Ti stufi subito di tutto? Ecco cosa fare
L'aiuto pratico

Ti stufi subito di tutto? Ecco cosa fare

Se un interesse, un amore o un’amicizia non durano mai più di qualche mese, sei vittima di un automatismo che non ti permette di goderti niente: così ne esci

In qualsiasi cosa siano impegnati, dopo un po’ mollano la presa. Può essere una storia d’amore, un progetto, un’amicizia, un cambiamento, una nuova esperienza, ma anche piccole situazioni del quotidiano: appena un discorso si fa un po’ più lungo del previsto, appena un’attesa si protrae anche di poco, appena una difficoltà li mette alla prova, qualcosa subentra a farli desistere, a lasciar perdere, a fare altro. Stiamo parlando di quelli che si stufano facilmente. Persone anche molto differenti tra loro, ma accomunate appunto da una difficoltà nel perseguire nel tempo una qualsiasi situazione. È un problema di cui, in molti casi, non si accorgono. Anzi, taluni ne fanno addirittura motivo di vanto: “io sono uno che bada al sodo: se una cosa non va, non sto lì a perdere tempo”. O, in alternativa: “Sono uno spirito libero, non riesco a fare una cosa troppo a lungo”. Peccato che quella “cosa” sia qualsiasi cosa e “a lungo” vuol dire solo il tempo necessario per portarla a compimento.

Adrenalina mancante?
Di tempo, tuttavia, ne perdono tantissimo, proprio perché questa facilità a stufarsi fa sì che intraprendano tante cose, troppe, nessuna in modo serio. Un contributo fondamentale al problema, inoltre, è dato dal fenomeno dell’assuefazione. In pratica queste persone, dopo un po’ che si trovano in una situazione o in una relazione che va bene, iniziano a “non sentirla più”. Ne percepiscono meno la presenza, il senso, il valore, e non riescono più a goderne. Provano meno interesse e, soprattutto, si emozionano meno. Vivono l’adrenalina “facile” dell’inizio, quella dell’entusiasmo nativo, ma non riescono a “rompere il fiato” alle esperienze e approdare alla capacità di emozionarsi anche per il proseguo delle esperienze stesse. È inevitabile che queste persone si sentano frustrate.

Le crisi sono naturali
Per legge di natura, qualsiasi cosa venga intrapresa o qualunque situazione si voglia mantenere, i momenti di crisi prima o poi si presentano: crisi intesa non solo come complicazione, ma anche appunto come un “sentire meno” o un annoiarsi.
E lo stesso vale per i discorsi: se si vuole approfondire qualcosa, se si vuole approdare a un altro livello, c’è un momento nel quale, se non si dà qualcosa in più, non si può andare oltre. Solo se si è davvero consapevoli di questa realtà è possibile sviluppare la tenacia necessaria per resistere a questi momenti e per non perdere ciò che si stava perseguendo.

Come reggere la frustrazione
Certo bisogna fare i conti con il fatto che, fin dall’infanzia e dall’adolescenza, il sistema nervoso di queste persone ha imparato a emozionarsi solo con l’adrenalina iniziale e non ha appreso la capacità di “penetrare gli eventi” e di emozionarsi anche nella cosiddetta normalità. Ciò, in genere, può derivare da due situazioni: nella prima la persona, fin da piccola, è stata abituata ad avere tutto e subito, senza imparare così a desiderare con intensità e ad aspettare almeno un po’, per poi liberare la gioia; nella seconda è stata sottoposta a continue iper-stimolazioni (di giochi, di esperienze e di attività motorie), così da sentire come banali i normali stimoli della vita di tutti i giorni. C’è quindi, in entrambi i casi, da “allenare” il sistema nervoso a vivere le frustrazioni momentanee e a emozionarsi per una cosa anche dopo l’inizio. 

Imparare ad andare al di là
Chi si stufa sempre, in realtà riesce raramente a essere davvero felice, perché per lui la felicità dura poco. Chi ha imparato a vivere di adrenalina facile non riesce a cambiare perché teme, più o meno inconsciamente, che nell’attesa e nell’impegno a superare la noia vi sia un vuoto insostenibile, che si vuole ad ogni costo evitare. Ebbene, bisogna sapere che spesso è necessario passare da questo vuoto. Che non è un vuoto privo di senso, bensì un vuoto “di passaggio” che prelude a un pieno inaspettato, che può fornire adrenalina in qualità e quantità ben superiore a quella iniziale. Così, se per chi già sa attendere la noia può essere l’indizio di un reale disinteresse, per chi deve ancora imparare a farlo è il segno che, in molti casi, è il momento di resistere e andare a vedere cosa c’è “al di là”. Solo così si può conoscere veramente la realtà e, di conseguenza, fare scelte più adatte alla propria natura.

Come affrontare la noia senza fuggire
Annoiarsi facilmente esprime spesso un tentativo di sfuggire al cosiddetto horror vacui, cioè la paura del vuoto, della “non adrenalina”. Ricordati però che non c’è niente di pericoloso nel “visitarlo”. Il peggio che può accadere è che la cosa in effetti non ti interessi, mentre il meglio è che tu scopra qualcosa di nuovo e di appassionante. Del resto solo quando la mente si svuota appaiono le buone idee.

Impara a “stare qui”
Non bisogna per forza sempre e soltanto fare, agire. Cerca anche situazioni (rilassamento, trattamenti corporei, meditazioni, momenti e attività riflessive) che ti facciano percepire emozioni anche nello stare. Bisogna abituare il sistema nervoso a godere non solo di “ondate di adrenalina”, ma anche di emozioni di grado e qualità diverse.

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