Raffaele Morelli: Impara a non farti più domande
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: Impara a non farti più domande

C’è poco mistero, poco ignoto nelle nostre vite e per questo soffriamo. Quando invece una persona sta bene? Quando smette di farsi domande.

Quando qualcuno mi dice che ha cambiato vita, che ha stravolto le sue abitudini, che adesso ha una nuova esistenza, in genere non mi fido. Le azioni esterne che sovvertono il nostro mondo possono dare solo sollievi momentanei. Quindi evitate di sforzarvi, di programmare una vita migliore.

In genere sono queste le parole che diciamo: «Quando avrò realizzato certe cose, starò bene». Così pensiamo che un divorzio, un nuovo amore, un nuovo lavoro, un nuovo incontro risolvano i nostri conflitti. A volte passiamo la vita ad aspettare che accada una magia che ci porti via dalla nostra routine dolorosa.

Per la verità credo solo nei miglioramenti che avvengono senza aver cambiato vita... E allora che cosa è successo che ha fatto star bene, che ha portato gioia e benessere? È semplicemente cambiato lo sguardo, quindi l’opinione che il paziente aveva sulle sue sventure. È cambiata la narrazione: cioè l’idea che si è fatto sul suo disagio, credendo che la sua esistenza sfortunata dipenda solo da quello.

raffaele morelli

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La lettera di Daniela

Daniela, una lettrice di Riza, mi ha scritto un’email che trovo esemplare. Le sue parole sono fondamentali per tracciare una linea su come stare con se stessi.

«Buonasera Dottore, la ringrazio infinitamente. La mia vita è stata un pozzo di dolore e io ero letteralmente sommersa dall’acqua. Ho provato tutto! Trascuratezza da parte dei genitori, la malattia di mia sorella, la disgrazia economica, i cattivi rapporti in famiglia, un padre-disgrazia, l’aggressività di mio fratello, l’instabilità psicologica dei miei genitori, il contatto con gente orribile. Mia sorella non era accudita a dovere, lo Stato non c’era. La delusione all’università, sul lavoro. Non c’era niente che mi potesse più far sorridere. Eppure da bambina avevo quasi gli stessi problemi, ma sorridevo. Grazie al suo videocorso “Vincere l’ansia”, ascoltato mentre facevo le faccende domestiche con accanto la mia bambina di tre anni, ho potuto in un solo giorno guardarmi. E lo sa? Ho smesso di farmi domande inutili. Non ho trovato risposte, perché semplicemente non le cerco più. Non ho più bisogno di sapere se ho fatto la scelta giusta o sbagliata all’università, quale lavoro farò tra qualche mese, se diventerò mai un giudice. I pensieri che prima attanagliavano la mia vita, si sono dissolti. Idem per il futuro della mia famiglia, con due genitori anziani e malati ed una sorella gravemente disabile. Sono io il pilota del mio aereo. Li gestisco io i comandi. Ho capito il perché di tante scelte che ho fatto inconsapevolmente»

Il regno della non-conoscenza

Questa è la prima parte dell’e-mail di Daniela, in cui scrive parole decisive: «Ho smesso di farmi domande...». C’è un regno antico dentro di noi dove non esistono domande e risposte. È un regno ignoto: pensate che il dio dei Veda, Prajāpati, che genera tutto il creato, non trova importante il suo potere e neppure il suo splendore: li regala al figlio. La sola cosa irrinunciabile per lui è l’ignoto, l’essere sconosciuto a se stesso.

Chi crea il mondo vive nel Regno della non-conoscenza, che è la base di ogni crescita, di ogni metamorfosi. «Prajāpati - scrive Roberto Calasso - diventò il garante dell’incertezza connessa al domandare. Garantiva che sarebbe sempre sopravvissuta». Se uno dovesse dirmi: cosa manca alla nostra civiltà che per questo ci fa ammalare? Risponderei subito: l’essere sconosciuto che ci abita, l’ignoto, del quale nemmeno il Signore del Mondo può fare a meno.

Per sé Prajāpati «aveva riservato soltanto l’ignoto. Un ignoto che circondava un’incertezza come un’isola bagnata da un oceano e non prosciugabile». Quando una persona sta bene? Quando smette di farsi domande... Quando smette di tormentarsi. Quando accetta di non ragionare sui suoi affetti, sulle cose accadute. Il cigno bianco, la rosellina inglese e il profumo sono state la guida di Daniela...

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La donna nordica

Riprendo la sua e-mail:

«La mia ansia si annida nel petto... L’ho sempre fatta uscire dalla pancia, il mio porto sicuro, lo stesso in cui ho custodito per nove mesi la mia bambina. L’ho chiamata Elisabetta, mia figlia. Sa, io nella mia immagine sono una sovrana, una principessa su cui tutti contano, che ama il suo popolo. In effetti, sono da sempre molto brava nel consolare un amico in difficoltà. Molti mi dicono che sono una persona che ascolta e dà consigli estremamente saggi. Il mio animale è un cigno bianco, perché sono una persona molto pura e delicata, fragile, ma capace di danzare nell’acqua. Il mio fiore è una rosellina inglese, l’unico fiore che inconsapevolmente ho voluto nel mio bouquet da sposa. Pensi, perfino la fioraia si è accorta di quanto fosse importante per me e si è precipitata lontano dalla mia città, a Ferragosto, per esaudire questo mio desiderio. Il mio profumo preferito è sempre stato la rosa. Ora l’ansia è la mia amica, la mia donna bionda, con gli occhi azzurri... Alta, ma senza un volto definito. È una donna tedesca, vestita in modo colorato e non convenzionale, perché io nel Nord della Germania ho vissuto un anno... Ed in quel silenzio (non conoscendo la lingua) stavo bene. Immagini un anno senza poter parlare appena si scendeva sotto casa, in un paesino nel Nord dimenticato da Dio. Io e il mio compagno. E poi ho sempre adorato i boschi e in Germania ce ne sono di favolosi. Amavo correre alle 5 del mattino, cercavo inconsapevolmente l’ombra degli alberi. Forse cercavo la mia ombra, ma non lo sapevo. Questa donna mi ricorda la mia sofferenza nel vestirmi in giacca, pantaloni scuri e scarpe con il tacco in tribunale, durante il praticantato. Pensi che mi presentai ad un convegno presso la Corte dei Conti con un abito molto colorato e le calze a rete. Mi coprivo con il piumino per non farmi scoprire... Ma com’ero felice! Non so come andrà la mia vita. So che da domani mi metterò a studiare con più determinazione, per trovarmi un lavoro migliore. Il resto verrà da sé, basta domande inutili. E appena possibile, con la casa più grande che sto acquistando, troverò uno spazio per il mio pianoforte, che non suono più da vent’anni e riprenderò a suonare. Mia figlia è una cantante bravissima, ha una musicalità incredibile... Eppure non le ho mai insegnato la musica. Con affetto. Una principessa che finalmente oggi ha sorriso».

Incontri con le immagini

Quando cambia l’atteggiamento mentale avvengono incontri con le nostre immagini, che vengono a trovarci, ci chiamano, ci curano. Il cigno è sacro ad Afrodite, la dea delle acque d’amore, mentre il profumo di rosa evoca la sapienza del femminile, quella saggezza di ogni donna che è racchiusa nel mondo interiore.

Daniela parla del suo stile, del suo modo di vestirsi, del suo rapporto con i boschi, del nascondersi agli occhi degli altri: tutte doti che solo le donne possiedono. Daniela non si è data al lamento ma ha trovato l’immagine della “donna nordica, bionda con gli occhi azzurri” come rappresentazione della sua “amica ansia”.

Trasformare i disturbi in immagini è il vero, forse unico presidio terapeutico nei confronti della nostra sofferenza. «Il resto verrà da sé»: sono parole che si affidano all’ignoto, a quel lato irrinunciabile del signore delle creature dei Veda. C’è poco mistero, poco ignoto nelle nostre vite e per questo soffriamo. Daniela insegna che ci sono lati della nostra personalità che vogliono nascere quando soffriamo. E allora arriva come d’incanto il benessere.

Vuoi raccontarci la tua esperienza, i tuoi dubbi, i tuoi successi? Manda una mail a raffaele.morelli@riza.it

raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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