Ama i tuoi lati brutti

Buon giorno a tutti. Far esistere dentro di noi gli opposti, le cose che ci piacciono e le cose che non ci piacciono ma che si affacciano dentro di noi hanno lo stesso diritto di esistere. Se ne escludi una, se escludi quello che tu pensi sia il tuo lato brutto, automaticamente perdi di vista quello che credi essere il tuo lato bello.

Sentite cosa mi ha scritto Viola, che ha letto un articolo su Riza. In quell’articolo scrivevo che bisogna fare pace con le diverse anime che abitano dentro di noi:

«Provavo a volte disagio perché non riuscivo a conciliare il mio lato serio e affidabile e quello erotico perverso. Ho provato a immaginare tre donne dentro di me e ho visto tre donne bellissime che si sono strette la mano. Le ho visualizzate e ho dato loro un nome. Ho visto Claudia, dolce, gentile, determinata nella vita e nel lavoro, senza troppi grilli per la testa, razionale e seria, poi Lola piena di gioia di vivere, sensibile, solare e infine Terry, la parte di me che non mi piaceva e che volevo nascondere, di una bellezza conturbante, sexy, trasgressiva, audace.»

E’ un esercizio interessante che io spesso utilizzo in psicoterapia. Cosa ha fatto Viola? Ha preso queste tre donne che ha nominato Claudia, Terry e Lola e ha immaginato che stessero l’una vicino all’altra socchiudendo gli occhi ha immaginato che si dessero la mano. L’altro giorno un mio paziente mi diceva che la cosa di sé che trova insopportabile è il suo lato rabbioso. Dice:

«Pensi dottore che l’altra sera ero in un ristorante con degli amici e quando mi parte, lui dice il “nervo”, per una battuta banale di un conoscente, ho cominciato ad arrabbiarmi, a urlare, a insultare i presenti. Insomma, ho fatto una figura pessima. Puntualmente torno a casa e mia moglie me ne dice di tutti i colori. Insomma, sono sull’orlo del divorzio per il mio brutto carattere.»

Tutti quelli che credono di avere un brutto carattere cercano come prima cosa di domarlo e sbagliano. Quello che non ci piace di noi dobbiamo prima di tutto riconoscerlo come un nostro lato; due, non cercare di domarlo; tre, non cercare di escluderlo perché lo rinforzeremmo; quattro, fargli posto. E così, ho detto a questo mio paziente che potevamo, se voleva, socchiudere gli occhi e guardare il lato di sé che gli piaceva. «Sì dottore, sono un manager, una persona che funziona, sono bravo, attivo, una persona intelligente, tutti mi fanno i complimenti, vedo che funziono…»  Gli ho chiesto: «Come chiamerebbe questo personaggio?» E lui l’ha chiamato Ettore. Mentre come chiamerebbe questo lato brutto? Quello delle scenate al ristorante, quello che rovescia i tavoli? Lo chiamerei Patroclo. Non mi soffermo sul significato dei nomi degli eroi greci ma quello che è importante segnalarvi è che, con gli occhi socchiusi, ha cominciato a vedere i personaggi che lo abitano. Patroclo l’iroso, l’arrabbiato ed Ettore, l’altro personaggio, quello che funzionava nella sua vita. Anche io, come ha fatto Viola che ci ha scritto l’e-mail,  ho detto: «Proviamo a lasciare che questi due personaggi si tendano la mano.» Inizialmente non ci riusciva, anzi, Patroclo, il personaggio iroso veniva sempre cacciato via dalla scena. Invece un giorno, in una seduta, i due personaggi stavano l’uno seduto di fronte all’altro insieme e si guardavano. L’uno accettava la presenza dell’altro. La contraddizione poteva avere i due termini della contesa l’uno vicino all’altro. Questo è un grande tema, la nostra felicità dipende prima di tutto dall’accogliere in noi le contraddizioni. E’ l’unilateralità che ci rende fragili e incompleti. Se accolgo dentro di me l’essere aggressivo, posso accogliere anche il lato dolce. Un grande psichiatra americano, Sheldon B.Kopp, diceva che il nostro destino si basa sull’accettare gli opposti. Il mio lato avido e il mio lato generoso, quello arrabbiato e quello premuroso, dolce. Io aggressivo e io calmo. Insomma l’uno senza l’altro ci renderebbe unilaterali, fragili e aridi. Quindi, la prima cosa da fare con quel brutto carattere è immaginarlo come una presenza dentro di noi, un compagno di viaggio. Questo è anche il pensiero di Schopenhauer, che conosceva l’anima come pochi. Provateci: tutte le volte che non vi piacete, socchiudete gli occhi e immaginate che quel personaggio che non vi piace, entri piano, piano nella vostra interiorità. Lasciategli posto e dategli un nome, vedrete che dopo un po’ questo compagno di viaggio sarà un prezioso alleato. La cosa importante: non cercate di inibirlo, lasciategli fare la sua parte e vedrete che non inibendolo, si arrabbierà, diventando iroso e aggressivo soltanto quando serve. Ma quando serve farà per davvero la sua parte.

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