Depressione: quando viene per salvarci
Depressione

Depressione: quando viene per salvarci

La depressione non va sempre combattuta frontalmente: a volte rappresenta la sola strada per rinascere, mentre la cronaca troppo spesso la fa sembrare un mostro pericoloso da abbattere subito

Mandare via la depressione subito: sembra ovvio, non lo è. Ci sono casi in cui, nonostante cure accanite, la depressione non se ne vuole andare e casi, in apparenza paradossali, in cui se ne va, ma al suo posto esplode un disturbo da attacchi di panico o qualche altra forma acuta di disagio psichico. Sono situazioni che mettono in luce un aspetto della depressione spesso non considerato: quello protettivo. Può sembrare un’assurdità, ma accade che la depressione possa anche avere valenze protettive!

Quando la depressione è uno scudo anti-trauma

Per quanto difficile da credere, la depressione a volte arriva proprio per proteggerci. Può avere simili valenze proprio al suo comparire, per farci da scudo verso qualcosa che non vogliamo vivere. Oppure può averle “durante”, nel suo decorso, per impedirci di ripartire quando non è ancora il momento, ad esempio perché si è ancora troppo traumatizzati, o perché non si sono ancora elaborate certe cose, perché la realtà esterna non è ancora cambiata in modo favorevole. In questi casi la depressione fa da barriera, da filtro. A volte sembra quasi che, attraverso di essa, il nostro cervello manifesti quella saggezza che la nostra coscienza non riesce a tirar fuori, cioè sembra sapere che non è ancora il momento di tornare a vivere pienamente. Ciò non significa che si debba trascurare una crisi depressiva senza cure di alcun tipo, ma considerare il suo possibile aspetto protettivo è uno strumento in più per perfezionare i modi e i tempi degli interventi terapeutici.

La depressione non è automatica anticamera di tragedie

Una simile lettura assume una rilevanza ancora maggiore quando accadono fatti drammatici di cronaca nera: i media fanno passare il messaggio che la depressione possa con una certa facilità portare a compiere gesti estremi. Non è vero, è una lettura grossolana e spesso inesatta. Ed è anche inutilmente allarmistico; non sono poche le persone depresse che si spaventano quando apprendono che ci sarebbe la depressione alla radice di fatti così gravi. Si chiedono: “Ma allora anche io potrei impazzire e fare qualcosa del genere?”. In realtà non è così. È fondamentale sapere che la depressione classica, la più frequente, pur nelle sue varie forme e sfumature, non contiene in sé uno spirito distruttivo, anche se all’inizio riduce le energie e la voglia di vivere. 

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La depressione ci vuole rinnovare

Ciò che anima la depressione, è il desiderio, il bisogno inconscio di ri-creare una vita nuova, un diverso equilibrio, anche quando si tratta di elaborare un lutto o una separazione. I casi che “fanno notizia” invece, che appaiono numerosi ma che in realtà sono pochissimi rispetto all’enorme numero di depressi stimato oggi in Italia (tre milioni) e nel mondo (trecento milioni), riguardano situazioni molto particolari, nelle quali la depressione è quasi sempre associata ad altre turbe psichiche o a seri disturbi della personalità che tuttavia non erano ancora giunti all’osservazione di nessuno specialista e che i familiari non avevano colto nella loro gravità. Ridare alla depressione la sua valenza rigenerante e positiva è molto importante, perché la consapevolezza di ciò può annullare le irrazionali paure di impazzire e al contempo facilitare il processo di guarigione. Saperlo è utile sia per chi ne soffre, sia per i familiari.                       

Non forzare i tempi

Non trascurare una depressione significa anche non forzarne i tempi di guarigione. Anche perché una forzatura potrebbe addirittura prolungarne l’intensità e la durata. Non puntiamo a ottenere la guarigione magica, istantanea, perché di solito è falsa. Se si è in trattamento psicoterapico, lasciamo che la depressione guidi la terapia, e non il contrario.

Cogli la “porta d’uscita”

Non tutti i momenti sono validi per guarire o per fare cambiamenti. Ogni tanto si aprono delle piccole porte, cioè occasioni in cui la psiche è disponibile a fare il passo. Bisogna essere pronti a individuarle e ad agire. Nel frattempo ci si può preparare, acquisendo consapevolezza, senza forzare una guarigione che sarebbe ancora innaturale.

Individua cosa ti blocca

Se una depressione perdura nonostante le cure, non è detto che sia da considerarsi grave e che ci si debba accanire per forza con gli con psicofarmaci o altre mille terapie. Forse perdura perché c’è qualcosa che va cambiato in modo radicale. Forse la persona non vuole tornare nella solita routine. Dietro un blocco forte c’è sempre un motivo, che va portato alla luce.

Le forme aggressive di depressione

Ciò detto, la depressione può rivelarsi in forma aggressiva solo quando è molto grave, trascurata o non riconosciuta, e si associa a: 

  • assunzione di droghe pesanti;
  • personalità fortemente instabile e disturbata, con pensieri ossessivi persecutori sganciati dalla realtà, o precedenti episodi psicotici;
  • dipendenza da alcolici e superalcolici, all’interno di situazioni familiari e/o professionali molto conflittuali;
  • disturbo bipolare grave non curato da terapia farmacologia adeguata;
  • incapacità a esprimere rabbia e contrarietà, in una personalità rigidissima, quando viene sottoposta a prolungati stress psicofisici.

Come registrare e valutare le idee violente 

  • Consapevolezza Se ti vengono idee aggressive non ti allarmare: spesso sono solo sintomi “di sfogo” che non diverranno azione. Ma non negare il problema, che altrimenti peggiorerà. Anzi, diventane consapevole: è il primo passo per mettersi al riparo da eventuali rischi.
  • Chiedere aiuto Con le depressione gravi non si può “fare da soli”. C’è bisogno di un supporto concreto e continuo. Uno specialista va bene, ma la cosa migliore è un riferimento ambulatoriale-ospedaliero, che offre varie opportunità di cura e fa sentire più protetti e “contenuti”.
  • Cosa devono fare i familiari Non trascurate eventuali “indizi di esplosione”: minacce e scatti d’ira ricorrenti, astrazione dalla realtà, timore di essere perseguitato da tutti, peggioramento dei conflitti nella vita sociale e professionale, negazione del problema, isolamento con sintomi imponenti (emicrania, insonnia, agitazione psicomotoria, incubi, panico, insonnia). Contattate il medico di base e uno psichiatra per avere suggerimenti sul da farsi.
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