Così ti liberi dello stress cronico
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Così ti liberi dello stress cronico

La stanchezza cronica figlia dello stress fa sentire sempre in riserva, ma non servono stimolanti: la strategia giusta è capire “di cosa” siamo stanchi e "sostituirlo"

Com’è accaduto per la depressione, per lo stress, l’ansia e l’anoressia, anche la stanchezza cronica  è diventata, nell’immaginario collettivo, una sindrome che identifica disturbi di vario tipo: vengono chiamate così situazioni di stress psicofisico duraturo, debolezze mentali non meglio definite, stati di facile affaticamento e varie sensazioni corporee di scarsa energia. In realtà la stanchezza cronica, dal punto di vista clinico, ha caratteristiche ben definite: la lunga durata, l’assenza di ripresa nonostante il riposo, l’influenza negativa sulle attività quotidiane, la sensazione costante di essere al di sotto del proprio normale tono. Tuttavia, se si fa così ricorso a questo termine anche quando non è il caso, significa che la stanchezza, nelle sue varie forme di presentazione, è sempre più diffusa e che, anche se molti di noi vivono periodi liberi da questo sintomo, la percezione è quella di una fatica costante, di un “vento contrario” che ci fa agire nella realtà a regime ridotto. 

La stanchezza cronica è un segnale importante: ascoltala

Per affrontare e risolvere queste situazioni è necessario innanzitutto comprendere che la stanchezza non nasce come sintomo, ma come un segnale che il corpo, capeggiato dal sistema nervoso, fa alla mente: "Le risorse disponibili in questo momento sono poche e c’è bisogno di rigenerarle". Un messaggio banale, in apparenza, che tuttavia è un vero e proprio gioiello dell’evoluzione: la percezione della stanchezza, nata nelle creature viventi già milioni di anni fa, ha permesso loro di modulare la propria attività, così da non disperdere le energie e da non diventare vulnerabili. È dunque uno strumento prezioso, espressione di una saggezza insita nel corpo. È la sottovalutazione di questa saggezza che ha portato oggi a trasformarla in un sintomo a volte cronico, a volte altalenante, ma comunque fastidioso e, in apparenza, privo di senso. 

Se stancarsi è proibito, lo stress ci travolge

Chi è stanco non produce o produce meno oppure male, perciò la stanchezza - secondo il pensiero dominante - non ci deve essere, non esiste e, se c’è, va ignorata o combattuta. È così che, non appena ci si sente più stanchi del solito, si intraprendono cure ricostituenti, antidepressive, energizzanti ricorrendo a farmaci, rimedi naturali, tecniche corporee. Purtroppo anche droghe, che vengono assunte per star dietro a forsennati ritmi lavorativi. È tutto assurdo, ma fa parte di un gioco drammatico che concepisce l’uomo come una macchina che, in quanto tale, non può manifestare alcuna debolezza. I livelli vengono intaccati uno dopo l’altro, senza rigenerarsi, fino a quando la stanchezza diventa non più un segnale momentaneo, ma un costante grido d’allarme: "Fermati, ti prego - urla il corpo - o ti dovrò fermare io!". Come? Con un sintomo psichico o fisico (o entrambi) che, con la sua intensità, ci costringerà a interrompere, almeno per un po’, questo assurdo stile di vita.

La sola mossa da fare è ascoltarsi

Un grido che però, con la sua intensità, diventa a sua volta un sintomo invalidante. Se esso da un lato cerca di fermarci, dall’altro, togliendo le forze, impedisce di prendere in mano la situazione. Si crea un circolo vizioso in cui ciò che potrebbe salvarci ci impedisce di farlo. Ecco perché è importante sapere di cosa si tratta: per non identificarsi nella stanchezza, per non subirla passivamente. Se si fanno le mosse giuste, se la si rispetta per un tempo adeguato, potremo risorgere. 

La debolezza aiuta solo se l'accogli

Eppure, a volte, la vita che conduciamo non è di per sé così faticosa. Allora perché si manifesta la stanchezza cronica? La fatica non risiede nel “troppo”, ma nel “che cosa” si fa. Qui il vento contrario è dato dal fatto che si sta facendo, da troppo tempo, un lavoro che proprio non piace o una vita che non ha alcuno spunto entusiasmante. Non solo non si è nel centro di sé, ma si è in periferia, e si devono utilizzare tutte le forze per resistere in questa condizione innaturale. La stanchezza non passerà se non torniamo a dare voce al suo messaggio originario: "Occupati di te e delle tue energie, non solo in senso quantitativo ma anche qualitativo". Il segreto consiste nel non aspettare di non essere stanchi: bisogna cambiare proprio mentre lo si è. La stanchezza è una forza potente che può far prendere decisioni a cui un livello di energia normale, paradossalmente, potrebbe non arrivare mai.

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