Giovedì 17 giugno il presidente dell'Istituto Riza di medicina psicosomatica è intervenuto al Festival Internazionale di Cultura Ebraica di Roma
Specie quest'anno, dedichiamo tanto tempo a parlare della ripartenza, della rinascita. Purtroppo, si scambia spesso la parola rinascita con il ritrovare ciò che siamo stati, ma non è così: rinascere è ri-nascere, è cioè andare verso una vita nuova, non ritornare a quel che c’era ieri. Molti mi chiedono: ritorneremo quelli di prima? Miglioreremo? Non c’è da migliorare: siamo uomini e donne creati per conoscere le leggi dell’Universo e per seguire ciò che ci caratterizza. Rinascita significa dunque occuparmi delle mie passioni, dei miei talenti, non è rimettere le cose a posto, far funzionare un rapporto che prima non funzionava, non è diventare come bravi cagnolini che danno la zampa, addomesticati.
Che cosa caratterizza il mondo umano prima di tutto? L'incessante metamorfosi verso qualche cosa di misterioso che ci abita e che regge la nostra identità. Le crisi d'identità vengono perché altri lati inediti di questa personalità possano affacciarsi. Giovedì 17 giugno, alle ore 19.30, ho tenuto una lectio magistralis presso il Palazzo della Cultura di Roma, in occasione del Festival Internazionale di Cultura ebraica: ho dedicato la mia conferenza proprio a questo tema. Rinascere è comprendere che in noi c’è questa metamorfosi, che siamo in viaggio, che rinascere è continuare il tuo viaggio. Mi ha fatto davvero piacere partecipare a questo convegno; l’anno scorso con il rabbino Di Segni avevamo parlato della felicità. Questa volta il tema è stato il ripartire, e per farlo ho invitato tutti a togliere il suffisso "ri". Bisogna partire per il viaggio che spetta a ciascuno di noi, poiché ciascuno ha il suo viaggio, unico.
Chi non ha potuto seguire l'evento in presenza o in diretta streaming, può rivederlo anche sui canali social del Festival: YouTube, Facebook.
