Buon anno a tutti!
Voglio raccontarvi una storia.
Una mia paziente, Ada (40 anni), è venuta a parlarmi della sua disperazione. Lei ha individuato la causa nell’abbandono da parte di suo marito, che se ne era andato con una molto più giovane di lei. Piangeva, si lamentava e continuava a raccontare di come la sua vita era stata rovinata da questo addio.
Ma voi sapete che nel modo di vedere la psicoterapia di tutti gli psicologi, psicoterapeuti e psichiatri di Riza, le cause non esistono, non hanno alcun significato. Così l’esordio del disturbo non ha alcun significato. Bisogna smetterla di dirsi: “Sto male perché lui mi ha abbandonato”. Sto male… Questo è vero: la causa non la voglio sapere.
Così chiesi ad Ada che cosa le veniva facile nella sua vita. Come tutte le persone, poiché siamo prigionieri di pensieri convenzionali, Ada non sapeva rispondere.
Proviamo a ragionare così: che rapporto potevi avere con un uomo, che stava con un’altra da 6-7 anni e non te ne sei mai accorta? Vuol dire che ti andavano bene le abitudini del rapporto, non la relazione affettiva, emotiva, sessuale con lui… Il tuo occhio era posato sulle convenzioni famigliari: i figli, la scuola, il lavoro, le cene del sabato, ecc… Sei disperata perché lui ti ha lasciato, o perché non stai seguendo più il timone e la rotta della tua navigazione?
“Cosa le viene facile?” ho ripetuto ad Ada.
“Effettivamente, mi sento in pace, senza pensieri, quando mi metto a ripulire la casa, anzi, le dirò di più. Senza accorgermene nel periodo della sofferenza mi sono messa a cambiare i mobili, a tirare giù le tende, a riporre la biancheria e a profumarla”.
Quando le cose non vanno bene non state a pensare a come risolvere i problemi e non state a pensare a cosa è accaduto ma attivate quello sguardo sognante senza pensieri che c’è soltanto nelle azioni pratiche, come pulire, riassettare, fare il pane e così via.
Il numero attualmente in edicola di Riza Psicosomatica, “Scegli di essere felice”, è il manifesto del modo che gli esperi di Riza hanno di vedere la cura di noi stessi. Abbiamo elencato le tecniche, gli esercizi, che sono fondamentali per spostare lo sguardo da quello che crediamo sia il trauma della nostra ferita, come per Ada l’abbandono.
Ada mi ha detto che, via via che entrava nello stato sognante, via via che chiudeva gli occhi e immaginava una fiaba, via via che era sempre più immersa nelle pulizie di casa, le arrivavano veri e propri attacchi di felicità.
Dobbiamo scegliere se ragionare sui dolori, che non fa che aggravarli, oppure dare spazio alle Immagini.
Ancora buon anno a tutti!