Ci sono eventi negativi che restano dentro di noi e, se li nutriamo della nostra attenzione, ci fanno soffrire. Sono lacci esistenziali da spezzare: per prevenire la depressione e rinnovarsi.
Esistono eventi negativi, spesso chiamati traumi che ci hanno segnato tanto fortemente da inquinare ancora oggi, a distanza di anni, la nostra vita. Non parliamo solo dei lutti, ma anche di separazioni, licenziamenti, difficoltà finanziarie, malattie, incidenti, spaventi, insuccessi e via dicendo. Eventi che, invece di essere elaborati psicologicamente da chi li viveva e in seguito superati, sono stati fissati nella loro drammaticità e trasformati nel "Grande Trauma", una sorta di sacro totem della sofferenza di cui tutti, sia chi l'ha vissuto in prima persona sia chi ne ha subito indirettamente gli effetti, devono tener conto. Esistono famiglie in cui si vive ancora oggi un lutto avvenuto 30 o 40 anni prima: ad esempio i figli sentono che il dolore della mamma o del papà per un loro genitore prematuramente scomparso è ancora vivo; casi in cui una grave malattia di uno, seppur superata, tiene tutti i familiari in uno stato di allerta da molti anni, senza un reale motivo; oppure c'è un segreto, qualcosa "di grosso" avvenuto tanti anni prima (tradimenti, rotture parentali, guai con la giustizia), di cui non si può parlare ma di cui tutti sentono l'inquietante presenza.
In questo modo la vita di una famiglia rimane bloccata dall'evento-trauma, a cui si fa sempre riferimento e che pare insuperabile. Ogni membro sembra dover pagare un prezzo per quanto accaduto: ad esempio un figlio non riesce a concedersi ciò che i genitori non hanno avuto perché gli sembra di far loro un torto; un altro non si sente libero di essere felice per non "tradire" la sofferenza degli altri familiari; un genitore si sente in colpa per qualcosa che forse non ha commesso; un parente viene incolpato di non avere rispetto per questo sacro evento. Ma è soprattutto l'atmosfera generale che si respira in famiglia ad avere un potere depressivo: la continua rievocazione (esplicita oppure soltanto sottintesa) del Grande Trauma impedisce il libero fluire sia delle esistenze individuali sia delle relazioni, e getta una senso di cupezza e di fatalità anche sui progetti sentiti come più autentici da ognuno. Uscire da questa morsa di pessimismo e di generale autocommiserazione è indispensabile per prevenire assurde depressioni e ampliare i propri orizzonti.