Esiste una via privilegiata per superare i disagi che ci affliggono: ridare spazio al proprio lato sognante affidandosi alle immagini che nascono da dentro.
Immaginare significa aprire la porta alle soluzioni che verranno. Non è un modo per distrarre la mente, per alleviare il peso di dolori e preoccupazioni, ma il mezzo più adatto per ridare vigore all’energia trasformativa innata. Ecco perché possiamo dire che immaginare equivalga a curare, a imprimere un segno assai più efficace della parola.
In psicoterapia, le immagini si rivelano gli strumenti più adatti da utilizzare nel corso di un colloquio, in quanto "conoscono" - meglio delle parole - la via per affacciarsi sul mondo interiore dei pazienti e dare seguito a quei cambiamenti indispensabili alla guarigione.
Al contrario, rimuginare troppo a lungo sui disagi finisce spesso per complicarli. Più ne parliamo più li teniamo in vita! Nelle questioni di ordinaria amministrazione possiamo anche affidarci alla logica ma quando i problemi che ci toccano arrivano a coinvolgere gli aspetti più autentici della nostra persona, le facoltà intellettuali si rivelano insufficienti. Le considerazioni razionali faticano a centrare il cuore del problema.
L’Anima - come insegna il grande psicoterapeuta Carl Gustav Jung - è fatta di immagini, vive e si esprime attraverso le immagini perché è strettamente connessa all’inconscio, alle aree più antiche e istintive del cervello; aree legate al canale visivo, alla capacità di immaginare, credere e sognare.
Se i discorsi razionali costringono la mente nel recinto della logica, del già noto e già vissuto, le immagini - tesori dell’anima - aprono la porta a soluzioni inaspettate e potenzialmente infinite.
Sotto la corteccia cerebrale e le sue innumerevoli sovrastrutture giace nascosta la parte più vitale e creativa di noi stessi. Le soluzioni più adatte a ciascuno di noi, quelle che spesso non eravamo in grado di prevedere, che a posteriori definiamo “insospettabili”, non sono mai figlie del ragionamento ma di istinti e di intuizioni che riflettono, più di qualsiasi altra cosa, la nostra vera natura, i nostri gusti, le nostre inclinazioni, singolari e irripetibili.
Guai a imitare i sogni altrui, guai a offendere la propriaunicità. Allora sì che iniziamo a soffrire: quando ci allontaniamo dal nostro centro, conformandoci a stili di vita e schemi di pensiero che non ci appartengono.
Se tralasciamo di coltivare il nostro immaginario, di alimentare le nostre fantasie rischiamo di oscurare la nostra stella polare.
Date queste premesse, è facile intuire come, in psicoterapia, visioni e linguaggio figurato siano da considerare migliori di un farmaco. Del resto, ciascuno ha le proprie immagini guida, i propri sogni ad occhi aperti, le proprie reverìe.
Chiudere gli occhi e dare voce a certe immagini è il modo migliore per ritrovare la strada di casa. Buona lettura!
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