I bambini possono vivere questa esperienza senza grossi traumi, a patto che i genitori non si comportino da bambini; ecco le “regole” del buon divorzio
Esistono numerose ricerche che raccontano come subire una separazione dei propri genitori non necessariamente sia causa di traumi nei figli: addirittura, secondo una recente ricerca statunitense, i figli dei divorziati ottengono in media risultati migliori nei test di intelligenza. Ci sono esempi lampanti di chi ha avuto una famiglia “completa” eppure è cresciuto nell’infelicità e chi invece, seppur con mamma e papà separati, ha avuto un’infanzia serena e spensierata. Chi ha avuto genitori che sono rimasti insieme trent’anni “per i figli” oggi non riesce ad avere un partner perché odia la vita di coppia e chi li ha avuti separati fin da piccolo è diventato un adulto sano ed equilibrato.
Purtroppo alcuni genitori che si separano fanno proprio in modo eccessivo questo modello di pensiero per cui “tutto è relativo” e sottovalutano così l’importanza di una separazione “fatta bene” per lo sviluppo psichico e l’educazione dei bambini o dei ragazzi. Nascono da qui i frequenti comportamenti infantili o aggressivi, rigidi o alternanti, che i due “quasi-ex” partner mettono in atto fra loro e con i figli, trascinando questi ultimi in un pericoloso vortice di malessere e di esempi sbagliati. Perciò, anche se è vero che ogni bimbo “ce la farà” a diventare grande nonostante tutto, i genitori dovrebbero continuare a fornire loro un buon terreno di crescita affinché quel “nonostante” non diventi per lui la causa di una ferita indelebile, di una futura forte nevrosi o di un disturbo della personalità.
Ci si separa e si utilizzano i figli per comunicarsi ripicche, critiche, bisogni: “Dì alla mamma che l’ho vista con un signore e che ci sono rimasto male»”. Oppure per ricattare: “Dillo al papà che vuoi che torni a casa, diglielo che piangi”. In questi casi gli esperti parlano di “bambino triangolato”. A volte compare un nuovo partner troppo presto e glielo si impone in casa, a volte si discute di continuo davanti a loro, anche in modo molto acceso. Oppure ci si fa vedere tristi e abbandonati, vittime delle scelte dell’altro genitore e si chiede protezione al figlio, come se fosse un partner o un genitore: ciò crea in lui la cosiddetta “adultizzazione precoce”, che gli impedisce di vivere la sua età e lo iper-responsabilizza (“Mamma stai tranquilla, non ti lascerò mai”).
Bisogna ricordare che un bambino, di fronte a uno stato di costante conflitto fra i genitori pensa sempre di essere lui la causa e sviluppa un forte senso di colpa. Il problema dunque non è che ci sono troppe separazioni, ma che troppo spesso sono incomplete, e in tal senso gli uomini hanno maggiori responsabilità: molti vanno fuori di casa e, pur avendo una o più amanti, diventano ossessivamente gelosi della “quasi ex” moglie, la cercano sessualmente ma poi non tornano, alternano annunci trionfali di rientro e svilenti addii pieni di critiche. Di fronte a questi comportamenti da neo-adolescente, la donna resta disorientata e non di rado si fa tirare dentro a questo circolo vizioso. Ma a rimetterci di più sono ancora una volta i figli, costretti ad assistere al teatrino infinito di questi genitori che sembrano due ragazzini alle prime tormentate esperienze sentimentali. Proteggerli da questo scempio è possibile: dobbiamo crescere come persone. Il resto viene da sé.
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