Quando le mamme vorrebbero scappare
Vita in famiglia

Quando le mamme vorrebbero scappare

Avere figli è un'esperienza bellissima ma anche molto faticosa. Richiede equilibrio, sensibilità, energia e molta pazienza: come sopravvivere

«A volte sogno di scappare: sono una mamma cattiva?». Non c'è mamma che non se lo sia chiesto, magari dopo un catastrofico capriccio della dolce creatura o l'ennesima notte in bianco. Niente paura, è tutto nella norma, non siete strane né cattive.

Quando arrivano i bambini la vita si complica

Sin dai primi giorni le mamme si trovano impegnate senza tregua in vari gesti di cura offerti ai propri figli che sembrano, nel corso della giornata, non finire mai: allattarli, pulirli, cullarli e ancora allattarli, pulirli, cullarli... Incombenze che vanno poi ad aggiungersi a quelle che riguardano già la normale routine legata alla cura della casa e al lavoro. Ci si trova così tutto di un tratto di fronte a un bambino in carne e ossa che sembra tanto diverso da quello che si era immaginato durante la gravidanza, quando, comodamente sedute in poltrona, si sognava il proprio piccolo: bello, buono e felice!

Si può essere più o meno fortunate, avere un bimbo tranquillo e dormiglione oppure già scatenato e insonne fin dai primi giorni, e naturalmente questo cambia molto le cose. Sta di fatto che la vita di colpo cambia, tutto si complica e sembra che non sia più possibile riuscire a stare dietro a ogni cosa. Ci si affanna, ci si offre al proprio bambino per tutte le sue necessità e si scopre come l'amore materno sia fatto anche di rinunce e di sacrificio. Sacrificio prima di tutto del proprio tempo e dei propri spazi: si pensi alle ore di sonno che si perdono in media per notte, al fatto che fare un bagno caldo o cenare in santa pace diventa un vero e proprio miraggio.

È proprio quando la fatica comincia a farsi sentire, quando la sintonia inizia a vacillare per svariati motivi, che possono emergere sentimenti fastidiosi, irritanti e rabbiosi. Si scopre allora che la maternità è fatta anche di frustrazione, fatica, rabbia, noia, rifiuto, insomma: voglia di scappare! Quale mamma non si è trovata ad alzare la voce con il proprio bambino, compiere un gesto di cura un po' frettoloso, dare addirittura uno scappellotto più o meno tenero per arginare la sua cocciutaggine?

L'ambivalenza dell'amore di mamma

Per stemperare questo "clima interiore", occorre quindi capire che "non si è sole né strane", ma capita proprio a tutte le mamme.  Che non devono pretendere troppo da se stesse, né temere chissà quali effetti devastanti causati da un gesto di impazienza: niente paura, i bambini no sono fatti di cristallo!

Costruire una rete di relazioni affettive intorno a sé - quando possibile - è il primo passo per vivere il proprio ruolo di madre con serenità e soddisfazione. E i cattivi pensieri della mamma, l'ambivalenza degli affetti, legati spesso alle solitudini, alle fatiche delle notti insonni o alle intemperanze del proprio  bambino, possono così albergare e forse "evaporare" in un luogo sicuro. E rimanere tali proprio perché ascoltati, condivisi e custoditi da una piccola comunità.

Mamme, arrivano i soccorsi!

Per ridurre il carico di stress della mamma, occorre anzitutto fare spazio ad altre figure.

- I padri - Sono validi e preziosi aiuti che partecipano a tutto campo alla crescita del bambino. Un papà che dà limiti e regole al bambino, che sostiene la mamma quando ha bisogno di qualcuno che vegli su di lei e la conforti.

- Le amiche - Nei luoghi di incontro dove si trascorre il tempo del gioco in compagnia, nascono amicizie con le altre mamme. Chiacchierando si scopre che non capita solo a noi di perdere la pazienza o di avere un bambino pestifero e, dove è possibile, si imparano stratagemmi nuovi.

- Internet - Benvenuti sono anche i blog e i forum in rete, oggi sempre più di moda, dove le mamme si confessano e si sfogano parlando anche del lato "meno nobile" della maternità.

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