Noto per la sua azione stimolante sull’apparato digerente e sul transito intestinale, il rabarbaro oggi svela anche la sua azione contro i radicali liberi grazie al contenuto di luteina e la zeaxantina
Il rabarbaro è una pianta erbacea perenne che appartiene alla famiglia delle Polygonaceae e cresce spontaneamente in Europa e in Asia. Dall’aspetto simile al sedano, tranne che per il sapore amaro, il rabarbaro si caratterizza per le coste verticali su cui si aprono al vertice grandi foglie, generalmente di colore verde che, in base alla tipologia, sfumano dal giallo al rosso; presenta fiori di colore giallo, verde o cremisi che sbocciano nel periodo estivo. Il suo nome deriva dal greco e significa pianta dei barbari, proprio perché originaria del Tibet e della Cina. Qui viene impiegato per le sue proprietà terapeutiche già descritte nel 2.700 a.C. dall’imperatore cinese Shen Nung. Esistono numerose specie di rabarbaro, la più nota e ricca di principi attivi è proprio il Rabarbaro cinese (Rheum palmatum). Fin dai tempi antichi, il rabarbaro è perciò utilizzato sia a scopo ornamentale che a scopo medicinale, soprattutto nelle popolazioni asiatiche. In cucina, si utilizzano le coste e i piccioli fogliari carnosi; mentre l'uso delle foglie è sconsigliato per il loro elevato contenuto di acido ossalico.
Il rabarbaro è ricco di sali minerali tra cui calcio, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio e selenio, oltre che di vitamine B1, B2, B3, B5, B6, K e J ebeta-carotene. Contiene anche composti fenolici acido gallico, acido cinnamico e acido tannico.
In erboristeria, si usa il rizoma del rabarbaro principalmente per sostenere il fegato, regolare la digestione, oltre che per le sue proprietà lassative, motivo per cui non si deve eccedere con le dosi, altrimenti può diventare una vera e propria purga. Noto anche come antinfiammatorio della mucosa intestinale, antisettico, emolliente, antispasmodico, diuretico e tonico, ottimo per depurare l’organismo e il sangue. Vediamo nel dettaglio le sue proprietà principali:
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Con la radice di rabarbaro, si preparano diverse preparazioni erboristiche, ecco le principali e come utilizzarle:
La maggiore controindicazione del rabarbaro è legata al suo uso eccessivo, per via del forte effetto lassativo. È comunque da evitare nelle donne in gravidanza e in allattamento, nei bambini sotto i due anni e nelle persone che soffrono di problemi gastro-intestinali come le coliti. Le foglie di rabarbaro contengono ossalati in gran quantità, il loro impiego in cucina è sconsigliato a chi soffre di calcoli renali e a tutti, in generale, per evitare intossicazioni. Consultare il medico di fiducia prima dell’uso, e attenersi scrupolosamente alle dosi indicate.