Accettare i nostri sentimenti è la via che fa capaci di viverli senza soffrire inutilmente: un equilibrio che si può raggiungere con una tecnica semplice
Ci scrive un lettore di Riza Psicosmatica: "Da qualche tempo mi accorgo di essere spesso mono molto nervoso, di irritarmi e stare male per cose che poi mi accorgo non essere così importanti. Allora mi do dello stupido e mi irrito ancora di più. Non mi sembra di rientrare nella categoria a cui si può suggerire di fare cose tipo bolle di sapone, o mandala di sabbia. Cosa potrei fare allora? Forse i cerchi nell’acqua?». Il nostro amico forse voleva provocarci un po': spesso su Riza Psicosomatica (e su questo sito) vengono proposti giochi o esercizi in apparenza poco significativi che al contrario conservano un senso profondo. Per questo la sua idea non è così strana come sembra. Gettare un sasso nell’acqua e “incantarsi” a osservare i cerchi che si vanno formando e progressivamente allontanando sino a scomparire, può essere un gioco utile in molte situazioni.
Concentrarsi sino all’incantamento su un evento può costituire una tecnica efficace con la quale tenere a freno la mente, quando la sua natura ballerina si manifesta in maniera eccessiva e incontrollata, sino a farci provare disagio. Il fatto di “gettare” un sasso e di concentrarsi a osservare quanto avviene costituisce già, di per sé, una “presa di distanza” da quanto sta avvenendo. Il gesto di “lanciare” il sasso mi rende consapevole che Io non sono il sasso (l’emozione sgradita) e che questo non è o non è più dentro di me. Il sasso - emozione, con l’essere stato lanciato si trova lì, di fronte a me che osservo, anche fisicamente distaccato. Si tratta di un gesto, un’azione che, sul piano della fisicità corporea, è analoga a quanto lo psichiatra Roberto Assaggioli, nelle sue tecniche psicosintetiche, aveva nominato come “disidentificazione”.
Invece di definire il proprio modo di sentirsi dicendo, ad esempio: "Io sono nervoso o arrabbiato o infelice o triste…", identificandoci nell’emozione provata, ci si può staccare (disidentificare) dalla stessa. Così si diviene consapevoli che l’emozione è un evento comunque passeggero che prima c’era, e tra un po’ di tempo non ci sarà più, mentre Io c’ero prima, ci sarò dopo, ma ci sono soprattutto in questo momento. È però doverosa una precisazione per chi volesse “giocare” sia a “disidentificarsi” che a fare i “cerchi nell’acqua”: quella di non opporsi all’emozione provata ma di arrendersi ad essa, lasciandosi invadere in maniera totale.
Le frasi giuste da dirsi
Quando provi una emozione che ti fa soffrire:
L’esercizio: un sasso nello stagno delle emozioni
Una tecnica che ci può aiutare a elaborare positivamente gli stati interiori che ci turbano.