Depressione del corpo: perché nasce, come combatterla
Depressione

Depressione del corpo: perché nasce, come combatterla

Quando la depressione si esprime attraverso sintomi fisici, significa che ne stai negando l’esistenza; è la strategia peggiore, che puoi correggere così

Rispetto a qualche decennio fa la depressione è un fenomeno molto più conosciuto e riconoscibile: un tempo veniva scambiata per stranezza, follia o anche per mancanza di volontà e debolezza psichica. Tuttavia esiste un numero considerevole di depressioni che non si manifestano nella classica forma (umore basso, apatia, stanchezza, demotivazione, senso di colpa, autosvalutazione) bensì attraverso quella prevalentemente - e talora del tutto - corporea. Certo è conosciuto il fenomeno della depressione mascherata, che si manifesta ad esempio con sintomi ansiosi. Ma ci riferiamo qui a qualcosa di più ampio: ai tanti modi in cui si esprime la “depressione negata”.

Il rifiuto di stare male aggrava la depressione

A negarla può essere innanzitutto chi ne soffre, per vari motivi. A volte l’immagine che si ha di se stessi (di persona forte che non si piega di fronte a nulla) non permette di accogliere il calo dell’umore, considerato segno di debolezza. A volte si prova fastidio ad ammettere di avere un problema psichico, perché si teme - come un tempo - di essere mal giudicati. Inaltri casi la struttura della personalità è così poco introspettiva da non riuscire a percepire il disagio come psichico. Ma a negare la depressione può anche essere il contesto in cui la persona vive: la famiglia, ad esempio, può respingere con forza l’idea che un suo membro possa avere un problema psichico (cosa che, di per sé, già segnala la presenza di un problema familiare); oppure non si sente attrezzata per affrontare questa tematica, o ancora, non ha voglia di farlo. In ogni caso esercita una forza di negazione che convince anche la persona sofferente che si tratta di altro, quasi sempre di una malattia organica o di una paturnia.

La depressione del corpo

Ovviamente negare la depressione non la fa scomparire. Anzi, la crisi e la sofferenza cercheranno nella materia/corpo la possibilità di manifestarsi. Può sembrare strano, ad esempio, che un’artrite reumatoide  (nota patologia autoimmune) possa anche essere una forma di depressione, eppure il fatto può trovare conferma da un lato nell’analisi psicologica della persona (che rivela uno specifico vissuto depressivo), dall’altro nel linguaggio simbolico della malattia stessa, le cui alterazioni biologiche rivelano un’impressionante analogia con le dinamiche psichiche alterate presenti nella sindrome depressiva. La somatizzazione della depressione non è da considerarsi soltanto una “via di sfogo” di un accumulo energetico, ma l’espressione, con linguaggio simbolico/analogico, di vissuti, emozioni, pensieri, fantasie e paure facenti parte della depressione di quella persona in quel momento della sua vita.

Riconoscere la depressione è il primo passo per curarla

Ciò non significa, ovviamente, che tutte le artriti reumatoidi siano l’espressione di depressioni negate sul piano cosciente. Né che l’artrite stessa, con i suoi sintomi, non possa indurre uno stato depressivo dovuto ai dolori articolari e alle limitazioni motorie. Ma, di sicuro, significa che alcuni disturbi fisici, pur nella loro manifestazione somatica, nascono come espressione di un disagio psichico, emotivo, relazione, esistenziale. Riuscire ad accettare questa realtà è assai importante, non solo perché ci permette di riconoscere la depressione laddove quasi nessuno pensa che ci sia, ma soprattutto perché mette nella condizione di curarsi in modo più ampio e, al contempo, più specifico. Se, infatti, una patologia organica esprime una depressione, la cura medica della patologia - aspetto da cui non si deve prescindere - può arricchirsi di altre tecniche di cura, tra cui psicoterapia e tecniche corporee. Il tutto, ovviamente, sotto controllo medico.

Dare voce al disagio

In tal senso la lettura psicosomatica diventa parte integrante della cura della depressione mascherata e negata. Già solo il fatto, ad esempio, di scoprire e accettare la componente depressiva di un disturbo fisico – o psicofisico – consente alla persona di dare finalmente voce alla sofferenza che prima non poteva trovare spazio, e ciò ha una valenza terapeutica molto elevata. Si può arrivare anche al punto di guarire del tutto dalla depressione, anche se la patologia “ufficiale” ancora non è del tutto risolta, perché segue tempi biologici propri. Ciò permette alla persona di curare poi solo l’aspetto organico del problema, che, non essendo più gravato dalla necessità di esprimere il disturbo dell’umore, ha la possibilità di guarire in tempi più brevi, e magari con un minor carico farmacologico.

Metti al centro l’interiorità

Quando ci si accorge che una o più patologie cui si è fatto fronte sono connesse con uno stato depressivo, è il momento di aprire nuove vie al proprio modo di pensare e di dialogare con se stessi. Se si riesce a negare una depressione, in modo volontario oppure inconscio, vuol dire che c’è uno scarso contatto con la propria interiorità. Ebbene è qui che bisogna intervenire, dando più ascolto a ciò che viene dal profondo. “Ma io non so come si fa!” dicono spesso le persone. Ma non si tratta di nulla di impossibile. Ad esempio basta iniziate a dar retta ad alcuni pensieri che compaiono all’improvviso alla mente. Ad esempio: “Cosa ci faccio qui; Che senso ha tutto questo; Tutto ciò non mi appartiene; Vorrei essere altrove; Perché sono triste anche se mi sta capitando una cosa bella?; Che strano, non provo forti emozioni da un po’ di tempo!”, e via dicendo. Si tratta di pensieri che non arrivano a caso: sono il frutto di elaborazioni inconsce, che poi si manifestano per rivelare alla coscienza lo stato di sofferenza. Ascoltarli prima che si trasformino in sintomi, tra l’altro, può avere un vero e proprio effetto preventivo.

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