Timidezza: e se fosse una risorsa?
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Timidezza: e se fosse una risorsa?

La società ci vorrebbe tutti forti, spavaldi e sicuri e quindi la timidezza viene vissuta come un difetto; se accolta, è una marcia in più per realizzarsi…

"Ho paura ad affrontare il mondo, gli altri… Mi sento piccolo e incapace. Credo di essere un fallimento", confessa Lucio nel corso di un incontro terapeutico. Lo dice a bassa voce, come se si trattasse di qualcosa di cui vergognarsi. Grande è perciò la sua sorpresa quando ascolta la risposta dello psicoterapeuta: "Lucio, senza le tue paure saresti un automa!. E ancora: "Aver paura è una buona cosa! Se tu non avessi mai paura saresti falso, un bluff." "Guarda la paura come una compagna di viaggio: così impari a stare con te stesso." Questo è il modo di ragionare più affine alla nostra anima: i disagi svolgono una funzione importante, anche se non immediatamente visibile. I miei disagi sono veri e propri compagni di viaggio: li porto con me perché sono le guide che mi danno la mano lungo il mio percorso. Se non li accetto creo una situazione di schizofrenia, una frattura fra me e la mia natura. Si potrebbe obiettare: però se i miei disagi mi mandano in crisi che cosa devo fare? Ecco la risposta...

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Non è la timidezza a farti soffrire

"Non sono i disagi che ti mandano in crisi. Ti manda in crisi il fatto che non li accogli come parti di te. Ti rovina il modello di perfezione. Se io sono timido e voglio togliermi la timidezza, mi rovino la vita. È come se una pianta si strappasse le radici. Se invece sono timido e me ne prendo cura, la timidezza diventa una compagna di viaggio. Le fantasie, le paure, i disagi che sono dentro di te, stanno svolgendo una funzione. Tu non sai qual è, ma loro sì!". Ancora una volta sono i comuni modi di pensare a trattenere Lucio, che domanda: "Ma se le paure mi fanno star male non devo far qualcosa per star bene?".

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I disagi sfumano se diventi inconsueto

"Io devo avere cura delle paure come delle mie mani e delle mia braccia. Sono i miei bambini. Se le ascolto mi garantiscono l’accesso ai codici non razionali, quelli di cui ho bisogno. Che cosa c’è dietro la porta? Non lo so: ecco la paura. La paura allude sempre a qualcosa di sconosciuto. La paura è la porta del mistero. Di cosa abbiamo paura? Di ciò che non vediamo, del labirinto, di perderci, del numinoso, del sacro, del non consueto. Quindi ecco cosa ti insegna: Lucio è un uomo troppo consueto. Ma se avrà cura del “non consueto”, le paure se ne andranno spontaneamente. Se lui invece continuerà a combatterle, resteranno. La mente comune uccide l’anima".

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