Raffaele Morelli: Come uscire dai tormenti interiori
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Raffaele Morelli: Come uscire dai tormenti interiori

Se giri intorno a un solo pensiero, la vita si chiude in una gabbia senza speranze. Invece in te c’è sempre altro: tanti volti che non porti alla luce. Grazie a loro attivi le energie della guarigione

Anna non riesce a superare il dolore di essere stata una ragazza madre, anche se ormai sono passati 18 anni. Alessandra ha il tarlo della gravidanza che non arriva e Marianna pensa di essere solo “quella che vive per soddisfare i bisogni degli altri”.

Quando stiamo male, quando siamo in crisi, i nostri pensieri sono fissati quasi esclusivamente sul disagio. Ognuno ha il suo tarlo e ci sembra che siamo solo quello che abbiamo in testa e che ci turba: non esiste nient’altro. Tutta la mente è occupata dal tormento, dallo stesso pensiero che continua a tornare.

«C’è altro?» domando ad Anna.
«Cosa vuole che le dica?» mi risponde. «Io sono sempre la ragazza madre, lasciata incinta a vent’anni. Ce l’ho sempre in testa».
«C’è altro?».
«Ma io penso sempre a questo».

La vita cambia quando puoi dirti: «Io sono altro»; nel caso di Anna, altro dalla donna abbandonata più di 18 anni fa. Cosa vuol dire “altro”? La stessa donna che soffre, si trucca, va in bicicletta, fa l’amore, indossa vestiti che le piacciono, parla con il figlio più piccolo, va allo stadio, gioca con il gatto… Per Anna tutte le altre cose sono solo passatempi, lei si porta con sé, in ogni cosa che fa, la ragazza madre. Invece oltre al pensiero, al tarlo che ci ossessiona, c’è altro: altri personaggi, che sono altre energie del cervello che vivono insieme al sintomo.

Ne ho parlato al gruppo del giovedì al Centro Riza di Medicina Naturale: ho fatto immaginare a occhi chiusi il pensiero dominante che ciascuno aveva, poi ho elencato i “tanti altri” che ci abitano. Sentite cosa mi dice Camilla in proposito.

«Il pensiero di oggi su quanto ci sia di altro nella mia vita, oltre ai miei casini, mi ha fatto riflettere su come mi fisso su una cosa sola, trascurando il resto. Cambiare sguardo, anche se non è cambiato niente, questa sera mi fa sentire felice e serena. Domani si vedrà… di volta in volta».

Guardati come un panorama

C’è altro, c’è sempre altro che non vediamo. Rossana ha 55 anni e lei vede in primo piano, nella sua mente, «la famiglia che non mi ha mai amato». C’è altro? Quando una donna fa la mamma, quando guarda un uomo che le piace, quando cammina, quando lavora, c’è altro, ci sono sempre altre energie mentali. Vedersi sempre uguali, in balìa solo del disagio, è una vera corsa verso l’aridità e soprattutto verso la malattia.

Bisogna chiudere gli occhi e vedersi come un panorama, dall’alto, guardare contemporaneamente i tanti volti che ci abitano. Vedere l’insieme, non il particolare. Così facendo nasce lo sguardo che contempla: questa è la cura. Dentro ogni attacco di panico c’è altro…

Sentite Marianna: quando si è ricordata che c’è altro è guarita.

«Le mando questa mail per ringraziare lei e tutta la sua redazione per il lavoro meraviglioso che fate per i vostri lettori mese dopo mese. Sono sincera, fino a tre anni fa non conoscevo Riza ma poi la vita mi ha portata dove mai avrei creduto… Nel tunnel della depressione. Avevo due bambini piccoli, un lutto pesante e un sorriso sempre stampato che nascondeva tanto dolore. Vivevo una vita non mia, fatta per compiacere gli altri, per non deludere chi avevo vicino, trasformandomi giorno dopo giorno nella brutta copia di me stessa. Cucinavo, lavoravo, accudivo, cercando di migliorare quello che era già perfetto, ma non agli occhi degli altri. Io ero disordinata, sognatrice, pasticciona, con la testa perennemente tra le nuvole, suonavo cantavo, passeggiavo tra i boschi ed ero felice».

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Nessuno è una cosa sola

«Poi però tutta questa spontaneità è stata messa sotto una pressa perché le brave madri puliscono casa, preparano cibi sani e dicono no ai figli per farli crescere nelle regole. Io ho obbedito, ho smesso di cantare, ho smesso di suonare, sono diventata severa e mi sono spenta. Sono arrivati gli attacchi di panico sempre più forti e violenti. Ero sicura che sarei morta presto e che i miei figli sarebbero cresciuti senza di me».

Bisogna cambiare lo sguardo, guardare altre cose che avvengono dentro e fuori di noi. Così facendo, arrivano veri e propri miracoli. Sentite ancora Marianna.

«Un giorno, durante uno di questi attacchi, ho chiuso gli occhi e ho pensato a un momento della mia infanzia in cui mi sentivo davvero felice. Ero sopra l’albero di pesco che avevo in giardino e scrivevo racconti e poesie. Ho iniziato a ridere e a respirare di nuovo. La notte ho sognato di essere sopra quell’albero, avevo in mano un quaderno e stavo scrivendo… Al mattino, appena sveglia, ho acceso il computer e ho iniziato a scrivere. Riga dopo riga, capitolo dopo capitolo è nato “Lontana da me”, un romanzo che mi riempie di orgoglio e che mi ha fatto tornare a vivere».

Quando stai male c’è dell’altro: per Marianna c’è l’albero di pesco, un libro da scrivere; per una mia paziente, Alessandra, il miglioramento è avvenuto quando ha cominciato a travestirsi a letto: lei che non riusciva a restare incinta e che voleva fare la fecondazione assistita, dopo cinque mesi aspettava un bambino. Ha semplicemente aperto le porte ad altri personaggi, che sono energie diverse dal disagio.

Occorre ricordare: se vedo in me una sola persona, tutto si chiude in una gabbia senza speranze. Se immagino di essere altro dal disturbo, scatta la soluzione. Anna aveva in mente solo la “ragazza madre”, Marianna non sognava più e si era adeguata solo al modello della brava moglie, Alessandra si era fissata solo sulla gravidanza. Invece per tutte loro c’era altro, dentro il loro mondo.

Quando ci fissiamo su un pensiero, su un ricordo, su un malessere, stiamo sempre peggio. Se invece apriamo le porte agli altri Sé che ci abitano, si attivano le energie della guarigione. Nessuno è una sola cosa, un solo pensiero. Si tratta di essere presenti, coinvolti nelle cose che stiamo facendo: così il torto subito si allontana e il tormento svanisce.

Vuoi raccontarci la tua esperienza, i tuoi dubbi, i tuoi successi? Manda una mail a raffaele.morelli@riza.it

raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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