Non serve conoscersi. Serve vivere.

Liberarsi delle illusioni, delle teorie, dei luoghi comuni e cominciare a percepire quel che proviamo senza commento: solo così si entra nella casa dell’anima

Oggi voglio precisare. Si, voglio precisare e per farlo parto da un’e-mail tra le numerosissime che arrivano a Riza : “mi chiamo Marina e ho 42 anni. Seguo saltuariamente il suo blog e ho letto alcuni dei suoi libri che ho trovato molto interessanti. Come tutti, sono un’anima in cammino.”.  No Marina… quando dico “come tutti” sto già sbagliando la partita. Io sono un’anima in cammino. Se sono in un cammino come tutti, il mio sarà un cammino scadente. I grandi saggi ebraici ci dicono che se nel mondo c’è un altro come te o che fa le cose che fai tu, tanto valeva che tu non nascessi. Che cosa vuol dire un’anima in cammino? In cammino verso dove? E perché dovremmo camminare? Qualcuno nell’universo ci ha chiesto di camminare? Sai Marina (ancora la persona della mail citata, ndr), cosa emerge da questa tua premessa? Che tutte le volte che sono fermo, annoiato, io mi sento sbagliato. Se una persona dovesse dirmi: “quanto conta la noia per essere in cammino?” Io direi: “tantissimo”. “Mamma, mamma, dai racconta una favola che mi sto annoiando”. Così fanno i bambini. Loro non sanno che nel momento in cui si annoiano, il cervello si sta ricaricando, sta ricreando. Quindi cara Marina, non sei un’anima come tutti e sulla parola “cammino”, dobbiamo precisare. 

La mail continua: “Tra diverse esperienze mi sto dirigendo verso me stessa e sto comprendendo le leggi dell’anima”. Le leggi dell’anima sono cosmiche. Nella vita, di nostro, non c’è niente. Tutte le volte che dici che quella cosa è tua, che quell’amore è tuo, tutte le volte che specifichi le cose, tutte le volte che pensi di essere come sei per una storia che ti è capitata, stai individualizzando e quindi stai sbagliando.  E ancora: “Il mio percorso, tra le tante cose, prevede una vita di relazione alquanto difficile, nel senso che è uno schema che si ripete da più di venti anni.”. No, Marina, il tuo  percorso non prevede una vita di relazione difficile; sei tu che hai fatto si che la tua vita di relazione sia diventata difficile. La partita è differente. Nessuno nasce per avere relazioni difficili. Marina continua: “Gli uomini che incontro sono degli infedeli cronici innamorati di me ma del tutto dipendenti dal sesso e con esigenze di relazioni aperte”. Una cosa importante per occuparti dei codici dell’anima è la non-generalizzazione. Oggi incontro Giovanni, esco con Giovanni e Giovanni non ha niente a che vedere con nessuno degli uomini che ho incontrato. Questo poiché la mente tende a generalizzare e a ragionare come se uno fosse tutti. Ci sembra che tutti quelli con cui siamo stati abbiano fatto tutti la stessa cosa, dette le stesse cose, ci abbiano amato allo stesso modo. Non è vero.

Il racconto prosegue: “Spesso non so nulla di queste abitudini durante la prima fase della conoscenza ma poi lo schema si rivela in tutta la sua chiarezza e io dopo un tentativo di relazione scappo chiudendo con la persona in questione provata da grandi sofferenze.” Proviamo a ragionare così: “Io, Marina, ricordo che scappo. Non voglio sapere perché scappo. Non voglio sapere se scappare fa parte del cammino. Mi accorgo che scappo.”. Marina continua “Mi sembra evidente che c’è una lezione da imparare, ma quale?” Non dobbiamo immaginare il viaggio dell’anima come andare a scuola,all’oratorio, in parrocchia. Non c’è una lezione di qualcuno che ti dice: “Stai attento, siediti bene, alza le spalle, comportati bene, non uscire con quello lì, non mangiare troppo, non bere troppo”. Non è questa la lezione da imparare.

Estrapolo ancora frasi dalla Mail “(È giusto) dare poca importanza agli incontri di natura sessuale?” Quando abbiamo un incontro di “sola natura sessuale”, nel momento stesso in cui lo identifichiamo come tale, l’abbiamo già catalogato e quindi lo stiamo catalogando di serie b rispetto ad un amore dove c’è il sentimento. “(È giusto) Sopportare le infedeltà e le attenzioni verso altre donne come se nulla fosse?”. Ma chi ci ha chiesto che un cammino è una sopportazione? Qui non siamo in viaggio verso Compostella. Qui non c’è da ferirsi le mani, i piedi, per andare da qualche parte. “Oggi, alle sette meno venti, mi accorgo che Francesca ha guardato un altro uomo”. Non c’entra niente con tutte le Francesca che ho conosciuto e prendo atto di quello che provo nel momento in cui Francesca guarda un altro uomo. Provo rabbia, gelosia, fastidio, voglia di gridare. Ecco, quell’uomo o quella donna che sente la gelosia, è del tutto nuova rispetto alle altre donne che hanno provato la gelosia. Io voglio prendere atto che alle sette meno venti sono una persona veramente gelosa. Insomma, non mi devo dire che le leggi dell’anima che devo comprendere vorrebbero evitare che fossi gelosa per una sorta di idea di cammino in cui devo essere calmo…

Se stiamo attenti, le cose che diciamo sono le cose che hanno detto tutti gli altri quindi non sono nostre, sono ripetizioni. Io devo guardare la mia gelosia. Saggezza non vuol dire che non sei più geloso, non sei più arrabbiato, che sei diventato una brava persona. Saggezza vuol dire che guardi la gelosia quando arriva. “(devo)Imparare ad amare incondizionatamente?”. Il seme che si trasforma in rosa o in un fiore, si domanda se lo deve fare incondizionatamente? Cosa vuol dire incondizionatamente? Che ho già diviso il mondo in amori di serie a e di serie b. E io stesso ho diviso il mio modo di amare in serie a e serie b. Lo amo incondizionatamente, costi quel che costi, sia quel che sia, allora è vero amore. Se invece faccio dei calcoli non è vero amore. Io prendo atto che sono quello che adora pazzescamente Francesca ma alle otto e un quarto mi sono accorto che ho anche del gelo nei suoi confronti: assoluto, incondizionatamente, sono temi ideali quindi fasulli.  E la mail prosegue “Amare incondizionatamente significa forse sapere che l’altro è felice e quindi lasciarlo libero di fare ciò che vuole e dargli comunque tutta me stessa?” Cosa vuol dire “dare tutta te stessa?” Chi è che dà tutta se stessa? Chi ti chiede che tu dia tutta te stessa? Non conosci te stesso, non sai chi sei. Di volta in volta ci accorgiamo che non esistono stati d’animo contrastanti: alle otto ero molto arrabbiato e alle dieci e un quarto avevo una tenerezza che non pensavo di avere. Così avrebbe ragionato Pessoa. Siamo mille personaggi, siamo mille cose e tutte sono in cammino con noi.

Ancora Marina: “La mia libertà, l’amore verso la persona, le mie esigenze, i miei bisogni non devono essere considerati? O forse la lezione sta nell’amare me stessa più dell’altro, saper dire di no dall’inizio”. Ogni volta che mi faccio una domanda sono lontana dal viaggio. Ogni volta che mi dico una cosa che dovrà accadere nel futuro sono lontana dal viaggio. Domani lo lascio, domani non è adesso quindi è inutile che me lo dico. Se programmo il mio modo di amare sto compiendo una follia perché l’amore non vive nel tempo. Come può essere programmato ciò che non vive nel tempo? Come può essere programmato un modo di essere. Tutte le volte che diciamo “ora che è finita questa storia non mi innamoro più”, puntualmente veniamo delusi perché ci innamoriamo ancora e soffriremo ancora. Se uno dovesse dirmi quale è il cammino, è la percezione di quel che capita dentro di me senza il commento. Una buona giornata è quando mi accorgo che ho parti in luce e parti in ombra. Se mi accorgo che certe parti sono in ombra, mi accorgo che posso essere aggressivo, dolce, fragile, insicuro, incerto, geloso. Io che guardo tutto questo comincio ad essere nella casa dell’anima. Come ci si accorge se si è nella casa dell’anima? L’anima non è individuale e non siamo in cammino per trovar noi stessi ma per trovar una cosmologia.

Che vi piaccia o no l’anima è come la luna: sorge e tramonta durante un ciclo. Non siamo mai uguali un giorno dopo l’altro. Quindi non fissiamoci nella mente un personaggio unico…non lo siamo. E se cerchiamo di diventare un personaggio che abbiamo in mente stiamo lottando con delle maschere che inseguono altre maschere, illusioni su illusioni. Sarebbe come se viaggiassimo e volessimo portare l’acqua con le mani. Se ne sono già andati un attimo dopo quando pensiamo di aver raggiunto una meta definitiva. Guardarsi, percepire senza il commento. Allora l’anima come ce lo fa vedere? Con il suo lato cosmico incontrando una pianta, un animale che ci viene a trovare, una persona che ha delle cose da dire solo a noi. Accorgersi che accadono cose fuori di noi e che vengono a trovarci nuove emozioni, nuovi sentimenti, nuovi pensieri, nuovi sogni. L’anima è fatta della stessa sostanza dei sogni e i sogni non vivono nel tempo, come l’amore. Un minuto sembra un anno, lo spazio deformato, sono il regno delle immagini. Conoscersi significa percepire cosa accade dentro di me, accorgersi che quello che credo di conoscere è una grande delusione. In questo senso di grande incertezza e insicurezza, in questo accorgersi che provo sentimenti infantili e banali, io incomincio a stare con me stesso per davvero e divento la cosa più importante, forse l’unica per cui siamo nati: diventiamo un uomo e una donna, di più non c’è.

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RAFFAELE MORELLI
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