ci fa sentire un’assenza o un disinteresse. A questo punto cominciamo i problemi. L’atteggiamento ideale sarebbe quello di chiedere molto semplicemente se c’è qualcosa che non va, esprimere il senso di mancanza e la voglia di frequentarsi o di sentirsi di più. Una comunicazione lineare che metta l’altro in condizione di sapere cosa proviamo ma che la faccia anche sentire libero di manifestare le motivazioni del suo cambiamento (di cui magari, preso dai suoi problemi, non si è neanche accorto). Purtroppo nella maggior parte dei casi si innesca una serie di comportamenti sbagliati che portano a un netto peggioramento e talora a un’assurda compromissione dell’amicizia.

 

La “giostra” dei pensieri

Chi si sente trascurato comincia a darsi spiegazioni che stanno tra il vittimistico e il disincantato. Interpreta il cambiamento dell’altro in modo egocentrico: “Forse gli ho fatto qualcosa. Ce l’avrà con me. Non sarà per quella frase che ho detto quella volta…” e va alla ricerca delle proprie colpe, spesso inesistenti. Poiché non le trova, passa a una seconda fase, in cui fa delle congetture sul fatto che l’altro “non è più lui da quando…” e cerca quindi un capro espiatorio esterno: “È cambiato da quando si è messo con il nuovo partner, da quando si è spostato, da quando gli è nato il figli, da quando frequenta quegli amici…”. Poi, pian piano, sposta l’attenzione proprio sull’amico: “Si dà delle arie da quando ha avuto l’avanzamento sul lavoro, da quando ha ereditato, da quando ha acquistato la nuova casa…”. Per concludere sulla fatidica frase: “Adesso che non ha più bisogno, non si fa più sentire; ora che non gli servo più, mi ignora”.

 

Le aspettative dannose

L’assurdo è che questo lavoro mentale, che si sviluppa in poco tempo, è tutto interiore: l’altro cioè non ne sa nulla, né lo sospetta. È per questo che percepisce come fuori luogo le frasi tipiche che l’amico, giunto all’esasperazione, comincia a dirgli nelle rare occasioni in cui ci si sente o ci si vede: “Se aspetto che mi chiami tu… Potrei essere morto, nel frattempo”; “Sei sparito, cosa dovrei pensare?”; “Ah, sei ancora vivo? Mi fa piacere saperlo”; “Ti ricordi ancora di me? Strano!”. La polemica, l’orgoglio e il sarcasmo entrano così nell’amicizia, ottenendo effetti ancor più negativi. L’altro infatti comincia a sentirsi sotto osservazione, sente di dover dimostrare qualcosa (soprattutto telefonando di più), di doversi giustificare. C’è un’attesa intransigente su di lui: “Io sono sempre qui, sei tu che mi devi chiamare adesso”. Da quel momento percepisce ogni contatto con l’amico come pesante, forzato, privo di leggerezza e soprattutto – la cosa peggiore – di spontaneità, e ha perciò sempre meno voglia di quel rapporto, anche se i motivi del suo allontanamento magari non c’entravano niente con esso.

 

Strategie sbagliate

Chi si sente tradito fa il grave errore di non parlarne fin da subito con l’interessato, ma ne parla con altri, cercando conferma – e spesso purtroppo ottenendola – alle sue personalissime interpretazioni del fenomeno. Può sembrare un atteggiamento infantile, ma i bambini non fanno così: sono molto più lineari e molto meno cervellotici. Piuttosto sembra il comportamento di un adulto che forse ha da rivedere qualcosa nel suo modo di voler bene e nella sua comprensione della realtà. L’altro si allontana perché magari è preso da preoccupazioni che non può o non vuole esprimere, oppure sta lavorando tanto, o ha una situazione personale difficile e attraversa una fase di generale chiusura.

 

Il dinamismo della vita

Ma c’è anche un’altra possibilità: che sia realmente cambiato, ma non “contro” qualcuno: semplicemente si sta trasformando, la sua personalità evolve: i suoi interessi, il modo di essere e lo stile di vita si modificano. Anche lui potrebbe comunicare all’amico questa situazione, ma se non lo fa e noi ci teniamo veramente, possiamo fare noi il primo passo, con generosità. Chiedere serenamente, e presto, cosa accade, rispettando la sua risposta e soprattutto provando a cogliere nel suo cambiamento delle nuove possibilità anche per noi: di maturare nel modo di vivere gli affetti (ovvero con maggiore libertà) e di cambiare la routine di rapporti nella quale eravamo forse caduti. 

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