Desiderio: stimolo costruttivo o mancanza incolmabile?
L'aiuto pratico

Desiderio: stimolo costruttivo o mancanza incolmabile?

Il desiderio è connaturale alla natura umana ma può essere un alleato prezioso come generare frustrazione e tristezza: tutto dipende da come si vive...

La parola “desiderio” ha un'etimologia, ovvero un'origine, molto significativa: proviene dal latino "desiderium”, termine composto da "de" (che esprime mancanza o separazione) e da "sideris", stella. Nel linguaggio latino degli Àuguri, i sacerdoti romani che avevano compito di predire il futuro, comprendere il rapporto tra le cose e le verità invisibili in superficie, il termine significava: "Avvertire la mancanza delle stelle (sidera)". Fin dall'antichità dunque, questa parola sembra avere a che fare con qualcosa che non c'è e che vorremmo raggiugere o possedere. In questo senso il desiderio è ambivalente: è una forza potente che regala alla nostra vita un formidabile stimolo, ma al contempo "dona" anche la frustrazione per tutto quel che non riusciamo a ottenere. Non a caso, una cultura profonda come quella buddista ammonisce a prendere le distanze dai desideri se si vuole evitare di incontrare il dolore: il nirvana dei buddisti è atarassico, al di là del bene e del male...

Desiderio, spinta universale in ogni direzione della vita

Che cosa desideriamo, quando desideriamo? Il campo è vastissimo: in noi convivono il desiderio concreto di una persona particolare, un certo oggetto, una precisa opportunità con il desiderio universale di tranquillità, benessere, salute, ma anche, più banalmente, di una tazzina di caffè, di una pausa rigenerante o persino di assistere alla brutta figura di un collega. Anche quest'ultimo è un desiderio: nel desiderare non ci sono paletti etici. Sono gli uomini a deciderne culturalmente l’ammissibilità morale, che dunque cambia secondo la situazione o il periodo storico, ma il fatto che un desiderio sia disdicevole non impedisce certo di averlo!

Non ha a che vedere con la mente razionale

Certamente, il desiderio non è sempre "ragionevole": riguarda ciò che si può avere subito (qualcosa da mangiare, da bere), quello che si potrà forse avere domani (successo, amore, figli) ma anche ciò che non si potrà avere mai (tornare indietro nel tempo, correggere gli errori del passato), ma che ugualmente vorremmo...

Un fatto è certo: più i desideri sono raggiungibili, per quanto audaci, più la nostra vita sarà in discesa. In caso contrario non faremo che rinfocolare rabbia, amarezza, nostalgia, tristezza. Certamente, se in età matura desideriamo continuamente e cocciutamente la giovinezza perduta, non troveremo altro che dolore. Sembra banale, non lo è: basta guardarsi intorno per accorgersi ad esempio di quante persone tentino quotidianamente di "fermare" artificialmente le lancette dell'orologio. Non stiamo parlando della legittima e giusta ambizione a vivere una terza età piena e stimolante, ma del giovanilismo che spinge molti e molte a scimmiottare grottescamente la gioventù in una affannosa quanto vana rincorsa dove a trionfare sono per lo più chirurghi estetici senza troppi scrupoli...

Senza desiderio è possibile vivere?

Un'altra riflessione sul desiderio è la seguente: poiché riguarda la mancanza di qualcosa, è lecito affermare che nessuno ne sia del tutto immune. Non c'è uomo o donna che possa vantare la completezza del proprio essere, a tutti manca qualcosa: persino gli asceti desiderano, l’oggetto del loro desiderio è raggiungere Dio...
 Il desiderio è dunque un fatto naturale, non una condanna: è capace di smuovere, mobilita le nostre risorse, implica il cambiamento, l'evoluzione, uno spostamento atto ad abbandonare uno stato insoddisfacente per raggiungerne uno diverso e - si presume, più appagante. Per questo il desiderio è importante in sé, e come tale, come energia va guardato, percepito e non giudicato. Il desiderio di raggiungere qualcosa o qualcuno abbandonando magari la zona di comfort dove ci siamo nascosti è indispensabile per esplorare nuove possibilità, per maturare, per raggiungere la nostra unicità.

Il desiderio rende vivi

Si può affermare dunque che il desiderio sorga per portarci via da dove siamo, indicando un altrove dove potremmo essere più compiutamente noi stessi. Si tratta di una possibilità, non di una certezza ma che esprime una precisa legge psicologica: la stasi possiede in sé la possibilità del movimento che prima o poi, volenti o nolenti, agisce. Il disagio è stare fermi nel punto dolente: bisogna spostarsi per sentire meno male. Soprattutto, il desiderio aiuta a cambiare punto di vista: facendolo, a volte si scopre per paradosso che quel che desideriamo lo avevamo già, era lì e non lo vedevamo, cercavamo qualcosa come a tastoni nel buio ed è bastato spostare lo sguardo per trovarlo. Infine il desiderio, come l’innamoramento, non consente di tornare a essere come eravamo prima di provarlo; ci cambia "dentro", a volte senza che ce ne rendiamo conto, ci prepara ad affrontare le domande universali che sorgono ad ogni stagione della vita e ci insegna che vivere non è un mezzo ma è il fine.

TAG
DESIDERIO
Articoli collegati
    Iscriviti alla newsletter RIZA e ricevi notizie e suggerimenti per prenderti cura di te!
    Test della settimana
    Test della settimana
    Quanto sei ansioso?