Dopo anni vissuti sempre allo stesso modo, una svolta improvvisa può essere avvertita come un fallimento e portare alla depressione: è una forma di depressione reattiva, da combattere così
Una persona fa da anni un lavoro di prestigio quando, all'improvviso, l'azienda lo parcheggia in un ruolo diverso e meno importante. Oppure: una donna vive da trent'anni per i figli. In breve tempo, i ragazzi si sposano e vanno ad abitare lontano. O ancora: un anziano è un punto di riferimento nel quartiere, tutti lo conoscono e lo stimano, ma di colpo è costretto a traslocare altrove, in un luogo dove non conosce nessuno. Sono tre situazioni diverse accomunate da una stessa sensazione: quella di sentirsi inutili, di non servire più. In tutti questi casi si può cadere vittime di questa forma particolare di depressione.
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Prima c'era un ruolo ben preciso che scandiva l'esistenza e dava senso a tutto, poi ecco il cambiamento non voluto, che viene sentito come un lutto, una perdita di se stessi. È questo lo schema che può innescare una depressione reattiva anche molto seria.
Queste crisi però non colpiscono tutti, ma solo le persone che hanno investito tutto il proprio senso di identità e la motivazione dell'essere al mondo su un solo ambito o ruolo: un uomo che "è" il suo lavoro, una donna che da sempre si vive solo come "mamma di figli da accudire", un anziano che si sente vivo solo se la sua esperienza serve a chi sta intorno a lui...
Questo viversi in maniera mono-dimensionale, puntando tutto su un unico modo di essere e lasciando il resto in secondo piano, espone al rischio di sentirsi sganciati dalla vita, dagli altri e da se stessi, di sentirsi profondamente soli. E quindi di cadere in depressione. Se vogliamo prevenire crisi dolorose oppure uscirne rapidamente, è necessario ampliare gli interessi e sondare nuovi ambiti d'azione: ciò fornisce una più grande "base di esistenza" che ripara dai cambiamenti anche bruschi che la vita talora propone.