Si dà abitualmente molta importanza all'Ego, ma spesso non sappiamo bene di che cosa si tratti: scopriamo il significato psicologico dell'Ego, le caratteristiche e i limiti
La parola Ego deriva dal latino e significa letteralmente “io”, per cui rappresenta generalmente la propria persona e la coscienza di essere chi siamo. Si tratta di un termine di uso psicoanalitico: l’Ego costituisce una delle tre topiche con le quali Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi, divideva le funzioni psichiche:
Secondo questa divisione, l'Es è l'istinto, l’Ego (Io) è la dimensione cosciente e razionale della mente, mentre il Super Ego (Super Io) è l’istanza psichica che controlla il comportamento morale e i doveri. L’Ego cercherebbe di bilanciarsi costantemente fra le pressioni del Super Io e quelle dell’Es, che comprende desideri e paure inconsce.
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Sempre secondo la psicoanalisi classica, un sano bilanciamento dovrebbe poggiarsi maggiormente sui precetti del Super Ego, e quindi su regole e norme apprese. Altre teorie psicologiche, ad esempio quella proposta da Carl Gustav Jung, si discostano da questa interpretazione, preferendo parlare del Sé, ovvero della psiche totale, che comprende l'Io-coscienza e l'inconscio. Questa proposta è a nostro avviso più corretta, poiché non pone l'Ego o Io al centro della psiche, ma lo considera come facente parte di un tutto più vasto, nel quale un ruolo preponderante per il nostro funzionamento psichico è attribuito all'inconscio.
Il termine Ego coincide con una funzione psichica; detto questo, esiste una zona cerebrale espressamente dedicata a tale funzione? Alcuni ricercatori di neuroscienze credono di sì e hanno osservato una connessione fra l’attività mentale autoreferenziale e la corteccia prefrontale mediale, che si trova nella parte anteriore del lobo frontale. Esisterebbe quindi una zona del cervello che si attiva primariamente quando ci riferiamo al nostro Ego con parole e pensieri. in ogni caso, la naturale sede dell'Ego o io cosciente si trova nella neocorteccia, la zona di più recente sviluppo del cervello. Il cervello antico è invece quello che si "occupa" degli istinti e dei bisogni primari dell'uomo: non sorprende pertanto che la civiltà contemporanea spesso esalti il primo cervello (e quindi la razionalità) a discapito del secondo: per questo si parla spesso di Ipertrofia dell'Io, ovvero dell'importanza eccessiva che spesso si attribuisce a questa finzione, relegando sullo sfondo emozioni e istinti.
In ambito psicologico possiamo poi distinguere altri termini derivanti dalla parola Ego:
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In termini clinici, il disturbo più particolare che riguarda la sfera dell’Io è il disturbo narcisistico di personalità. Questa condizione psicologica è caratterizzata dall’esagerazione in positivo di ogni aspetto legato all’Ego ed è individuabile attraverso i seguenti sintomi: eccessivo senso di importanza personale, fantasie di successo, bellezza e potere, richieste di ammirazione e aspettative di vantaggi personali, incapacità di riconoscere il punto di vista altrui, elevata invidia, arroganza e presunzione. In generale, quindi, il narcisismo si caratterizza dal senso di grandiosità che la persona percepisce verso se stesso, una grandiosità che appare slegata dalle effettive qualità e meriti di una persona.
Secondo tutte le tradizioni sapienziali di oriente e occidente, uno dei problemi che impediscono l'evoluzione dell'uomo e la sua autentica realizzazione è proprio l'Ego. Quanto più gli attribuiamo importanza, tanto più ci distanziamo da quello che siamo nel profondo. Non solo: questi antichi sistemi di pensiero, in particolare il Taoismo cinese, affermano che liberarsi dall'identità, e quindi dall'Ego è la condizione essenziale per accedere all'illuminazione. Tutte le pratiche di elevazione spirituale portano a considerazioni simili: l'Ego è un fardello che rende schiavi e di cui ci si deve liberare, per comprendere che la realtà è unica e che le divisioni al suo interno, ad esempio fra Io e non/Io, sono solo illusioni e i confini sono apparenze. La cosa sorprendente è che gli sviluppi della fisica contemporanea, dedicati allo studio delle particelle subatomiche, portano a considerazioni simili: la materia è unica, dinamica e fluisce perennemente come in una danza di continui mutamenti. Anche l'Ego, che viene spesso percepito come immutabile, è dunque tutt'altro che statico: ricordarlo può essere utile per prendere le distanze da ogni atteggiamento che, rendendolo più grande o importante di quello che è, alla lunga produce solo sofferenza.