Lavoro autonomo, quando la libertà desiderata fa paura
L'aiuto pratico

Lavoro autonomo, quando la libertà desiderata fa paura

Fra le opportunità di una scelta autonoma e le sicurezze di una posizione dipendente può essere difficile decidere, ma a volte ci aiuta il corpo, con risposte inequivocabili: lo dimostra questa storia

Ci scrive Clara, lettrice di Riza Psicosomatica:

“Ho 36 anni e per molti ho lavorato in una fabbrica, andava tutto bene, anche se ho sempre fantasticato un lavoro più indipendente, più creativo. Poi l'azienda ha chiuso e da li non ho più trovato un lavoro che mi andassse bene, molti sono poco seri e spesso parto prevenuta. Ultimamente accade però che che appena trovo un occupazione che potrebbe andare bene in base alle mie capacità ed esigenze e quindi si prospetta un possibile contratto io cosa faccio?

Scappo: mi sale l’ansia, sento che non voglio sentirmi legata a un lavoro subordinato, poi mi pento di non aver colto l'occasione ma qualcosa dentro di me "si contorce", mi si chiude lo stomaco, devo andarmene. Penso spesso che starei bene solo se avessi una mia attività e ho anche diverse idee in proposito e quando ci penso sto bene, ma poi rifletto, credo di non averne il coraggio, in fondo non l’ho mai fatto e tutti, parenti e amici, mi ripetono che è troppo rischioso coi tempi che corrono: così mi blocco. Come posso affrontare questa paura che mi fa agire in questo modo autolesionista?”

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Non siamo solo quel che crediamo di essere

Carl Gustav Jung, il grande psicoterapeuta svizzero, risponderebbe così a Clara: nessuno è come sembra, dentro ogni persona ci sono tante sfaccettature, tante caratteristiche, alcune evidenti, altre nascoste. C’è il coraggio e la paura, la voglia di rischiare e il bisogno di sicurezza, il desiderio di fare di testa propria e la necessità di ascoltare il punto di vista degli altri. Ma al di là di tutto questo, c’è un’evoluzione costante che spesso non vediamo; ci guardiamo allo specchio e pensiamo di essere sempre gli stessi, ma in realtà cambiamo costantemente, il nostro corpo si rinnova di continuo, migliaia di volte in un solo giorno. Quindi la Clara abituata a lavorare come lavoratrice dipendente potrebbe appartenere al passato, ma lei si è sempre vista così e quindi immagina che il suo sia un percorso segnato; anche l'ambiente sociale l’ha sempre vista così e non fa che ricordarglielo, sottolineando solo i rischi di una scelta autonoma e non le opportunità.

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Quando il corpo parla chiaro

Ma se questo fosse vero, se un destino professionale subordinato fosse quello giusto per lei, come mai qualcosa a livello corporeo sta agendo in un senso totalmente contrario? Perché ogni volta che trova un opportunità di lavoro seria e affidabile, scappa in preda all’ansia e una morsa le chiude lo stomaco? La psicosomatica ci insegna a guardare oltre il funzionamento fisiologico degli organi, per cercare un senso più profondo nei malesseri che che ci colgono, specialmente quando i disagi sembrano volerci indicare una strada da percorrere o una da rifiutare. Cosa fa lo stomaco? Accoglie il cibo, lo “brucia” e lo trasforma nelle sostanze che poi l’intestino si incaricherà di dividere fra quelle da trattenere e le altre da eliminare. Se un cibo non ci va, lo stomaco può chiudersi fino a espellerlo con il vomito. Non capita spesso di dire che una situazione o una persona proprio non ci “va giù”? Esattamente come un alimento che non fa per noi. Questo è quello che sta capitando a Clara; la sua testa cerca nuovo lavoro dipendente, ma il corpo si rifiuta di assecondare i desideri della razionalità.

L’anima vuole condurti dove devi andare

Fosse solo questo, si potrebbe pensare che semplicemente non ha ancora trovato il lavoro dipendente che fa per lei, ma in realtà le sta succedendo un’altra cosa: nella sua e mail, Clara afferma che ultimamente le capita spesso di pensare a una professione diversa, a un lavoro di tipo autonomo. Non solo: dice anche di avere diverse idee in proposito. Se si sofferma a pensarci è serena, l’ansia non la sfiora, fino a quando non intervengono il pensiero degli altri, le paure, i luoghi comuni. L’anima sembra dirle che è pronta a quel salto di qualità, a quella scelta autonoma che una parte di lei ha sempre desiderato, considerandola però solo una fantasticheria irrealizzabile.

Qualcosa dentro di lei "sa" che può essere la sua strada e le sta quasi imponendo di provarci, al di là di tutte le paure, delle convinzioni altrui, del buon senso e della logica corrente. Non sappiamo se Clara riuscirà a “buttarsi” nell’avventura che sogna, ma le diamo un suggerimento: continui pure la ricerca di un lavoro (cosa comunque necessaria), ma durante la giornata si ritagli anche degli spazi per immaginare cosa le piacerebbe fare da sola, in autonomia. Si isoli e si lasci andare completamente all’immaginazione, senza altri obiettivi. Lasci che il cervello possa operare liberamente, come se lei fosse un’altra persona, come se la storia vissuta finora e il suo contesto ambientale non esistessero. Mentre lo fa, cerchi di sentire bene le reazioni del suo corpo, lo ascolti con attenzione: ogni risposta utile viene da lì. Le idee giuste per la nostra vita arrivano solo quando siamo in armonia con il nostro corpo e la nostra anima, un’altra strada proprio non c’è!

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