Raffaele Morelli: Non dirti mai "Io non valgo niente"
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: Non dirti mai "Io non valgo niente"

C’è una voce che da dentro non smette di giudicarti. Ma la vita non è un esame, non ci sono maestri a dare i voti. Sei come acqua che sgorga dalla sorgente e senza opporre resistenza trovi la tua strada

"Mi sono accorta di non valere niente". Chissà quante volte abbiamo ripetuto queste parole, chissà quante volte ce lo siamo detti. Ognuno ha in fondo un problema che si è scelto come scala da salire, come croce da portare. Adelio, 48 anni, mi dice che la sua aspirazione è sempre stata quella di diventare professore universitario, mentre non ha superato il ruolo di assistente. "Penso di non essere all’altezza. Forse valgo meno, molto meno di quello che credevo". Il tarlo che lo affligge giornalmente è quello di "essere un fallito, uno che non ce l’ha fatta". Per la verità ognuno ha il suo tarlo, ognuno con se stesso sente di avere una mancanza, di essere incompleto. Ci manca veramente qualcosa? O il nostro sistema di valutazione è completamente sbagliato? In fondo ci valutiamo come facevano con noi i professori a scuola: "La matematica non la sai abbastanza e ti do 5; il tema è completamente sbagliato, meriti 4; la storia non l’hai studiata, sei un pessimo alunno!". La differenza consiste in questo: a scuola ci valutavano figure esterne a noi, come i professori, ed esprimevano il giudizio su dati più o meno obiettivi: "L'equazione è sbagliata".

raffaele morelli

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Con noi stessi invece, siamo noi i giudici, siamo noi a dirci che non andiamo bene. Mi vengono in mente le parole di Silesius: "Una rosa fiorisce senza perché". Forse il grande mistico voleva dirci che qualcosa di noi sta producendo ciò che siamo, indipendentemente dalla nostra approvazione. Se aveva ragione lui, tutte le critiche che ci facciamo sono fuori tema. Mentre guardiamo noi stessi e decidiamo che non valiamo niente, perdiamo di vista un progetto, un’originalità, una meta che il mio Sé sta raggiungendo. Mentre mi dico che non vado bene, sono in viaggio verso la meta. Mi sono sempre chiesto: perché siamo così duri con noi stessi?

Perché siamo sempre duri con noi stessi? Perché passiamo il tempo a valutarci? Una rosa non si fa domande e non ha obiettivi, eppure fiorisce!

Lasciati un po' in pace!

"Non sono stata capace, quando è morto mio marito, di essere addolorata, di piangere come dovevo. Sono stata maniacale, ho messo subito a posto la casa. Così adesso crollo", mi dice Roberta. "Lei non si lascia in pace, neanche nel dolore", le rispondo. Anche al nostro interno siamo omologati, vogliamo essere normali a tutti i costi. Per Roberta bisogna, di fronte al dolore, avere i comportamenti giusti, piangere come esige l’etichetta. Combattersi, dirsi “non valgo nulla”, criticarsi, stabilire cosa si deve provare in certi momenti, rovina profondamente la nostra esistenza. Cosa vuole da me l’inconscio quando mi fa arrivare pensieri del tipo: "Tu non vali niente"? È la mia essenza che mi manda questi pensieri? Occorre fare un’osservazione: quando ci svalutiamo, come Adelio o Roberta, c’è sempre un comportamento perfetto da raggiungere. Roberta non ha pianto nel modo giusto, Adelio non ha raggiunto l’obiettivo di diventare professore universitario... Quando qualcuno mi dice che non vale niente, io gli rispondo così: "Bene. Se lei non vale niente, dobbiamo accettarlo, dobbiamo sentirci niente per davvero". La mente esterna, quella omologata, quella che vuole essere come tutti gli altri, quella che lotta per affermarsi, ha sempre obiettivi: se non li raggiunge si deprime.

C’è una strada che non vedi

Mentre mi dico che non valgo niente sono vivo e il mio fiore sta crescendo a mia insaputa. Chi non vale niente? Io, i progetti che mi sono messo in testa, le cose che mi aspettavo e non sono arrivate, le mie aspirazioni? Chi? Forse l’anima, nel dirmi che non valgo niente, mi sta semplicemente dicendo: "C’è un’altra strada che non vedi… Smettila di ostacolarti e voler essere come tutti gli altri". Ho conosciuto un grande scienziato che mi spiegava, una sera a cena, la sua visione del mondo, basata sulla chimica, sull’evoluzione darwiniana, sugli psicofarmaci come vera cura delle malattie psichiche. Era dominato dal sapere e dalla visione scientifica. Faceva il neuroscienziato, era sicuro di sé, di quello che diceva. In questi casi diffido sempre. Le certezze non appartengono all’anima che, prima o poi, si ribella. Lo rincontrai tempo dopo. Era disperato: sua moglie lo tradiva, era divorato dalla gelosia, i figli erano contro di lui, non ce la faceva più nemmeno a lavorare. Il suo mondo di certezze era crollato! La sua anima era stufa della sua razionalità e spazzava via una visione del mondo che gli stava stretta. Anche lui mi ha detto: "Non valgo niente".

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Ma quante cosa sa il Nulla?

Quanto destino è nelle mani del Buio, visto che dormiamo metà della nostra vita? Come ricordava Eraclito, il lato nascosto è molto più profondo di quello che vediamo e "la vera essenza di ciascuno di noi ama nascondersi", come il seme nella terra. Qual è il nostro valore? Non certo gli obiettivi che ci diamo, non certo il nostro sapere, la cultura, la nostra idea del mondo, le nostre opinioni. Il nostro valore viene spontaneamente, come l’acqua che sgorga dalla sorgente! Se mi dico che non valgo nulla, mi sto ingannando, come quando mi dico che sono stato bravo, che sono forte. Il segreto è precipitare nel Nulla. Dirsi: "Ok, non valgo nulla, sono nulla" e percepire questo stato di impotenza, di Nullità, ma senza alcun pensiero. Questo Nulla è per i cinesi il Wu Wei, che in realtà vuol dire che le cose accadono senza di me. Lo scienziato aveva bisogno del tradimento per tornare al Nulla. L’anima, che è fatta di immagini, non sopportava più la sua visione meccanica della vita, che non lasciava spazio a un altro lato di sé, creativo, giocoso, imprevedibile, proprio quello che aveva fatto innamorare sua moglie e che si era spento. Lei non sopportava più lui e le sue certezze. Dirsi "non valgo nulla" è molto sbagliato, perché ci colloca in una valutazione da settimana enigmistica e ci fa del male inutilmente.

L’esercizio: così puoi superare il senso di sconfitta

Quando ti sembra di non valere nulla, non cercare la causa del tuo sentirti sconfitto, non andare a rimuginare su cose del passato o su cose che non sono avvenute. Devi semplicemente entrare nel Nulla. A occhi chiusi senti quel dolore e ripeti a te stesso:

"Ecco, mi faccio pervadere dallo stato di vuoto, fino a essere sommerso». Puntualmente, dopo poco tempo, arriva un senso di sollievo. Il Nulla ha agito. Ogni volta che torna l’autocritica, occorre cercare il vuoto, fino a che arriveranno la dolcezza e le parole che dicono: "Sono così, vado bene così, aspetto..."

Allora l’anima può continuare tranquilla a fare la tua pianta, a dare un senso alla tua vita, che non è mai quello che ci hanno tracciato gli altri.

Vuoi raccontarci la tua esperienza, i tuoi dubbi, i tuoi successi? Manda una mail a raffaele.morelli@riza.it

raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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