Ascolta il tuo mondo interiore

Buon giorno a tutti, vi leggo quello che mi scrive Erminia: «Tra le sorprese di questa nuova vita, da quando seguo i suoi consigli, ce n’è una in più che un po’ mi meraviglia. Mi sto innamorando di me stessa.»Serve innamorarsi di se stessi?Un fiore si innamora di se stesso? Un gatto si innamora di se stesso? Penso proprio di no. Il vero lavoro da fare è un altro: è quello del minatore. Il filosofo francese Gaston Bachelard diceva che se non fosse stato per l’uomo, l’oro, il diamante, lo smeraldo, il rubino, non sarebbero mai stati tolti dalla miniera. Cioè la vita del rubino e del diamante avrebbero potuto scorrere del tutto inosservate, se non fosse che un giorno gli uomini hanno imparato ad estrarli. Non innamorarti di te, ascolta il mondo interno così com’è. Di chi ti vuoi innamorare se non di un’idea che ti sei costruito? Percepire il mondo interno vuol dire percepire cosa c’è dentro di me adesso: la tristezza, la paura, la rabbia, la desolazione. Questa è la base perché l’oro, il rubino, lo smeraldo possano affacciarsi. Non si tratta di diventare più bravi, non si tratta di diventare più forti o migliori. Si tratta di posare lo sguardo. «Questa meraviglia e questo stupore…» mi dice Anna «Si accompagnano a una sensazione di gioia grande, un sole dentro. Questo è quello che provo, eppure nella mia vita nulla è cambiato.» Si, interessante, ma per sapere se sei veramente dentro te stesso prova ad essere nello stato in cui non ti accorgi di essere tu il protagonista. L’oro non sa che può arrivare qualcuno che lo estrae dalla miniera. Cos’è che estrae dalla miniera i nostri talenti, le nostre capacità, le cose che desideriamo? Lo sguardo. Guardare vuol dire posare l’occhio interno dentro di noi. Ma perché l’occhio interno funzioni, non ci deve essere alcun giudizio di merito. Non ci deve essere un occhio sul passato, non devi innamorarti di te. Devi semplicemente dirti: “adesso sto guardando dentro di me e non ho niente da dirmi.” Niente da dirmi e aspetto. Quando l’occhio si posa sull’interno è esattamente identico al minatore che estrae l’oro. Ancora più identico al contadino che semina e aspetta. Io non ho risolto il problema di mio marito che mi ha lasciato, io non ho risolto il problema di lui che non vuole vivere con me, io ho guardato il dolore che provo e solamente per il fatto che -ho guardato- ho seminato. Lo sguardo, è come lo sperma che in “basso” fa i bambini, in “alto”, guardando senza commento, porta i problemi in un'altra dimensione. Lo psicanalista C.Gustav Jung diceva una cosa importante, sosteneva che c’era una differenza sostanziale tra chi vede il proprio problema e vuole risolverlo e chi invece lo guarda. E’ molto diverso guardare un problema cambiando prospettiva, è come se osservassimo un oggetto dal primo piano, dal secondo o dal ventesimo piano di un  palazzo. Io mi arrabbio con Giovanni perché penso che lui sia stato troppo egoista e penso che in questo modo io sto soffrendo. Questo è un ragionamento per cui si guardano le cose dal primo piano. Al secondo piano io mi arrabbio con Giovanni e non so la causa, non mi interessa che sia egoista o no. Al terzo piano io mi arrabbio, non c’è più neanche Giovanni. Al quarto piano l’arrabbiatura è venuta a trovarmi, al quinto piano un Dio misterioso è venuto a trovarmi, Marte è venuto dentro di me, ci sono motivi misteriosi per cui lui vuole vivere dentro di me. Al sesto piano io non esisto più, Marte scorre dentro di me; al settimo piano aspetto i doni che mi porta il fatto di aver accolto Marte. All’ottavo piano sono in pace con me stesso perché ho dato al signore del mondo trasformato in Marte la forza di depositarsi dentro di me. Al nono, al decimo, al ventesimo piano, al trentesimo piano, io sono una pianta che ha accolto l’aggressività che le persone banali vogliono mandare via, vogliono cacciare via e che invece è il substrato, il terreno, il concime per la propria evoluzione. Nel momento in cui io non vedo più problemi personali e li guardo e basta, li porto in un territorio, dove non sono più io a stare male, ma sono in una dimensione cosmica. Allora la partita si fa differente. Il poeta e filosofo Tito Lucrezio dice: «Così come è soave guardare dalla terraferma il mare in tempesta e gli uomini che vengono tormentati, compiacendosi dei mali da cui si è indenni. La scelta salutare è dunque vivere appartati secondo il precetto epicureo del vivere nascosto e lasciando agli stolti gli affanni di una vita competitiva.» Dall’alto egli vede la nave in tempesta e vede gli uomini che si affannano e si adoperano e si impegnano per non essere sopraffatti dalla bufera, lui guarda e dice: «io sono felice non perché godo del dolore di queste persone che soffrono in mezzo al mare travolte dalle onde ma perché mi sono accorto da che cosa mi sono liberato.» A seconda del piano da cui guardi le cose, un amore può diventare una sofferenza  o  aprire le porte ad un nuovo destino. Così la rabbia, così la fragilità, così l’insicurezza.

TAG
RAFFAELE MORELLI
DISAGI
INTERIORITÀ
AUTOSTIMA
UOMO
EMOZIONI
MONDO
ASCOLTARE
APPROFONDISCI
Il giornale dell'Autostima - Luglio/Agosto 2017
Il giornale dell'Autostima - Luglio/Agosto 2017

Star bene con te stesso è l'unica cosa che conta

CONSIGLIATO PER TE
Il giornale dell'Autostima - Settembre/Ottobre 2017
Il giornale dell'Autostima - Settembre/Ottobre 2017

Quali sono i falsi problemi che possono mettere a rischio la nascita di un am...

Iscriviti alla newsletter RIZA e ricevi notizie e suggerimenti per prenderti cura di te!
Test della settimana
Test della settimana
Quanto sei ansioso?