La depressione ha una funzione "nascosta": libera l'uomo naturale che è dentro di noi, colui che incarna la nostra essenza; per questo va "ascoltata"
Già nel 200 d.C. Plotino, filosofo neoplatonico, poneva l'accento su un argomento a dir poco attuale: il celebre pensatore rifletteva sulle sorti dell'uomo della sua epoca, troppo sbilanciato all'esterno, «soffocato dall'esteriorità, collegato da mille vincoli alle attrattive del mondo». Talmente distratto da smarrire il proprio percorso, e consegnarsi a un'infelicità esistenziale che oggi chiameremmo depressione.
Eppure, assicura Plotino, sotto la scorza dell'uomo esteriore se ne nasconde un altro: l'uomo naturale, arcaico, colui che incarna la nostra essenza, il più vicino alla nostra autentica natura. Se fossimo capaci di seguire questa voce interiore sapremmo sempre cosa è giusto fare, riusciremmo a seguire la nostra strada senza incertezze, guidati da un'innata fiducia in noi stessi. Tenendo lontana la depressione.
Purtroppo nella nostra società sono sempre di più le persone che soffrono di depressione; ciò significa che oggi siamo ben lontani dall'essere uomini e donne naturali. Così non sorprende che la gioia di vivere possa abbandonarci e che anche l'istinto perda potere, schiacciato da ragioni che sembrano inappellabili. In poche parole diventiamo fragili, smarriti, la nostra vita ci assomiglia sempre meno. A questo punto vivere diventa un peso, un dovere del tutto privo di interesse. La depressione si insinua tra le pieghe di ogni gesto, anche del più banale, svuota ogni cosa di significato...
Se ancora una volta cerchiamo aiuto all'esterno e ci aggrappiamo all'antidepressivo, ignoriamo che la soluzione è già dentro di noi.
Il nostro "uomo naturale" sa sempre cosa ci fa star bene, e con altrettanta precisione sa cosa non fa per noi. Peccato che abbiamo perso la capacità di ascoltarlo: le nostre orecchie sono sempre puntate all'esterno, pronte a percepire cosa gli altri si aspettano da noi. Diciamo troppi "sì" a ciò che le convenzioni o i luoghi comuni ci impongono o a ciò che noi stessi ci imponiamo come scelte obbligate, indiscutibili. Ma non riusciamo a dire di no, a rifiutare legittimamente ciò che ci allontana dal nostro "progetto" originale: essere ciò che siamo. Il prezzo da pagare è alto: vivere in superficie apre le porte alla depressione.
Cosa possiamo fare una volta che la tristezza e la depressione si siano impossessate di noi? Non opporsi, non cercare facili e illusorie soluzioni chimiche (gli psicofarmaci), e lasciare che il dolore faccia il suo lavoro. La depressione spazza via le incrostazioni che fanno deragliare dai binari della vita: "approfittiamo" di questo disturbo per liberarci una volta per tutte delle opinioni altrui, dei giudizi inutili, degli attaccamenti superficiali, dei progetti e delle ambizioni che non ci appartengono. E ricominciare a vivere.